PALMA di CESNOLA, Alerino, conte
Uomo politico, nato a Rivarolo Canavese il 21 luglio 1776, morto al Pireo il 6 febbraio 1851. Laureatosi in giurisprudenza nel 1794, nel 1799 dovette emigrare in Francia per motivi politici. S'arruolò allora nell'esercito francese, dove ottenne il grado di luogotenente, e combatté a Rivoli. Sotto Napoleone ricoprì le cariche di commissario straordinario del governo in Vercelli, poi di giudice di prima istanza al tribunale d'Ivrea, infine di presidente del medesimo. In seguito alla restaurazione del 1815, si dimise da ogni impiego, perché contrario a quel "sistema di reazione". Prese poi parte attivissima alla rivoluzione piemontese del 1821, stampando egli stesso, in una sua villa, i primi proclami del Santarosa alle truppe, e assumendo poi il governo della città d'Ivrea. Fallita la rivoluzione, il P. riparò a Genova, insieme con molti altri costituzionali e, durante la faticosa marcia, li salvò dall'inseguimento delle truppe regie. Passò allora in Spagna e combatté nelle file dei costituzionali. Da Cadice il P. si recò a Londra, bene accolto dal "Comitato di soccorso ai rifugiati italiani e spagnoli" e dal "Comitato greco", del quale si pose a servizio. Nel 1826, a richiesta del Canning, pubblicò una Difesa della Grecia in lingua inglese e inoltre una Difesa dei Piemontesi inquisiti a causa degli avvenimenti del 1821. Nell'ottobre del 1827 si recò in Grecia, ove G. Capodistria lo incaricò dell'istituzione e dell'ordinamento dei tribunali. Re Ottone lo nominò giudice alla Corte d'Appello, dopo avergli offerto invano il portafoglio della Giustizia. Nel 1840 il C. fu posto alla presidenza del tribunale di commercio nell'isola di Sira e in quello stesso anno, re Carlo Alberto commutò la pena di morte, alla quale era stato condannato in contumacia il 13 aprile 1822, in quella dell'esilio. Per quanto fosse sollecitato dalla famiglia, rimasta in Piemonte, di chiedere la grazia anche dell'esilio, il P. sempre fieramente vi si rifiutò, trascurando persino di riprendere i proprî beni, dai quali era stato tolto il sequestro.
Bibl.: Alerino Palma di Cesnola, Lettere e memorie autobiografiche (inedite); A. Bianchi Giovini, in Opinione, 2 marzo 1851; Panteon dei martiri della libertà italiana, II, 1852, p. 489.