PALLADIO
Elemento chimico con simbolo Pd, peso atomico 106,7, numero atomico 46. Scoperto nel 1803 da W. H. Wollaston che lo chiamò così a ricordo del planetoide Pallade allora identificato. Si rinviene nel platino nativo che ne contiene 0,75-1,5%; nel Brasile, in un minerale d'oro e, quasi sempre in tracce, nei minerali d'argento dal quale si separa durante la coppellazione. Si ricava principalmente dalle acque madri che si ottengono dopo la separazione del platino allo stato di cloroplatinato d'ammonio PtCl6 (NH4)2, precipitandolo come cianuro che per calcinazione dà il metallo libero. Il palladio, allo stato compatto, è molto simile all'argento; come questo è bianco, splendente, duttile e tenace; ha peso specifico 11,5, è il più fusibile fra i metalli del gruppo del platino al quale esso appartiene (p. f., 1549°). All'aria, a temperatura ordinaria, rimane inalterato; riscaldato si ossida diventando azzurrastro, ma a più forte calore ritorna bianco per scomposizione dell'ossido formatosi. Si può avere in forma spugnosa, nero, decomponendo col calore il cloropalladato d'ammonio PdCl6 (NH4)2; come polvere nera, finemente suddiviso (nero di palladio) riducendone i sali con formiato sodico; allo stato colloidale effettuando tale riduzione con idrazina, ovvero col metodo Bredig, facendo cioè scoccare l'arco voltaico fra elettrodi di palladio sott'acqua. È il meno nobile tra i metalli del gruppo del platino, poiché, a differenza di tutti gli altri, si scioglie facilmente nell'acido nitrico anche allo stato compatto. Allo stato finemente suddiviso si scioglie a caldo anche negli acidi cloridrico e solforico concentrati.
Il palladio manifesta al massimo grado la proprietà di assorbire idrogeno (fenomeno di occlusione). A seconda che esso è compatto o suddiviso può assorbire da 600 a 900 volte il proprio volume di idrogeno; il nero di palladio, sospeso in acqua, giunge ad assorbirne 1200 volumi. Scaldato nel vuoto rimette in libertà tutto l'idrogeno. Lo studio del sistema palladio-idrogeno, eseguito col sussidio della regola delle fasi, porta a escludere la formazione di composti; non pertanto il palladio che ha assorbito idrogeno si chiama comunemente idruro di palladio. Il palladio che contiene occluso idrogeno è un riducente assai energico; viene perciò adoperato, anche sotto forma di asbesto palladiato, nei processi di riduzione, specialmente della chimica organica.
Nei suoi composti il palladio rassomiglia al platino; come questo forma due serie di composti: i palladosi, nei quali funziona da bivalente ed i palladici nei quali funziona da tetravalente. A differenza del platino, i primi sono i più stabili. Di tutti gli elementi del gruppo del platino il palladio è quello che meno mostra la tendenza a manifestare valenze secondarie, ossia a formare complessi.
Composti palladosi PdX2. - L'ossido PdO rimane come polvere nera scaldando cautamente il nitrato; si scioglie difficilmente negli acidi; arroventato si riduce a palladio. L'idrato Pd (OH)2 è un precipitato brunonero che si forma aggiungendo carbonato sodico alla soluzione di un sale palladoso; solubile negli acidi con i quali dà sali palladosi. Il cloruro PdCl2 si prepara sciogliendo il palladio nell'acqua regia ed evaporando la soluzione; a temperatura ordinaria viene dall'ossido di carbonio ridotto a palladio metallico e perciò si usano cartine imbevute di questo cloruro per svelare tale gas, in presenza del quale esse imbruniscono; ovvero si adopera in soluzione per dosarlo nelle miscele gasose, ad es. nell'aria. Si combina con i cloruri alcalini dando i cloropalladiti, p. es., PdCl4 K2. Il solfato PdSO4, 2H2O e il nitrato Pd (NO3)2 si preparano sciogliendo il palladio nei rispettivi acidi. Fra i composti palladosi insolubili vanno ricordati: lo ioduro PdI2 nero, della cui insolubilità, a differenza del cloruro e bromuro che sono solubili, si approfitta per ricercare lo ione iodio in presenza di cloro- e bromoioni, il solfuro PdS nero, che si ha per azione del gas solfidrico sulla soluzione di un sale palladoso; il cianuro Pd (CN)2, giallastro, che sciogliendosi nei cianuri alcalini dà i palladocianuri, p. es., Pd (CN) 4K2.
Composti palladici PdX4. - È incerta l'esistenza allo stato puro del biossido PdO2 e dell'idrato Pd (OH)4. I sali palladici non si conoscono allo stato libero. Il tetracloruro PdCl4 si forma sciogliendo il metallo in acqua regia; evaporando la soluzione, si scompone in cloruro palladoso e cloro, aggiungendovi invece cloruro potassico o ammonico, per evaporazione, si ottengono i cloropalladati PdCl6K2 e PdCl6 (NH4)2, in cristalli rosso-scarlatti.
Usi. - Essendo molto brillante, separato per via elettrolitica, il palladio viene fatto deporre galvanicamente sopra l'argento negli specchi parabolici dei riflettori per aumentarne il potere riflettente, anche con il vantaggio che ha sull'argento di non alterarsi con le emanazioni solfidriche.
Analisi. - Le reazioni caratteristiche dello ione palladoso sono: con ioduro potassico il precipitato nero di ioduro palladoso PdI2 solubile in eccesso di reattivo; con cianuro mercurico il precipitato bianco-giallastro, gelatinoso, di cianuro palladoso Pd (CN)2, solubile come l'altro.