PALLADIO (παλλάδιον, palladium)
Immagine sacra di Pallade Atena, venerata in Ilio e considerata, dai Troiani e dai Greci, come il più sicuro pegno per la difesa della città. Secondo Arctino di Mileto, nella Iliuperside, il palladio era venuto in dono a Dardano da parte di Zeus. Ciò fa pensare che esso fosse immaginato come uno xóanon, o immagine rozzamente scolpita nel legno, così da suggerire, per la sua fattura rozza e primitiva, l'idea di un cimelio della più remota antichità, e di origine soprannaturale.
Controversa rimane, secondo le fonti poetiche, la sorte del prezioso palladio. A prescindere dalla versione isolata, in Dionigi di Alicarnasso, che fa salvare e trasportare il palladio in Italia da Enea, esso cade nelle mani dei Greci prima o dopo la caduta di Ilio, prima o dopo la sacrilega violenza commessa da Aiace contro Cassandra. Già nella Piccola Iliade di Lesche di Lesbo, si narrava come il palladio fosse stato rapito per mano di Ulisse e Diomede precedentemente all'espugnazione della città. Il soggetto epico era stato quindi drammatizzato variamente da Sofocle, da Euripide e da poeti minori, e comportava almeno due differenti versioni: secondo una, la parte del protagonista era riservata a Diomede, secondo l'altra, più accreditata, a Ulisse. È cenno anche di una rivalità tra i due eroi per il possesso del palladio, del cui ratto è menzione altresì presso poeti romani (Virg., Aen., II, 162-194; Ovid., Metam., 13, 1-381), e presso i più tardi poeti e mitografi.
Immagini o idoli primitivi di Atena, indicati col nome di palladio, si trovano ricordati per varî santuarî greci di età storica. Uno xóanon primitivo, che si favoleggiava caduto dal cielo, era venerato nel tempio di Atena Poliade sull'Acropoli di Atene. Monumenti greci d'arte figurata: vasi dipinti, gemme, monete, rilievi fittili, d'età classica ed ellenistica, ci presentano il tipo del palladio come quello d'una figura statuaria eretta e presentata di fronte con le gambe strettamente unite, il capo talora munito di elmo, e che tiene sollevata con la mano destra la lancia, con la sinistra lo scudo: tutto l'insieme contenuto in proporzioni modeste. L'arcaismo cui sono informate queste riproduzioni, d'età più o meno tarda, è evidente. Per quanto dall'uno all'altro monumento figurato accada di riscontrare delle varianti, queste non ci trattengono dal riconoscere la persistenza di un motivo plastico, il quale doveva essere familiare agli artisti. Si tratta di un motivo o tipo statuario, che nulla vieta di riferire a quell'idolo primitivo di Atena che era venerato sull'Acropoli ateniese. Lo schema originario e tipico del palladio viene trasferito in seguito ad altre immagini di divinità, come a quella di Artemide nel mito di Ifigenia in Tauride. In conformità della tradizione riferita da Dionigi di Alicarnasso, si riteneva dai Romani che il palladio fosse conservato in Roma, affidato alle vestali, anche qui come a Troia, fatale pignus imperii.
Bibl.: E. Woerner e J. Sieveking, in W. H. Roscher, Lexikon d. griech. u. röm., Mythol., s. v. Palladium; F. Schwenn, Der Krieg in d. griech. Religion, IV, Palladion, in Archiv f. Religionswissensch., XX (1920-21), pp. 313-322. Per un'esemplificazione dei tipi figurati del Palladio v. Roscher cit., s. v. Kassandra.