PAGASE (Παγασαί, Pagasae o anche Pagasa)
Antica città greca della regione tessalica di Magnesia, dalla quale ha preso il nome il Golfo Pagaseo (Παγασαῖος κόλπος, sinus Pagasaetas), collocata a 20 stadî da Iolco e a 90 stadî da Fere, fra Nelia e Amfane, sulla costa orientale dell'insenatura più interna del Golfo di Volo; la sua ubicazione è stata recentemente identificata con tutta sicurezza su un colle sulla sponda meridionale del ruscello Ligaroremmas, dove si conservano cospicui resti della sua cinta di mura dei sec. V-IV, distrutta nella parte settentrionale, dove le sue rovine si confondono con quelle della posteriore città di Demetriade (v.): perciò non a torto qualche scrittore più tardo, come Plinio, attribuisce entrambi i nomi a una medesima città.
Secondo leggende, comuni a Pagase e ad Amfane, sarebbe questa la regione dove Cicno, spogliando i pellegrini che s'avviavano al vicino santuario e bosco di Apollo, innalzava piramidi di ossa umane, finché fu vinto da Peleo o da Achille o, secondo una tradizione posteriore, da Ercole. A Pagase Giasone costruì la nave Argo, e salpò con la spedizione degli Argonauti. Il nome di Pagase, che non compare nel catalogo omerico delle navi, è forse dovuto alla colonizzazione tessalica verso il sec. VI a. c.; ma Pagase non fece parte della Lega tessalica, sibbene rimase unita alla Pelasgiotide come un cantone (κώμη) del territorio di Fere, e per tale ragione appunto non batté monete proprie. Divenne tuttavia uno dei porti più importanti della Grecia, per l'esportazione dei prodotti tessalici, come grano, carni, schiavi, e l'importazione dall'estero, come i vetri dalla Siria, ecc. La robustezza delle sue fortificazioni costrinse a un lungo assedio Filippo II, che dopo la conquista strappò la città alla Pelasgiotide e l'unì alla Magnesia; solo d'allora Pagase appare come città indipendente da Fere; ma con la fondazione di Demetriade essa cominciò di nuovo a diventare un sobborgo di questa città, entro cui andò a poco a poco scomparendo.
Bibl.: A. Arbanitópoulos, in Πρακτικά τ. ἀρχ. ἑτ., 1912, p. 214 segg.; Eph. Arch., 1914, p. 264 segg.; Fr. Stählin, Das hell Thessalien, Stoccarda 1924, p. 65 segg.; Fr. Stählin, E. Meyer e A. Heidner, Pagasai und Demetrias, Berlino 1934.