PALMA
. Si indica con il nome di Palme (lat. scient. Palmae) una famiglia di piante monocotiledoni e le singole numerose specie a essa appartenenti, le quali vengono distinte con speciali termini aggiuntivi: palma da datteri o dattilifera, palma da scope o di S. Pietro Martire, palma da olio, palma da sagu, ecc.
Le Palme hanno i fiori generalmente diclini per aborto, con perianzio erbaceo e semipetaloide, raramente zigomorfi; i pezzi esterni del perianzio sono più piccoli degl'interni. Gli stami tipicamente 6, più di rado 3, frequentemente sono da 9 a molti, liberi o saldati. Il pistillo consta di 3 carpelli liberi o più spesso saldati, e allora si ha un ovario 3-1 loculare, talora con un solo ovulo. Il frutto è una bacca o una drupa: nel seme l'albume è abbondante, talvolta oleifero, spesso di consistenza del corno o dell'avorio, l'embrione è piccolo, laterale. Sono piante arborescenti o arboree raramente ramificate; talvolta presentano internodi allungati e sono rampicanti: per lo più hanno un ciuffo di foglie terminali e l'infiorescenza raramente è terminale; spesso ve ne sono parecchie ascellari, circondate da spate più o meno sviluppate. Le foglie sono o pennato-partite o palmato-lobate o palmato-partite e in corrispondenza dei lobi con ripiegature longitudinali a costole dirette in alto oppure in basso e piccioli spesso spinescenti o spinosi sui margini.
Questa famiglia comprende 1200 specie, attualmente viventi nelle regioni calde e tropicali. Si trovano forme fossili (tronchi silicizzati, impronte, ecc.) nel Terziario.
Si divide nelle 6 sottofamiglie seguenti:
Sottofam. I Corifoidee. - Pistillo con tre carpelli liberi o uniti; frutto a bacca; foglie imparipennate o palmate, lobi con la costola verso la pagina inferiore; fiori posti sulla superficie dei rami dello spadice.
Tribù I Fenicee. Fiori diclini dioici; spadice con spata completa avvolgente tutta l'infiorescenza; foglie pennate. Unico genere: Phoenix (v. dattero).
Tribù II Sabalee. Fiori monoclini o diclini, monoici o dioici; spata incompleta formata di molte guaine o brattee; foglie palmate. Chamaerops humilis (v. sotto: Palma di S. Pietro); Trachycarpus excelsa (China); Rhapis flabelliformis (Giappone); Washingtonia filifera e robusta (California); Sabal (7, Stati Uniti); Corypha; Livistona (14, Indo-Malesia); Copernicia; Brahea.
Sottofam. II Borassoidee. - Fiori diclini dioici, gli staminiferi affondati in escavazioni dei rami dello spadice, il quale è cinto da spate incomplete; foglie a ventaglio, con picciolo prolungato nella lamina a formare una breve rachide, lobi con la costola verso la pagina inferiore; frutti drupe monosperme. Hyphaene (v. corozo; le specie sono comunemente dette palma dum); Latania; Borassus; Lodoicea.
Sottofam. III Lepidocardioidee. - Fiori diclini o monoclini non affondati nell'asse dell'infiorescenza; spadici con spata incompleta o completa; carpelli 3 saldati insieme e coperti di squame riflesse; frutti con squame embriciate, strettamente aderenti tra loro; foglie pennate o palmate, con lobi muniti di costola nella pagina superiore.
Tribù I Mauriziee. Foglie palmate; fiori dioici dimorfi, gli staminiferi numerosi in glomeruli o su brevi rami iuliformi, i pistilliferi grossi su rami pauciflori. Mauritia; Lepidocaryum.
Tribù II Metroxilee. Foglie paripennate; fiori poligamo-dioici o diclini, dioici o monoici.
Sottotribù 1 Rafiine. Ovario completamente triloculare. Raphia.
Sottotribù 2 Calamine. Ovario incompletamente triloculare. Metroxylon; Calamus (v. canna d'india).
Sottofam. IV Ceroxiloidee. - Fiori diclini, monoici o dioici, talora affondati nei rami dello spadice, con spate incomplete; carpelli 3 saldati insieme, non squamosi, ovario 3- o 1-loculare; foglie pennate, lobi con costola sulla pagina inferiore o sulla superiore.
Tribù I Arecee. Frutto a bacca formata di 1-3 carpelli, concresciuti o liberi, per lo più monosperma.
Sottotribù 1 Cariotine. Foglie imparipennate con lobi dentati alla sommità, con costola nella pagina inferiore; bacca con 1-3 semi, e residui stimmatici apicali. Caryota (v. cariota); Arenga.
Sottotribù 2 Geonomine. Foglie paripennate con lobi non dentati alla sommità e costola nella pagina superiore; bacca con residui stimmatici basali; fiori collocati in escavazioni dei rami dello spadice. Manicaria (Amazonia e America centrale); Leopoldina (Brasile), L. piassaba dà le fibre di piassava; Geonoma (100, Brasile e America Centrale, alcune coltivate).
Sottotribù 3 Iriartine. Foglie pari- o imparipennate, lobi con costola nella pagina superiore; bacca con resti stimmatici apicali o basali; tepali imbricati. Ceroxylon.
Sottotribù 4 Moreniine. Foglie generalmente paripennate, lobi con costola infera; fiori zigomorfi, i pistilliferi con tepali valvati; bacca con residui stimmatici per lo più basali. Chamaedorea; Morenia (Colombia e Perù); Chrysalidocarpus (Isole Mascarene e Madagascar; spesso coltivate).
Sottotribù 5 Arecine. Foglie imparipennate, lobi con costole infere; carpelli 3 saldati insieme; bacca o drupa con endocarpo sottile, monosperma, con residui stimmatici apicali. Comprende 45 generi di tutte le regioni tropicali esclusa l'Africa. Oreodoxa (6, Brasile e America Centrale), O. oleracea, palma cavolo delle Antille; Roystonea regia, palma reale delle Antille; Howea; Areca; Ptychosperma, Verschaffeltia e Phoenicophorium delle Isole Seicelle, spesso coltivate nei tepidarî; Euterpe (10, Brasile) alimentari; Oenocarpus (8, Colombia, Amazonia), le bacche dànno olio; Kentia; Pinanga (40, Malesia), ecc.
Tribù II Cocoee. Frutto a drupa con endocarpo spesso e duro, per lo più monospermo, raramente con 2 0 3 semi e munito di pori germinativi in corrispondenza dei semi; seme aderente all'endocarpo; lobi delle foglie con costola supera.
Sottotribù 1 Eleidine. Fiori infossati nei rami dello spadice; endocarpo con pori germinativi posti alla sommità. Elaeis (v. sotto: Palma da olio).
Sottotribù 2 Attaleine. Fiori superficiali sui rami dello spadice; endocarpo con pori germinativi alla base o sotto la metà: Attalea (25, America tropicale), A. funifera dà fibre di piassava, A. Cohune del Honduras con l'endocarpo dà materia da tornio (Cocos lapidea), Cocos (v. cocco); Arecastrum; Butia; Glaziova; Syagrus spesso coltivati in piena aria; Jubaea.
Sottotribù 3 Bactridine. Fiori superficiali sui rami dello spadice; pori germinativi a metà o alla sommità. Astrocaryum (Brasile-Messico), alcune specie contengono olio nei frutti; Bactris.
Sottofam. V Fitelefantoidee. - Piante acauli o nane, dioiche; perianzio mancante o rudimentale; frutti in sincarpi globosi pluriloculari; foglie imparipennate con lobi a costola infera (v. corozo).
Sottofam. VI Nipoidee. - Piante monoiche, striscianti o acauli; fiori staminiferi con perianzio valvato o quasi, con 3 stami saldati insieme, i pistilliferi nudi in capolini globosi. Frutti agglomerati, non formanti sincarpi, monospermi. Foglie imparipennate. Nipa fruticans (Indo-Malesia): dalle ceneri delle foglie si estrae sale e dalle infiorescenze si ottiene un liquido zuccherino fermentabile.
Palma da datteri. - Fino dai tempi più antichi questa palma era conosciuta nella Mesopotamia ed è ricordata in numerose ricette cuneiformi come pure il vino di palma che entrava come costituente di molti medicamenti. È rappresentata fra le più antiche figurazioni di piante dei pittori babilonesi, spesso insieme con la vite. Strabone dice che la palma da datteri forniva ai Babilonesi pane, pietanza, vino, aceto, miele e farina, che le foglie servivano per intreccio e i noccioli arrostiti come carbone per fucina. Nelle pitture egiziane la palma è rappresentata fin dal III millennio a. C.: essa fu coltivata fino dai tempi della X-XI dinastia (2400-2200 a. C.). Nel "papiro Ebers" si ricordano come rimedî: i datteri, il loro miele e il vino di palma. I datteri e il loro miele erano in antico uso presso gli Ebrei. Già oltre 1000 anni a. C. la palma era coltivata nelle isole greche e nel 700 a. C. si trova in Attica e a Corinto; in Italia la sua presenza è certa nel 291 a. C. Teofrasto descrive il modo di impollinarla artificialmente e parla della sua produttività; Erodoto parla del vino di palma e anche Senofonte nell'Anabasi parla dei datteri. Plinio il Vecchio distingue nove qualità di datteri.
La palma da datteri è una pianta veramente preziosa nell'economia delle popolazioni dell'Africa settentrionale, dell'Arabia, della Mesopotamia e di alcune regioni della Persia: essa fornisce cibo con i suoi frutti; stuoie, coperture, corde con le sue foglie; dal germoglio inciso si ricava un liquido zuccherino che fermentando produce il laghbi o vino di palma, bevanda permessa ai musulmani. Con questo vino si prepara anche un aceto e un'acquavite di palma e finalmente i datteri di cattiva qualità si utilizzano per la fabbricazione dell'alcool.
Bibl.: C.-F. P. de Martius, Historia naturalis palmarum, Lipsia 1823-50, voll. 3, con 245 tavv. col.; O. Drude, in Martius, Flora Brasiliensis, III, ii (1882), pp. 251-584, in-fol.; J. Barbosa-Rodriguez, Sertum Palmarum Brasiliensium, Bruxelles 1903, con 174 tavv.; per i numerosi lavori di O. Beccari sulle palme, v. E. Chiovenda, in Nuovo giorn. botan. ital., n. s., XXVIII (1921), pp. 26-35.
Palma di san pietro o Palma nana. - È la Chamaerops humilis L., sola specie della famiglia Palme spontanea in Europa. Cresce lungo le coste del Mediterraneo occidentale: nell'Africa boreale da Tripoli al Marocco, in Sicilia, in Sardegna, in Toscana, nel Napoletano, al M. Circeo (nel passato si spingeva fino alla Liguria e al Nizzardo), nella Penisola Iberica. Generalmente si presenta in forma subacaule cespugliosa, costituendo talora estese formazioni compatte; ma esemplari spontanei in condizioni favorevoli o coltivati possono formare uno stipite di più metri d'altezza. Ha foglie palmate semiorbicolari, profondamente divise in 10-20 lacinie, con picciolo depresso-ancipite, munito ai margini di spine rivolte in su; spadice densamente ramoso a pannocchia, ravvolto da 2-4 spate coriacee, oblunghe, compresse; fiori poligamodioici con perigonio doppio, stami 6, gineceo apocarpo con 3 carpelli; drupe 3, o per aborto 1-2, globoseovate, lunghe 1-2 cm., giallo-rossicce, polpose e fibrose, contenenti un seme ad albume corneo. Ne sono state distinte più varietà, dalla grandezza e dalla forma dei frutti.
Se ne raccolgono attivamente le foglie per farne corde, granate, corbe, cappelli e altri lavori d'intreccio, tra cui notevolissimi quelli di Castelsardo in provincia di Sassari, che sono oggetto di larga esportazione; sfibrandole, se ne fabbrica il cosiddetto crine vegetale (v. crine). I germogli teneri sono eduli. Si coltiva anche come pianta d'ornamento, in piena terra nei giardini o in vaso per decorazione d'interni.
Palma da olio (fr. palmier à huile; sp. palma de aceite; ted. Ölpalme; ingl. oil palm). - Varie piante della famiglia Palme forniscono sostanze grasse dalla polpa dei loro frutti o dai semi, ma la più importante, la palma da olio propriamente detta, è la Elaeis guineensis Jacq.
Ha tronco indiviso, alto 10-20 ed anche 30 metri e del diametro di 30 o più cm., anulato, portante i resti delle vecchie foglie; foglie in ciuffo terminale, pennate, lunghe 3-5 m., con picciolo lungo circa 1 m., bruno-tomentoso, spinescente ai margini; segmenti fogliari 50 o più, lunghi circa 50 cm., larghi circa 5, acuminati; fiori monoici su spadici interfogliari, brevemente peduncolati, densissimamente ramosi, ciascuno portante fiori diclini; spate 2, intere. Frutti della forma e della grossezza di una prugna, in grappoli di più centinaia; hanno epicarpo sottile, colorato dal giallo al rosso o al bruno, mesocarpo spugnoso oleoso internamente fibroso, endocarpo legnoso piriforme con 3 pori presso l'apice. Il seme è una mandorla rivestita da una pellicola bruna, con albume cartilaginoso, omogeneo, cavo, ricco di olio.
La E. guineensis cresce spontanea e abbondante nell'Africa equatoriale occidentale, attorno al golfo di Guinea, e si estende anche lontano verso oriente nella parte interna umida di quel continente; viene coltivata nelle isole di Zanzibar e Pemba. Cresce anche in America alla foce del Rio delle Amazzoni e nella Guiana, ma è dubbio se quivi sia veramente indigena o inselvatichita.
Altre specie di Elaeis pure oleifere, ma ben poco usate, sono la E. madagascariensis Becc. del Madagascar e la E. melanococca Gaert. dell'America equatoriale.
V. tavv. XXXIX e XL.
Olio di palma. - L'olio estratto dalla polpa dei frutti della Elaeis guineensis africana è molto usato nei luoghi d'origine e anche fortemente esportato sui mercati europei. L'olio di palma americana, invece, è poco conosciuto in Europa.
L'estrazione dell'olio dalla polpa veniva, fino a poco tempo fa, quasi dappertutto compiuta dagl'indigeni con metodi piuttosto primitivi; attualmente alcuni stabilimenti sono stati impiantati per sfruttare questo importante prodotto industriale. Gl'indigeni ammucchiano sul suolo, o gettano in fosse appositamente scavate, i frutti, lasciandoli fermentare, perché la polpa si rammollisca e si possa poi facilmente separare dalla noce (endocarpo); separate le noci con le mani o con pestelli, la polpa s'impasta con acqua e si spreme nuovamente. In altri luoghi, inveee di lasciar fermentare i frutti nelle fosse, si fanno subito bollire: l'olio estratto è migliore del precedente.
L'olio grezzo viene poi scaldato per liberarlo dall'acqua e dalle impurezze e portato dagl'indigeni alla più vicina stazione di raccolta. Tale olio non contiene alla partenza dall'Africa mai meno del 10% di acidi grassi liberi e non essendo stato ben lavorato, l'idrolisi continua durante il viaggio, talché arrivano in Europa olî di palma con il 20 e il 50 e talvolta il 90% di acidi grassi liberi.
Gli sforzi che sono stati compiuti per rendere quest'olio commestibile hanno fatto sì che sono stati impiantati nell'Africa occidentale e centrale, a Sumatra e in altri possedimenti olandesi, alcuni stabilimenti industriali per la sua estrazione. I grappoli di frutti di palma, allo scopo di ottenere un olio a debole acidità, vengono dapprima sterilizzati in caldaie mediante getti di vapore e poi condotti in una macchina, ove un tamburo rotante stacca i frutti dai grappoli. I frutti, poi, vengono bolliti in acqua in un bollitore onde distaccare la polpa dalle noci, a ciò contribuendo efficacemente un agitatore meccanico. Il miscuglio di polpa e noci, spremuto in una pressa idraulica, passa in un tamburo ottagonale rotante, provvisto nell'interno di palette che separano la polpa dalle noci. Il rendimento è assai variabile: generalmente con 8-10 tonnellate di grappoli si ricava 1 tonn. di olio, il quale contiene spesso meno del 3% di acidi grassi liberi. I residui della polpa vengono utilizzati come combustibile, mentre le noci, esportate in Europa, e sgusciate e poi spremute in presse idrauliche, forniscono il cosiddetto olio di palmisti (fr. huile de palmiste; sp. aceite de palmisto; ted. Palmkernöl; ingl. palm kernel oil), adoperato come l'olio di cocco (v. cocco).
Gli olî di palma si presentano di consistenza butirrosa, di colori variabili dal giallo aranciato al rosso bruno e dal caratteristico odore di violetta; secondo la consistenza si distinguono in commercio in molli, duri e medî.
Nei paesi d'origine i più raffinati vengono usati come olî commestibili, quelli comuni per la fabbricazione del sapone e come carburante. In Europa e in America l'olio di palma è adoperato nella fabbricazione dei saponi e delle candele, nonché per altri usi industriali.
I paesi di maggior produzione sono: in Africa (esportazione totale nel 1930, q. 2.172.000) la Nigeria (q. 1.279.792), il Congo Belga (q. 369.888), il Dahomey (Africa Occidentale Francese, q. 219.870); in Asia (q. 526.000), le Indie Olandesi (q. 493.426).
Vedi anche: avorio: Avorio vegetale; ceroxylon; copernicia; dattero.