BIZZOZZERO, Paganino (Paganino di Besozzo, da Besozzo, Besozzi)
Di nobile famiglia milanese, nacque probabilmente nei primi anni del sec. XIV.
Il problema del nome venne posto da F. Novati che lo risolse, però, in modo inesatto per eccessiva fiducia nell'erudito milanese A. Fagnani (Familiarum Commenta, ms. presso l'Archivio di Stato di Milano, I, 116, e II, 252). Ristabilisce il vero la testimonianza dei documenti originali: quelli, per esempio, del 12 giugno 1347 e 5 genn. 1348 pubblicati da A. Pezzana. Lo scambio tra i nomi Bizzozzero e Besozzo venne favorito anche dal corrispondere a due località tra loro vicine: ambedue nel Varesotto, ambedue nel comitato di Seprio (per l'accettazione fuori di ogni dubbio del nome Bizzozzero, vedi V. Rossi, p. 405).
I signori di Bizzozzero (F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia, I, Pinerolo 1909, p. 242) goderono di grande autorità presso la corte dei Visconti, dai quali ebbero uffici importantissimi nell'amministrazione dello Stato. Del B. sappiamo che, prima di divenire podestà a Parma, lo era stato nel 1340 a Bergamo e nel 1342 a Vercelli.
Non gli spetta, invece, la luogotenenza generale di Asti nel 1341, attribuitagli da F. Cognasso (Petri Azarii Liber Gestorum in Lombardia, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XVI, 4, p. 90, n. 6), che in realtà venne tenuta da un Pagano de Bessocello, come attesta un documento pubblicato da G. Assandria (Il Libro verde della Chiesa d'Asti, Pinerolo 1906, II, pp. 60-61). Il B. non deve essere confuso, inoltre, con due omonimi della medesima famiglia: il primo, ancor vivo nel settembre del 1349 (Repertorio diplomatico visconteo, Milano 1911, p. 42, doc. 390), il secondo, ben conosciuto come canonico della chiesa metropolitana di Milano nel 1374.
L'incarico più importante della carriera amministrativa del B. è certamente quello, di podestà di Parma, che assunse il 22 sett. 1346 (al riguardo, v. G. Mariotti), quando la città passò dalla signoria di Azzone da Correggio al dominio di Luchino Visconti, e che lasciò alla fine del 1348 (contro la tesi del Pezzana, che fissa la cessazione dell'incarico ai primi mesi del 1349, v. G. Mariotti). Il B. si fece promotore della redazione degli statuti cittadini che vennero approvati nel 1347 e che sostituirono quelli del 1316. Rispetto a questi ultimi, gli statuti del 1347 presentano norme penali più miti, specialmente per quanto riguarda le pene corporali, e analoga moderazione si può notare in campo fiscale ove vengono ridotte le misure dei dazi e delle gabelle.
Il B., oltre che per la redazione degli statuti parmensi, è noto per l'amicizia che lo legò al Petrarca. Della corrisponde a tra i due sono testimonianza le tre Familiari del poeta al B.: la III, 7, con cui lo invitava a moderare con prudenti consigli, le ambizioni del suo signore; la III, 16, in cui tratta di penose e gravi vicende personali; la III, 17, in cui invita il B. a usare cautela nelle decisioni.
La nascita dell'amicizia tra il poeta e il B., è fatta risalire dal Novati al 1347, quando il Petrarca tornò a Parma - che aveva lasciato nel 1345 di fronte al pericolo di occupazione da parte dei Visconti - per prendere possesso del canonicato concessogli nell'ottobre del 1346 da Clemente VI. Con maggior precisione il Rossi ritiene invece che i due si dovettero conoscere prima del 1340: lo dimostra la presenza delle tre lettere del poeta al B. nel terzo volume delle Familiari contenente soltanto lettere scritte negli anni precedenti a questa data.
Il Petrarca ricorda il B. anche nella Fam. VII, 13, dove narra di aver saputo da lui l'eccidio dei Colonnesi avvenuto a Roma il 20 nov. 1347. Al Petrarca dobbiamo anche la notizia della morte del B.: nella Fam. VIII, 8, il poeta narra a Ludovico di Kempen, il suo "Socrate", che il 22 maggio 1349 aveva cenato insieme con il B. con affettuosa amicizia, nulla sospettando dell'imminente sventura, ma che nella notte l'amico fu colto dalla peste, e al mattino era morto. Nella pergamena di guardia del suo Virgilio il Petrarca scrisse: "Die sabbati post solis occasum 23 maii anno domini 1349 vulneravit meas aures infelix nuncius mortis domini Paganini de Mediolano, singularis et optimi amici mei".
Fonti e Bibl.: Iohannes de Cornazanis, Historiae Parmensis fragmenta, in L. A. Muratori, Rerum Italic. Script., XII, Mediolani 1728, p. 746, Parma, Arch. Comunale: E. Scarabelli Zunti, Memoriale de' Consoli, Podestà e Governatori di Parma dal 1158, ms.; A. Pezzana, Storia della città di Parma, Parma 1837, I, App., pp. 3, 7; G. M. Allodi, Serie cronologica dei Vescovi di Parma, Parma 1856, II, 342; Statuta Communis Parmae anni MCCCXLVII, in Monumenta historica ad provincias parmensem et placentinam pertinentia, IV, Parmae 1860, p. VI; A. Ronchini, La dimora del Petrarca in Parma, in Atti e mem. delle RR. Deputaz di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, VII (1874), pp. 343 ss.; F. Novati, Il Petrarca e i Visconti, in F. Petrarca e la Lombardia, Milano 1904, pp. 14-19; F. Rizzi, F. Petrarca e il decennio parmense, Torino 1934, passim; G. Mariotti, P. B. il podestà di Parma amico del Petrarca, in Arch. stor. per le prov. parm., n. s., XXXIV (1934), pp. 393-405; V. Rossi, Le Lettere di Petrarca a Paganino, ibid., pp. 405-409.