PALESTRINA (XXVI, p. 96)
Al 31 dicembre 1947, la popolazione residente del comune ammontava a 9.154 ab. Una serie di bombardamenti aerei nella primavera del 1944 colpiva duramente l'abitato di Palestrina, specialmente nella zona centrale fra la cattedrale di z. Agapito ed il palazzo Barberini alla Cortina. Dalla distruzione delle case moderne venivano alla luce le ossature della parte superiore dell'antico santuario della Fortuna Primigenia, già note in parte dai disegni del Rinascimento e da moderne saltuarie ricerche. I lavori, tuttora in corso, permettono di apprezzare nella quasi totalità il monumento sillano, ora indubbiamente il più interessante per la conoscenza dell'architettura di questo periodo.
Al disopra della parte inferiore del santuario, aggruppato intorno alla cattedrale, già ben visibile anche nei suoi dettagli e di cui nessun nuovo elemento è venuto in luce, si svolge su varie terrazze del pendio roccioso il gruppo superiore di edifici. Una serie di due muri in opera poligonale di calcare sostruiscono due successive terrazze, costituendo la necessaria cesura tra le costruzioni del gruppo inferiore e quelle del superiore. Da questa specie di monumentale basamento, che molti elementi tecnici, specie nei sistemi di drenaggio, autorizzano a ritenere contemporaneo al resto delle opere, due grandiose rampe ascendenti con ripida pendenza (per una lunghezza di circa m. 80 e con un dislivello di m. 14 circa) convergono sull'asse della composizione, scandito da due monumentali nicchioni sovrapposti che si aprono al centro della parete portante le rampe. Due altri nicchioni analoghi, a ciascuna estremità del muro di spalla delle rampe, segnano il ritmo ascendente dello spigolo delle sostruzioni delle terrazze sovrastanti. Le rampe erano per metà della loro larghezza (m. 5), sul lato esterno, coperte da un portico forse non visibile dal basso, mentre la metà più interna della rampa saliva lastricata, a cielo aperto. Del portico si è rinvenuta buona parte dello stilobate del colonnato corrente sull'asse longitudinale della rampa di sinistra e numerose basi di mezze colonnine sulla parete esterna. È impossibile per ora precisare se questa parete fosse continua o interrotta negli intercolumnî da finestre. Dai capitelli del portico di ordine dorico, a sagoma inclinata rispetto all'asse della colonna, si deduce che l'epistilio correva parallelo alla pendenza delle rampe.
La terrazza che si apre al sommo di queste ultime, divisa in due parti da una vasta scalinata, conservataci nella sua ossatura, su di un sistema di vòlte e ascendente sull'asse della composizione, presenta sulla parete di fondo una serie di otto fornici per parte, chiusi sul davanti da un portico dorico con poderoso attico e intramezzati a metà di ciascuna delle due parti da una sontuosa esedra semicircolare coperta con vòlta a botte anulare cassettonata, corrente su colonne di ordine composito (in quella di sinistra di chi guarda ne è rimasto un buon tratto in situ), e ornata all'interno da un bancone con mensole di travertino. Alle due estremità erano altre scalinate che conducevano ai ripiani superiori, scalinate andate oggi in gran parte distrutte. Nello spazio dinanzi ai due emicicli erano, a destra, un'ara di cui è rimasto il basamento in calcestruzzo con l'ustrino e, a sinistra, un pozzo votivo chiuso superiormente da una piccola tholos in travertino. Il ripiano superiore presenta, a destra e a sinistra della scalinata centrale, una serie di nove fornici con volte ribassate, inquadrati da semicolonne e con la fronte alternativamente aperta o chiusa da una parete con al centro una finestra.
Si giunge così alla terrazza superiore del santuario corrispondente alla moderna piazza della Cortina, interamente libera ora dalle case d'abitazione che l'occupavano. La piazza era chiusa dal monumentale emiciclo, il cui ritmo è ripetuto dall'esedra del palazzo Barberini, al quale si accedeva mediante la scalinata in forma di cavea, sempre visibile, anticamente raggiungibile dalla quota della piazza mediante una rampa rettilineadeterminata dalle nuove ricerche. Ai lati di questo complesso muovevano le due ali di un doppio portico, coperto con vòlta a botte sostenente il tetto e con ricco pavimento, in parte conservato in tutta la sua altezza, in parte ricostruibile dalle basi delle colonne rimaste o dalle fondazioni del relativo stilobate; portico che al margine orientale ed occidentale della terrazza risvolta formando una specie di quinta alla meravigliosa visione della campagna sottostante. Su tutto l'insieme, più in alto del grande emiciclo, una tholos, ancora visibile in parte in una sala del palazzo, costituiva il coronamento superiore (v. figure).