PALLANTE
. Portano questo nome: 1. il titano P. figlio di Creos e di Euribia (Esiodo, Theog., 375; 383); 2. un figlio del re ateniese Pandione e fratello di Egeo. Suoi figli sono i Pallantidi che hanno parte nelle leggende concernenti Eaco, Minosse ed Egeo; 3. il figlio di Evandro, il vecchio re arcade che regnava sul Palatino quando Enea risalì il corso del Tevere fino alle falde del colle. Virgilio (Aen., VIII) narra come Evandro diede in aiuto a Enea quattrocento cavalieri comandati da P. per recarsi a domandare aiuto al campo etrusco di Cere; descrive la morte di P. per le mani di Turno re dei Rutuli che voleva impedire lo sbarco dei Troiani (Aen., X) e i solenni funerali fatti all'eroe giovinetto dopo che il cadavere fu riportato a Evandro (Aen., XI); 4. il liberto onnipotente dell'imperatore Claudio.
Nel riordinamento della burocrazia imperiale operato da Claudio P. ebbe l'incarico di dirigere le finanze (libertus a rationibus) e si deve quindi a lui l'unificazione di fatto, se non di nome, delle varie casse imperiali in un unico fisco. E fu pure P. il sagace amministratore delle entrate, che garantirono durante il regno di Claudio una relativa floridezza alle finanze. Il che non gl'impedì di costituirsi un'imponente fortuna personale. Dopo la morte di Messalina (48 d. C.), appoggiò la candidatura d'Agrippina al matrimonio con Claudio e ne guadagnò naturalmente rinnovato prestigio accresciuto nell'ulteriore successo ottenuto sostenendo Nerone contro Britannico. Così P. rimase al suo posto anche dopo la morte di Claudio (54) come l'uomo di fiducia d'Agrippina, ma appunto perché tale, fu rovesciato poco dopo (55) da Burro e Seneca associati nel voler liberare Nerone dall'ingerenza della madre. Nel 62 P. fu ucciso da Nerone, a quanto sembra, per ingordigia delle sue ricchezze.
Bibl.: v. agrippina; claudio; nerone.