PALMANOVA (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Udine, 18 km. da questa città e 26 m. s. m., sorta nell'ultimo decennio del sec. XVI a difesa del confine orientale della repubblica veneta e costruita con perfetta regolarità in modo da essere la città a pianta più bella che abbia l'Italia. Bastioni, casamatte, cortine, lunette, depositi, caserme, tutto è disposto in modo da formare un poligono regolare con 18 lati ad angoli sporgenti e rientranti, simile a una stella a nove punte, corrispondenti ad altrettanti baluardi (intitolati a Grimani, Savorgnan, Foscarini, Villachiara, Contarini, Garzoni, Monte, Donato, Barbaro). Al centro della stella è la piazza Vittorio Emanuele, di pianta esagonale, dalla metà dei lati della quale partono 6 strade di cui le tre principali conducono alle porte Udine, Cividale e Aquileia (detta anche Marittima), opere di Vincenzo Scamozzi. Nella piazza domina il duomo (1615-1637), attribuito allo Scamozzi, con facciata ripartita in due ordini di semicolonne e terminante a timpano. Fra le opere d'arte che contiene è da segnalare la pala dell'altare di S. Barbara di Pietro Varotari (il Padovanino), del 1641. Al centro della piazza si erge un alto pilo per lo stendardo; ai margini, sono le statue dei provveditori della repubblica, tutte opere del Seicento.
Il comune si estende su 13,11 kmq. (di cui 9,5 occupati da fertili campi) e gli abitanti (che erano 4479 nel 1881) sono ora 6504, per cinque sesti a Palmanova.
Questa ha ormai scarsissima importanza militare. Vi si tengono fiere di bestiame e vi si lavora la seta.
V. città, X, Piante di città, n. 18.
Storia. - La città-fortezza di Palmanova venne creata dalla repubblica veneta allo scopo di fronteggiare la minaccia d'incursioni turche e di espansione territoriale degli arciduchi d'Austria, attraverso la bassa pianura friulana. La necessità di questo propugnacolo s'impose specialmente dopo la perdita, da parte di Venezia, della fortezza di Gradisca, che prima aveva questa funzione difensiva. Già intorno al 1566 il senatore Iacopo Foscarini s'era fatto sostenitore d'una fortificazione permanente nella pianura friulana; ma tale progetto si realizzò solo nel 1593 (settembre), quando il senato veneziano deliberò l'erezione della fortezza affidando l'esecuzione del piano a cinque senatori, col titolo di provveditori generali; Marcantonio Barbaro, Iacopo e Zaccaria Contarini, Marino Grimani, Leonardo Donà. Il disegno delle fortificazioni è dovuto, in massima parte, ai conti Marcantonio Martinengo di Villachiara e Giulio Savorgnan. Fu prescelto definitivamente il sito, già precedentemente designato, fra Palmada, Ronchis, San Lorenzo e Sottoselva. Posta la prima pietra il 7 ottobre, XXII anniversario di Lepanto, i lavori vennero condotti innanzi celermente, tanto che alla fine del 1593 la fortezza si poteva dire avviata a compimento, almeno nella parte centrale. Le opere di completamento durarono ancora qualche anno, ma, ai primi del'600, Palmanova poteva essere considerata già come la più importante piazzaforte della terraferma veneta.
Venezia non cessò mai dall'apportare miglioramenti e completamenti alla fortificazione di Palmanova per metterla in rapporto alle mutate esigenze delle fortificazioni terrestri permanenti. La piazza era retta da un provveditore generale. Militarmente non ebbe storia notevole, e seguì tutte le vicende della terraferma veneta. Nel 1807 fu rafforzata da Napoleone. Nella campagna franco-austriaca del 1809, fu assediata dagli Austriaci e liberata dai Francesi; nell'aprile 1848 anche Palmanova, con l'aiuto degl'insorti udinesi, cacciava il presidio austriaco, ma alla fine di giugno veniva ripresa per assedio dalle armi asburgiche. Il 14 ottobre 1866 vi entravano i granatieri italiani. Completamente svalutata come fortezza durante la dominazione austriaca nel Veneto, perché la sua iniziale funzione di sbarramento verso il grande varco orientale era venuta meno, Palmanova non ebbe più importanza. Nel 1883 l'Austria impose il disarmo completo di Palmanova alla quale un decreto toglieva l'appellativo di piazzaforte. Danneggiata durante la guerra mondiale dall'incendio dei magazzini militari (ottobre 1917) e quindi riparata, Palmanova resta oggi come singolare monumento d'architettura militare, e come esempio notevole di piano urbanistico, concepito ed eseguito integralmente alla fine del '500.
Bibl.: Palmanova e il suo distretto, Udine 1869; L. Rosenfeld, Palmanova, udine 1888; L. Donà, Viaggio nella patria del Friuli nel 1593 (per l'erezione della fortezza di Palma), Portogruaro 1864 (nozze Cigolotti-Bonamico; con note ed illustraz. di Nicolò Barozzi; il numero unico delle Pagine friulane (Idine) per il III centenario della fondazione di Palmanova (1893); V. Marchesi, Una celebre fortezza friulana (in Memorie storiche forogiuliesi), G. Maier, Le medaglie della fortezza di Palma, nella Rivista di Venezia, 1931, p. 139 segg.; per le vicende del 1848 v. specialmente C. Fabris, Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849, II, 1, Torino 1898, e i Commemoriali di G. B. Cavedalis (con introduzione e note di Vincenzo Marchesi), Udine 1928-29, voll. 2 (a cura dell'Accademia di Udine); vedi inoltre la bibl. generale sotto la voce friuli.