PALDO
– Si ignorano data e luogo di nascita, probabilmente da collocare a Benevento, di questo aristocratico longobardo, monaco e primo abate di S. Vincenzo al Volturno dalla fine del VII secolo all’11 ottobre 719.
Anche le origini familiari sono oscure. La tradizione vuole che le vicende del nobile beneventano Paldo, altrimenti noto come Paldone, siano legate alle origini del monastero di S. Vincenzo al Volturno di cui fu primo abate (inizi ottobre 702 - 11 ottobre 719). Desideroso di un distacco dal mondo, Paldo e i suoi due più giovani compagni e consanguinei, i fratelli Tato e Taso, abbandonarono Benevento e il contesto aristocratico urbano per intraprendere un pellegrinaggio prima a Roma e poi in Francia alla ricerca di un luogo dove vivere nella pace e nella preghiera. Desideroso di condurre vita ascetica, Paldo fu dissuaso dal recarsi nelle Gallie dall’abate di Farfa, il franco Tommaso, e da questi indirizzato presso un oratorio diroccato alle sorgenti del fiume Volturno.
Anche il duca di Benevento Gisulfo I (686-703) appoggiò l’iniziativa, donando terreni incolti che andarono a costituire la terra sancti Vincentii e dove, tra la fine del VII e gli inizi dell’VIII secolo, fu ricostruita probabilmente con funzione di prima chiesa abbaziale una basilica funeraria di V secolo che raccolse la primitiva comunità. La visita al monastero da parte del duca beneventano accompagnato dai nobili genitori dei tre fondatori, e il patrocinio di Gisulfo I alla fondazione hanno fatto ipotizzare che lo stesso Paldo, così come Taso e Tato, possano essere ricondotti al gruppo parentale del duca, collegato a sua volta alla dinastia ducale friulana.
Diversamente dalla data tradizionale del 703 tramandata dal Chronicon, gli studiosi concordano oggi nel datare la fondazione di S. Vincenzo tra il 684 e il 708, periodo coincidente con il governo di Gisulfo I, il quale con l’appoggio dell’aristocrazia proseguì la politica di promozione di centri monastici nel ducato beneventano che l’Historia Langobardorum e la Vita Barbati attribuiscono alla madre Teoderada.
Alcune delle scarne notizie su Paldo sono riportate dal Chronicon Vulturnense, composto intorno al 1130 dal monaco vulturnense Giovanni e conservato in un codice miniato presso la Biblioteca apostolica Vaticana, che ha attinto alla documentazione miscellanea dei secoli IX-XI e soprattutto al testo letterario del franco Ambrogio Autperto, monaco e poi abate di S. Vincenzo (777-78). Ambrogio Autperto intorno al 770 celebrò l’abate Paldo e i due suoi sodali che gli succedettero alla guida del monastero nel Sermo Authperti monachi in vita vel obitu sanctorum patrum Paldonis, Tatonis et Tasonis, tramandato dal Chronicon stesso e conosciuto da Paolo Diacono nella stesura del VI libro della Historia Langobardorum.
All’epoca di Ambrogio Autperto risale la notizia dei rapporti fra S. Vincenzo e S. Maria di Farfa, in seguito negati dai monaci di S. Vincenzo nel timore di essere sottoposti all’autorità degli abati farfensi; vero è che sotto l’abbaziato di Ambrogio Autperto il duca di Spoleto Ildebrando effettuò una ricca donazione a S. Vincenzo e lo stesso Ambrogio, dopo essere stato cacciato dal suo monastero, si rifugiò presso il duca di Spoleto; segno dei buoni rapporti fra le due comunità monastiche e delle mire espansionistiche di Carlo Magno su Benevento.
Secondo la tradizione Paldo morì l’11 ottobre 719: dal Sermo di Ambrogio Autperto si ricavano il giorno e il mese della morte dell’abate, mentre l’anno si determina attraverso le note cronologiche aggiunte dal monaco Giovanni, autore del Chronicon, al Sermo di Ambrogio.
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