pagare
Nel senso proprio di " ricompensare con denaro ", questo verbo - che si distingue per una certa varietà di costrutti - si trova soltanto in qualche occorrenza del Fiore (anche al passivo), per lo più con riferimento al compenso che la donna deve pretendere dall'amante. È la Vecchia che consiglia: fa pur che ti paghi innanzi mano, " in anticipo " (CLIX 9); femina non dee servire / insin ch'ella non è prima pagata (CLXXIX 11); e chieda un prezzo alto, ché tu non pregi nulla cosa mai / se non è quel che tu n'avrai pagato (CLXXIV 10: si noti che l'oggetto del verbo è rappresentato ora dalla persona ora, implicitamente, dal ‛ prezzo '). In senso più generico in CXVIII 10 e, sostantivato, in CXCVIII 11.
In un verso che " ha una sicura impronta dantesca ", come nota il Contini (rimandando a Pg I 72 come sa chi per lei vita rifiuta), p. si registra nel contesto figurato di Rime CVI 122 chi con sembianza trista / volge il donare in veder tanto caro / quanto sa sol chi tal compera paga (per il concetto della pronta liberalitade, che consiste nel dare non domandato, e che può ricondursi anche al tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui [Pd XVII 58-59], cfr. Cv I VIII - in particolare i §§ 16-18 -, citato, con altri riferimenti, da Barbi-Pernicone).
Ancora in contesto figurato nella polemica contro i falsi predicatori, che si arricchiscono alle spalle degli stolti pagando di moneta sanza conio (Pd XXIX 126, con il ‛ di ' mediale), " idest, falsa pecunia, scilicet, fallaci indulgentia ", come spiega Benvenuto. L'espressione richiama quella di Fiore CCIX 8 i' te pagherò di tue derrate, " ti pagherò della tua stessa merce, ti darò pan per focaccia " (Petronio).
Decisamente figurato, per " ricompensare " (ma con intonazione ironica), nell'invocazione a Dio: ti priego... che paghi / chi la giustizia uccide (Rime CV 5; Barbi-Maggini: " che paghi il suo debito verso la giustizia ", ma nella parafrasi [nota ai vv. 1-14] scrivono: " ti prego... che con la tua destra punisca chi uccide la giustizia "). Anche nel Fiore, costruito con il ‛ di ': no' la pagherem ben de l'oltraggio (LXXXVI 4, e CLII 11).
Abbastanza frequente il sintagma ‛ p. il debito ' o ‛ p. il fio ', sempre figurato. In Cv I VII 9 siamo nell'ambito dell'umano (l'uomo è obediente a la giustizia [quando fa pagar lo debito de la pena, e non è più né meno che la giustizia] comanda), come in Fiore CLXXXIV 11 quella vendetta / non sarà fatta se non sol per lei, / sì ch'ella il pagherà di quella detta, " di quel debito ". Nella Commedia, invece, si tratta di un debito da pagarsi a Dio, cioè della pena che si deve subire a sconto dei peccati (Pg X 108, con il ‛ si ' passivante).
Il passo di If XXVII 135 'l fosso [la decima bolgia] in che si paga il fio / a quei che scommettendo acquistan carco (e quello analogo di Pg XI 88) andrebbe inteso nel senso che da Dio viene corrisposto agli scismatici il ‛ salario ' loro dovuto, come vuole il Castellani (v. FIO). Dice infatti Benvenuto: " solvitur feudum, idest, debita solutio et punitio... scismaticis ", e così Guido da Pisa e il Buti (anche citati dal Castellani), Vellutello, Castelvetro, e più recentemente Del Lungo.
Ma il Serravalle: " idest, debitum peccati et fraudis ab hiis qui... ": a quei avrebbe dunque valore di agente (" da quelli "), come intendono Scartazzini-Vandelli, precisando che ‛ fio ' " vale tributo necessario, dovuto. Pagare il fio si dice tuttora del soffrir danno o pena meritata ". Così interpretano anche Casini-Barbi, Rossi-Frascino, Grabher, Momigliano, e altri fra i moderni.