PALUDE
Ristagno d'acqua che può formarsi dove il suolo è pianeggiante e un po' depresso rispetto alle regioni vicine, o semplicemente dove la sua pendenza è troppo piccola per consentire un normale deflusso delle acque. Le paludi (i "paduli" è la voce viva in Toscana) hanno acqua poco profonda distesa su una superficie non troppo ristretta, e ingombra in gran parte da vegetazione emergente; si trovano qua e là anche spazî liberi da vegetazione, detti chiari o stagni. Le paludi disseccano parzialmente nei mesi meno piovosi, ma non mancano nemmeno nelle regioni a clima arido, dove sono frequenti le depressioni del suolo. Le acque sono fornite, più ancora che dalle precipitazioni meteoriche, da corsi d'acqua, o da vere sorgenti, o direttamente dalla falda acquifera sotterranea dove essa venga ad affiorare alla superficie.
Le paludi, frequenti in tutte le regioni di pianura allo stato naturale, si formano per le seguenti cause principali: abbassamento del suolo per assestamento delle alluvioni o, più raramente, per movimento tettonico; sbarramento di un'area a debole pendenza (pianura, valle alluvionata) per il deposito di alluvioni fluviali o di cordoni litorali o di dune. Ad esempio, è frequente il caso d'un fiume che costringe gli affluenti a impaludare perché deposita presso le sue sponde maggior copia di alluvioni. V. anche acqua: Acque stagnanti.
È noto che le paludi costituiscono un ambiente tra i più sfavorevoli all'uomo, anche per la malaria di cui sono spesso fomite; ma è pure noto come l'attività umana possa - facilmente dal punto di vista tecnico - redimere a proprio vantaggio le zone paludose (v. bonifica).