GRASSO, Palmerio
Non si conosce la data di nascita di questo scultore e intagliatore, figlio di Cola, originario di Rivisondoli (Romito, 1988, p. 148) e attivo in Abruzzo nella prima metà del XVII secolo.
Decisiva per la formazione del G. si rivela quella tradizione di "artigianato artistico" che dal XVI secolo produsse a Pescocostanzo abili intagliatori, marmorari e scultori, quali Falconio Falconio, Bernardino D'Alessandro, Francesco Ricciardelli, Ferdinando Mosca: versatili artefici la cui padronanza tecnica raggiunse notevoli livelli nel corso del XVII e XVIII secolo, anche sotto la spinta innovatrice di Cosimo Fanzago, presente a Pescocostanzo tra il 1626 e il 1630 (Casale, Fervore…, p. 122).
La prima opera datata del G. è un altare in pietra, nella chiesa di S. Nicola a Pescocostanzo (oggi sconsacrata), eseguito tra il 1624 e il 1631, in collaborazione con i maestri lapicidi Leonardo Grillo e Bernardino Cacchione entrambi di Pescocostanzo (Sabatini, 1931-32). Il ruolo assunto dal G. riguardò probabilmente, come risulta dal contratto, il disegno dell'insieme - una mensa addossata alla parete con paliotto e timpano poggiante su due colonne - e la parte più propriamente ornamentale.
Destinato nel 1624 alla chiesa di S. Maria del Colle di Pescocostanzo, l'altare, in seguito a un contenzioso sorto tra le famiglie comproprietarie, fu eretto nel 1631 (data che si legge ai piedi dei due putti telamoni che fiancheggiano l'edicola cuspidale) su committenza della famiglia De Matteis nella chiesa di S. Nicola.
Il G. riesce a fondere in un'equilibrata struttura architettonica di matrice classica, nuovi ed elaborati motivi decorativi barocchi ispirati alla lezione di Cosimo Fanzago; si tratta, in particolare, dei motivi presenti all'esterno del convento di S. Scolastica (per esempio, il timpano spezzato) costruito, in questi stessi anni, accanto alla chiesa di S. Nicola su disegno di Fanzago (Romito, 1988, p. 148).
Nel giugno del 1639 il G. ricevette la somma di 25 ducati in pagamento per una delle due piccole fontane per l'acqua santa poste nella chiesa della Confraternita del Suffragio dei morti a Pescocostanzo (Sabatini, 1995, p. 447).
La forma delle due acquasantiere - una vasca ovale sorretta da un teschio - rimanda direttamente a modelli fanzaghiani, in particolare alla coppia di acquasantiere sostenute da aquile di bronzo della collegiata di Pescocostanzo e ai teschi che decorano il piccolo cimitero della certosa di S. Martino a Napoli; il G. si differenzia tuttavia da tali modelli per la semplicità dello schema compositivo, sobrio e lineare.
La stessa Confraternita incaricò il G., tra il 1646 e il 1649, di costruire l'altare maggiore in legno; al lavoro partecipò anche il figlio (menzionato nei documenti senza nome: Sabatini, 1931, pp. 13, 20 s.). Rimasto incompiuto, i confratelli decisero, nel 1716, di farlo "accomodare e perfezionare" dallo scultore Ferdinando Mosca (ibid., p. 20 n. 1). Spetta al G. l'esecuzione, in data imprecisata, di un altro altare in legno, collocato originariamente in S. Maria della Fonte a Rivisondoli e attualmente nella chiesa di S. Nicola.
Lo schema architettonico risulta identico in entrambe le opere, così come l'impiego delle colonne tortili vitinee che rivela l'avvenuto contatto dell'artista con l'arte del Seicento romano; in particolare, la diffusione in Abruzzo della caratteristica colonna berniniana, si deve proprio allo stesso G. (Romito, 1988, p. 154).
Collocabili intorno al 1650 sono un'acquasantiera e la cornice lignea posta intorno al bassorilievo cinquecentesco in pietra raffigurante la Madonna della Portella posto sull'altare del santuario di S. Maria della Portella, romitorio dell'antica "via degli Abruzzi" (altopiano delle Cinquemiglia, presso Rivisondoli).
La morbidezza plastica della grande vasca rotonda conferma il personale modo del G. di intendere i suggerimenti fanzaghiani. Più fastoso è l'ornamento ligneo, impreziosito da due cherubini con le ali spiegate, al di sopra e al di sotto dell'immagine scolpita; due festoni di fiori e di frutti pendono dalla testa dell'angelo posto nella parte inferiore; mentre in verticale si dispiegano larghi fregi a spirale.
Tra i lavori non datati assegnati alla mano del G. si ricorda il coro della chiesa di S. Eustachio a Campo di Giove. Il complesso ligneo, attribuito a un "tal Pecorari di Rivisondoli" e a Paolo Balcone (Piccirilli), è stato ricondotto da Sabatini (1931, p. 14), per riscontri stilistici con le opere certe, alla produzione del G., ipotesi confermata da Romito (1990, p. 28).
Al G. sono stati attribuiti da Casale (Il valore…; Fervore…, pp. 129, 197) altri lavori in Pescocostanzo: l'altare della Madonna del Colle e la coppia d'acquasantiere (su progetto di Fanzago) nella collegiata; un'acquasantiera nella chiesa di S. Nicola e le grandi mensole dello sporto di gronda, a forma di drago, del convento di S. Scolastica.
Il G. morì di peste a Rivisondoli alla fine del 1656 (Sabatini, 1931, p. 14).
Fonti e Bibl.: P. Piccirilli, Opere d'arte in Campo di Giove, in L'Arte, VI (1903), pp. 212 s.; G. Sabatini, Per la Confraternita o Congregazione laicale di S. M. del Suffragio dei Morti di Pescocostanzo, Sulmona 1931, pp. 12 s., 14 s., 19, 21; Id., Culto di s. Antonio di Padova e memorie dell'Ordine dei conventuali di Pescocostanzo, in Boll. della Deputazione di storia patria degli Abruzzi, XXII-XXIII (1931-32), 2, pp. 208-216; Id., La regione degli altopiani maggiori d'Abruzzo. Storia di Roccaraso e Pescocostanzo, Genova 1960, p. 160; V. Orsini, Campo di Giove dai primitivi alla seggiovia, L'Aquila 1970, p. 187; G. Cantone, Opere fanzaghiane a Pescocostanzo, in Atti del XIX Congresso internazionale di storia dell'architettura,L'Aquila… 1975, II, L'Aquila 1980, pp. 341 s.; M. Romito, Barocco fanzaghiano a Pescocostanzo; un altare ritrovato e lo scultore P. G., in Opus, I (1988), pp. 145-154; Id., Il santuario romitorio di S. Maria della Portella, Rivisondoli 1990, pp. 27 s., 30 s.; E. Mattiocco, Ferdinando Mosca e altri magistri lombardi e pescolani nella chiesa di S. Anna di Rivisondoli, in Boll. della Deputazione di storia patria degli Abruzzi, LXXXI (1991), pp. 39, 51; Id., Le antiche "pretare" di Pescocostanzo e dintorni, in Cosimo Fanzago e il marmo commesso per Abruzzo e Campania nell'età barocca. Atti del Convegno, Pescocostanzo-Sulmona… 1992, L'Aquila 1995, pp. 190, 290; V. Casale, Il valore del passato. Cosimo Fanzago a Pescocostanzo, i maestri del marmo, il restauro di tre altari, in Boll. della Deputazione di storia patria degli Abruzzi, LXXXII (1992), p. 14 n. 6; Id., Fervore d'invenzioni e varietà di tecniche nell'età barocca, in Pescocostanzo città d'arte sugli Appennini, a cura di F. Sabatini, Pescara 1992, pp. 122, 129, 196 s., 201; G. Sabatini, Scritti editi e inediti, a cura di E. Mattiocco - F. Rubeis, III, L'Aquila 1995, pp. 411, 430, 441, 447, 545; R. Magli, Rivisondoli, Sulmona 1998, pp. 129 s.,134 s.