PALEOGRAFIA (XXVI, p. 34; App. III, 11, p. 352)
Dopo il 1960 progressi significativi e affatto nuovi nel campo della p. si sono avuti soprattutto grazie a ricerche orientate da una parte a stabilire un rapporto di "funzione" tra forme grafiche e società che le ha prodotte e adoperate (A. Petrucci), dall'altra a impostare in maniera correlata lo studio di scrittura greca e scrittura latina sia sotto il profilo del metodo sia sotto quello delle reciproche influenze (G. Cavallo); progressi, infine, sono venuti da un'applicazione più affinata e rigorosa dei metodi d'indagine già acquisiti alla scienza paleografica (A. Pratesi). Meno fruttuosi di quanto si potesse sperare, almeno per quanto concerne il vero e proprio fenomeno grafico, sembrano doversi ritenere invece i tentativi di utilizzare nello studio dei manoscritti antichi le tecniche di laboratorio (procedimenti fisici e chimici), rivelandosi i risultati - se non forse, in taluni casi, per la datazione della materia scrittoria - scarsamente attendibili.
Nelle ricerche in cui la scrittura viene posta in rapporto di "funzione" con la società che l'ha prodotta, l'indagine paleografica muove non più dallo studio delle forme grafiche per collegare poi queste ad altre manifestazioni della società coeva, ma dallo studio della diffusione sociale della scrittura e della funzione che la scrittura stessa in quanto tale assolve nell'ambito di ciascuna società organizzata e che forme grafiche particolari a loro volta assolvono nell'ambito di determinati ambienti che se ne servono a qualsiasi livello.
Con tale impostazione di studi è stato affrontato il problema complesso e dibattuto delle profonde trasformazioni subite dal patrimonio grafico antico sia greco sia latino nel suo processo di adattamento alla produzione scritta medievale. Le forme grafiche utilizzate, i loro mutamenti, le influenze stilistiche da esse recepite o esercitate vengono, così, spiegate in relazione al numero concreto degli scriventi e agli atteggiamenti della società in generale e di categorie sociali particolari nei confronti delle scritture prodotte e adoperate nel passaggio dall'antichità al Medioevo.
Gli studi comparati di p. greca e latina, mentre mostrano in atto una revisione radicale della storia della scrittura greca, finalmente indagata su basi metodologiche scientificamente valide, finora limitate soltanto allo studio della scrittura latina, gettano, d'altro canto, nuova luce su fatti particolari inerenti alla storia di quest'ultima. Un ulteriore passo sarà quello di affiancare allo studio delle scritture greca e latina quello di tutte le altre scritture dell'area mediterranea per coglierne analogie, condizionamenti, correlazioni; onde l'inizio di un confronto con le civiltà scrittorie ebraica e copta.
Le ricerche comparate di p. greca e latina finora condotte hanno permesso di definire: stili, canoni, tipizzazioni all'interno della maiuscola greca; tempi e modi del passaggio nell'onciale latina dall'old style al new style; aspetti condizionanti dell'ulteriore evoluzione di scrittura greca e scrittura latina in seguito al formarsi tra i secoli 4°-6° di una koiné scrittoria greco-romana nella prassi documentale.
Risultati notevoli si sono avuti grazie anche a studi impostati principalmente su un'analisi grafica rigorosa, tesa sia a dare soluzioni nuove a problemi da tempo dibattuti, sia a individuare tipi particolari di scrittura, a darne una più precisa collocazione nel tempo e nello spazio, a definirne il rapporto culturale con l'ambito di origine.
In campo greco si è cercato di distinguere i diversi modi di atteggiarsi della minuscola libraria nell'arco della sua evoluzione dal 9° al 15° secolo, nel tentativo di superare la vecchia distinzione, affatto extrapaleografica, tra codices vetustissimi, codices vetusti, codices recentiores, codices novelli, e incentrando invece la ricerca esclusivamente sul fatto grafico; ma i risultati più validi si sono avuti nell'individuazione di caratteristiche scrittorie particolari di aree geografiche determinate, soprattutto l'italo-greca, e di singoli scriptoria. In campo latino si è ancora dibattuto il problema dell'origine dell'onciale, ritenuta da alcuni ispirata, almeno sotto il profilo stilistico, dalla maiuscola biblica greca, da altri interamente calata nella tradizione grafica romana; è stato introdotto per la capitale ed esteso fruttuosamente ad altre scritture il concetto di tipizzazione (interpretazione particolare che un determinato ambito scrittorio dà di un certo canone); è stata ripresa la questione dell'origine della carolina, considerata nelle ultime ricerche l'esito di un armonico compromesso tra la scrittura elementare di base, quale si era conservata nella scuola primaria, e l'imitazione di modelli tardoantichi; speciale attenzione è stata dedicata alla produzione grafica di aree e scriptoria singoli, con studi che hanno assai accresciuto la conoscenza delle scritture altomedievali: "nazionali", precaroline e caroline; risultati nuovi si sono acquisiti intorno alle scritture gotiche, umanistiche e del Rinascimento grazie a ulteriori, più minuziose indagini.
Al complesso problema del passaggio dalla maiuscola alla minuscola sono stati dedicati, sia in campo greco sia in campo latino, interessanti, pur se non risolutivi, contributi.
Bibl.: Dato il progresso notevolissimo delle discipline paleografiche dal 1960 ad oggi, la bibliografia dev'essere limitata a una selezione orientativa. Nonostante tale progresso, non sono apparsi tuttavia manuali di rilievo; non più che informativa si può considerare la sintesi di H. Hunger, Antikes und mittelalterliches Buch- und Schriftwesen, II: Schriftwesen, in Geschichte der Textüberlieferung der antiken und mittelalterlichen Literatur, I, Zurigo 1961, pp. 72-107 (storia della scrittura greca) e 108-45 (storia della scrittura latina).
Numerose, invece, le raccolte di facsimili di carattere generale o speciale: greci: R. Seider, Paläographie der griechischen Papyri, I: Urkunden, Stoccarda 1967, II: Literarische Papyri, ivi 1970; M. Wittek, Album de paléographie grecque, Gand 1967; E. Follieri, Codices Graeci Bibliothecae Vaticanae selecti, Città del Vaticano 1969; E. G. Turner, Greek manuscripts of the ancient world, Oxford 1971; N. Wilson, Mediaeval greek bookhands, Cambridge (Mass.) 1973. Di particolare rilievo l'opera intrapresa da A. Turyn relativa alla raccolta di tutti i codici greci datatai dei secoli 13° e 14° (sono apparsi finora Codices Graeci Vaticani saeculis XIII et XIV scripti annorumque notis instructi, Città del Vaticano 1964, e Dated greek manuscripts of the thirteenth and fourteenth centuries in the libraries of Italy, 2 voll., Urbana-Chicago-Londra 9172). Latini: S. H. Thomson, Latin Bookhands of the later Middle-Ages, 1100-1500, Cambridge 1969; B. M. Parkes, English cursive book hands 1250-1500, Oxford 1969; J. Kirchner, Scriptura gothica libraria a saeculo XII usque ad finem Medii Aevi, Monaco di Baviera-Vienna 19702; T. A. M. Bishop, English caroline minuscule, Oxford 1971; R. Seider, Paläographie der lateinischen Papyri, I: Urkunden, Stoccarda 1972; sono stati inoltre pubblicati già più volumi della collezione - promossa per iniziativa del Comité International de Paléographie - dei codici latini datati, presentati secondo il criterio geografico della conservazione attuale (a partire dal 1959 sono apparse finora raccolte dedicate a biblioteche austriache, belghe, francesi, italiane e olandesi).
Sull'utilizzazione di tecniche di laboratorio nello studio dei manoscritti vi è la raccolta di relazioni e interventi Les techniques de laboratoire dans l'étude des manuscrits, Parigi 1974 (Colloques Internationaux du CNRS 548); sotto il profilo più strettamente grafico tali sistemi d'indagine sono stati presi a base da L. Gilissen, L'expertise des écritures médiévales, Gand 1973.
Sono infine da segnalare gli studi più importanti su problemi, tipi o centri scrittori particolari. Nel campo della p. greca: scritture di età antica e tardoantica: G. Cavallo, Ricerche sulla maiuscola biblica, Firenze 1967; scritture di età medio- e tardobizantina: J. Irigoin, Structure et évolution des écritures livresques de l'époque byzantine, in Polychronion. Festschrift F. Dölger, Heidelberg 1966, pp. 253-65; P. Canart, Le problème du style d'écriture dit "en as de pique" dans les manuscrits italo-grecs, in Atti del 4° Congresso Storico Calabrese, Napoli 1969, pp. 53-69; H. Hunger, Die sogenannte Fettaugen-Mode in griechischen Handschriften des 13. und 14. Jahrhunderts, in Byzantinische Forschungen, IV (1972), pp. 105-13; E. Follieri, Tommaso di Damasco e l'antica minuscola libraria greca, in Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, s. viii, XXIX (1974), pp. 145-163. Nel campo della p. latina: scritture di età antica e tardoantica: A. Petrucci, Per la storia della scrittura romana: i graffiti di Condatomagos, in Bullettino dell'"Archivio Paleografico Italiano", s. iii, I (1962), pp. 85-132; R. Marichal, La date des graffiti de la Triclia de St. Sébastien et leur place dans l'histoire de l'écriture latine, in Revue des sciences religieuses, XXXVI (1962), pp. 111-54; G. Cencetti, Dall'unità al particolarismo grafico. Le scritture cancelleresche romane e quelle dell'alto medioevo, in Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo, IX, Spoleto 1962, pp. 237-64; A. Pratesi, Considerazioni su alcuni codici in capitale della Biblioteca Apostolica Vaticana, in Mélanges E. Tisserant, VII, Città del Vaticano 1964, pp. 243-54; G. Petronio Nicolaj, Osservazioni sul canone della capitale romana fra I e III secolo, in Miscellanea in memoria di G. Cencetti, Torino 1973, pp. 3-28; A. Petrucci, Scrittura e libro nell'Italia altomedievale, in Studi medievali, s. iii, X (1969), pp. 157-213, e XIV (1973), pp. 961-1002; J.-O. Tjäder, Der Usprung der Unzialschrift, in Festgabe A. Bruckner, Basilea 1974, pp. 9-40; J.D. Thomas, New light on early latin writing: the vindolanda tablets, in Scriptorium, XXX (1976), pp. 38-43; scritture di età medievale e umanistica: E. Casamassima, Lettere antiche. Note per la storia della riforma grafica umanistica, in Gutenberg-Jahrbuch, XXXIX (1964), pp. 13-26; J. Götze, Die Litterae Elongatae. Ein Beitrag zur Formengeschichte und Herkunft der mittelalterlichen Urkundenschrift, in Archiv für Diplomatik, XI-XII (1965-66), pp. 1-70; B. Bischoff, La minuscule caroline et le renouveau culturel sous Charlemagne, in Bulletin de l'Institut de recherche et d'histoire des textes, XV (1967-68), pp. 333-336; G. Cavallo, Strutture e articolazione della minuscola beneventana libraria tra i secoli X-XII, in Studi medievali, s. iii, XI (1970), pp. 343-68; A. Petrucci, Libro, scrittura e scuola, in Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo, XIX, Spoleto 172, pp. 313-17; A. Millares Carlo, Manuscritos Visigóticos, Madrid-Barcellona 1973; A.C. de la Mare, The handwriting of Italian humanists, I, Oxford 1973. Sui rapporti tra scrittura greca e scrittura latina: A. Pratesi, Paleografia greca e paleografia latina o paleografia greco-latina?, in Studi storici in onore di G. Pepe, Bari 1969, pp. 161-72. G. Cavallo, La koiné scrittoria greco-romana nella prassi documentale di età bizantina, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik, XIX (1970), pp. 1-31. Su una più larga p. comparata: per il confronto con i manoscritti ebraici: La paléographie hébraïque médiéval, Parigi 1974 (Colloques Internationaux du CNRS, 547); per il confronto con i manoscritti copti: G. Cavallo, Γράμματα ἀλεξανδρῖνα, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik, 24 (1975), pp. 23-54. Sui sistemi abbreviativi antichi: H. Boge, Griechische Tachygraphic und Tironische Noten, Hildesheim-New York 1974.
Sono state fondate le nuove riviste Codices manuscripti (dal 1975) e Scrittura e civiltà (dal 1977).