PALMETTA
. Elemento decorativo d'ispirazione vegetale e di remotissime origini, assai diffuso nelle più antiche arti orientali, nell'arte cretese-micenea e nell'arte greca ed etrusca; paragonabile alla raggiera delle dita di una mano, aperte a ventaglio. La palmetta si compone di un numero dispari di lobi o petali, da un minimo di tre a un massimo di quindici, disposti a ventaglio, avente per base uno stelo, un bottone e una doppia voluta. La palmetta può essere chiusa in sé, come può essere inserita in tutto un sistema di volute e di altre palmette.
Per la sua aderenza al mondo vegetale, di cui pare un simbolo stilizzato, la palmetta è un elemento di carattere squisitamente pittorico. Essa ha tuttavia larga applicazione nell'architettura greca, in grazia della policromia onde questa si compiace, nelle parti alte degli edifici, alla base dei capitelli e lungo le cornici, sime e grondaie di pietra, marmo e terracotta. La palmetta viene tolta come elemento base, talora come elemento esclusivo, in composizioni decorative anche a pieno rilievo, come gli acroterî di coronamento dei frontoni. Le classiche "antefisse", collocate frequentemente lungo il cornicione di un edificio come elementi terminali delle file degli embrici, si adornano spesso di semplici palmette: oppure di motivi figurati, come maschere di divinità, racchiusi dentro una cornice di petali di palmetta, come dentro un'aureola. Nella decorazione fittile in genere del tempio etrusco, dove i fascioni di lastre di terracotta, stampate e colorate, accentuavano tutte le membrature più importanti dell'edificio, la palmetta, diritta o rovescia, semplice o intrecciata a volute, costituisce il motivo ornamentale d'obbligo (vedi acroterio; antefissa; antepagmenta).
Lo sviluppo della palmetta nell'architettura greca non va però oltre la metà circa del secolo IV a. C., essendo definitivamente arrestato dallo sviluppo rigoglioso di quello che si chiama lo stile corinzio, esuberante di elementi decorativi, mentre la palmetta è tipica per la semplicità e schematicità dei suoi elementi. Nelle tarde stele attiche, dove la palmetta è applicata non di rado come coronamento o acroterio, l'aspetto originario è alterato dall'influsso del nuovo stile corinzio.
La palmetta accompagna dal principio alla fine lo sviluppo della ceramica greca dipinta, e specialmente della ceramica attica, nonché della ceramica italiota, etrusca e falisca. Fregi orizzontali a palmette servono a racchiudere il campo figurato nei vasi attici di maggiori dimensioni, mentre nelle kylikes palmette, fantasiosamente combinate con motivi di volute o caulicoli, riempiono di solito il campo interno alle anse, ripartendo in campi distinti la superficie figurata. Ricchi sistemi di palmette servono di esclusiva decorazione del fondo di coppe a vernice nera di fabbricazione greca o italiota dei secoli III-II a. C.
Il motivo ornamentale della palmetta vanta un'assai larga rappresentanza anche nella toreutica e nelle opere di oreficeria: nei bronzi incisi etruschi (specchi e ciste), come nelle argenterie di grande lusso, che da Atene venivano smerciate nel sec. IV a. C. nella Russia meridionale, lungo le rive del Mar Nero. Così la palmetta è rappresentata nelle più lussuose argenterie ellenistico-romane (come la coppa di Atena a Hildesheim), nei bronzi romano-pompeiani e negli stucchi a rilievi, bianchi e policromi, del sec. I e II d. C.
Nell'arte medievale e moderna la palmetta è nata come elemento decorativo di pura derivazione classica.
Bibl.: M. Schede, Antike Traubleisten-Ornamente, Strasburgo 1909; H. moebius, Die Ornamente der griechischen Grabstelen, Vienna 1929; p. Jacobsthal, Ornamente der griech. Vasen, Berlino 1927; V. Macchioro, I vasi di Armento in Lucania, in Jahrb. d. Arch. Instituts, 1912, p. 309 segg.; P. Ducati, Storia della ceram. greca, Firenze 1922; Corpus vasorum antiq., passim.