padre (patre)
Con il significato più comune di " genitore " e riferito a una determinata persona facilmente identificabile, è attestato in If IV 59 Israèl con lo padre (Giacobbe con il p. Isacco); XVII 111 gridando il padre a lui " Mala via tieni! " (al terrore di Icaro per la caduta delle ali si aggiunge il rimorso per non aver ascoltato i consigli del p. Dedalo); XX 58 (Tiresia, p. di Manto); XXVI 95 né la pieta / del vecchio padre (la pietà filiale per Laerte è uno dei tre più forti affetti naturali che non sono sufficienti a vincere, in Ulisse, l'ardore della conoscenza); XXXI 5 la lancia / d'Achille e del suo padre (la favolosa lancia che al secondo colpo guariva, era passata da Peleo al figlio Achille). Ancora si riconoscono Rodolfo di Asburgo, p. di Alberto d'Austria, in Pg VI 103; Filippo III l'Ardito, p. di Filippo il Bello, in VII 109; Giove in XII 32; s. Giuseppe nella visione di mansuetudine di XV 91 dolenti, lo tuo padre e io / ti cercavamo; Saturno in Pd XXII 146; David in Cv IV XII 8; Anchise in XXVI 14.
In altre attestazioni il termine non tende alla determinazione della persona, ma puntualizza nel solo rapporto di parentela il nesso di una particolare vicenda: così in If XXX 39 Mirra scellerata, che divenne / al padre, fuor del dritto amore, amica, vale a denunziare la snaturata passione; in Pd IV 104 di ciò pregato / dal padre suo, la propria madre spense (Almeone vendica il p. Anfiarao facendo morire la madre Erifile: cfr. Pg XII 49 ss.); in VIII 132 vien Quirino / da sì vil padre, che si rende a Marte (dove si esemplifica il rapporto tra generato e generante, escludente ogni continuità di indole e attitudine); in XI 59, XXXI 63 e Vn XXII 2 questa donna [Beatrice] fosse in altissimo grado di bontade, e lo suo padre... fosse bono in alto grado.
Frequenti sono anche i casi in cui la persona è determinata con il suo nome proprio: If XXXII 57 la valle... / del padre loro Alberto e di lor fue (questa volta è il nome del p. che fa individuare i figli, Alessandro e Napoleone degli Alberti, conti di Mangona); Pg XI 59, Pd XII 79, Cv IV V 6 Iesse fu padre del sopra detto David, XXV 10, XXVI 9, XXVII 20. O si rafforza il valore primario di " genitore " nell'esplicito rapporto con il figlio, come in If XXVIII 136 Io feci il padre e 'l figlio in sé ribelli, dove appunto s'indica la gravità del delitto di Bertram dal Bornio nell'aver fomentato l'ostilità tra p. e figlio, Enrico II d'Inghilterra e il suo primogenito Enrico, detto il re giovane (cfr. Conti di antichi cavalieri, in Novellino, a c. di S. Lo Nigro, Torino 1963, 303 ss.); così in Pg I 33 che più non dee a padre alcun figliuolo, Pd VI 110, XIV 65, XV 104 e 123, XVII 3; Vn XXII 2 nulla sia sì intima amistade come da buon padre a buon figliuolo e da buon figliuolo a buon padre; Cv I XII 4 di tutti li uomini lo figlio è più prossimo al padre; II VIII 6 (due volte), III X 7, XI 16, IV Le dolci rime 62 né di vil padre scenda / nazion che per gentil già mai s'intenda (in questa e nelle successive attestazioni il rapporto p.-figlio è considerato alla luce del confronto tra l'antica e la nuova concezione della nobiltà); VII 9, XIII 13, XIV 3 e 5, XV 2 e 3 (due volte), XXIV 14 (tre volte), 15, 16 (due volte), 17 (cinque volte) e 18, XXV 8 e 10 (due volte), XXIX 1 e 7; Fiore XXXVI 8 tanto ch'i' l'amo più che padre figlio, e CXXII 8.
Particolare intensità il termine acquista nei tre vocativi di If XXXIII 51 Tu guardi sì, padre! che hai?, 61 Padre, assai ci fia men doglia / se tu mangi di noi, e 69 Padre mio, ché non m'aiuti?, a commento dei quali si ricordi il passo del De Sanctis: " quel grido: Padre! accompagnato col subitaneo levarsi in pié di tutti e quattro, essi che stavano a terra esausti per fame. Quel grido... ha virtù di arrestare il padre, di restituirgli la padronanza di sé, tolto per forza a quell'istante di obblio ". Cfr. anche il v. 35.
Significa talora " antenato ", come in Pd XVI 112 Così facieno i padri di coloro / che... si fanno grassi stando a consistoro, dove gli avi dei Visdomini e dei Tosinghi nel discorso di Cacciaguida costituiscono uno dei numerosi elementi del confronto tra la Firenze antica e quella moderna; Cv IV VII 9 Non trapasserai li termini antichi che puosero li padri tuoi (la citazione dai Proverbi di Salomone conclude il commento dei vv. 38-39 di Le dolci rime), e XXVIII 6.
P. è frequente appellativo di Virgilio, e D. lo usa per la prima volta in una situazione di smarrimento, quando Virgilio lo lascia per andare a parlamentare coi demoni che rifiutano ai due l'ingresso nella città di Dite: If VIII 110 quivi m'abbandona / lo dolce padre, e io rimagno in forse: fino a poco prima Virgilio era stato ‛ duca ' e ‛ maestro ', ora nella solitudine e nel timore si matura quel rapporto filiale che, espresso già dall'appellativo di ‛ figlio ' adottato da Virgilio fin dall'inizio del viaggio (III 121), vivrà per tutto l'Inferno e il Purgatorio; all'appellativo si accompagna quasi sempre l'attributo ‛ dolce ' che, più che qualificare Virgilio, conferisce a quel rapporto la luce più nobile della carità: così in Pg IV 44, XV 25 e 124 (dolce padre mio, come in XXV 17 e XXVII 52; e cfr. XVII 82), XVIII 13 (dolce padre caro), XXIII 13; per l'uso del superlativo in XXX 50 (Virgilio dolcissimo patre), cfr. il Tommaseo: " Sempre lo chiamò dolce padre: ora che lo perde, dolcissimo ". L'attributo manca solo in Pg XIII 34, mentre è sostituito in XVIII 7 quel padre verace, e XXVII 4 lo più che padre.
D. poeta rivolge l'appellativo di p. ad Apollo (Pd I 28), ma come epiteto spettante al dio, p. dei poeti. Rivolto a Cacciaguida, in XVI 16 Voi siete il padre mio, il termine si colora di orgoglio, secondo quanto il poeta ha già rivelato nei versi precedenti; mentre in XVII 106 Ben veggio, padre mio, sì come sprona / lo tempo verso me, la diversa situazione psicologica discopre l'autentico sentimento di stima e di affetto che il pellegrino nutre per il suo antenato (vede e vuol dirittamente e ama, v. 105).
Il medesimo appellativo acquista sfumature diverse quando è rivolto a s. Benedetto (Pd XXII 58), a s. Pietro (XXIV 62 e 124 O santo padre; XXXII 124 padre vetusto / di Santa Chiesa) e infine a s. Bernardo (XXXII 100 O santo padre).
Per riferimento a un'opera creativa i cui effetti permangono o si sviluppano nella storia, p. qualifica personaggi come Enea, in If II 21 de l'alma Roma e di suo impero / ne l'empireo ciel per padre eletto, quale progenitore di Romolo (che a sua volta è detto primo padre di Roma in Cv IV V 10); in Pg XXVI 97 odo nomar sé stesso il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre, l'appellativo e il contesto esprimono non solo il riconoscimento del Guinizzelli quale capostipite del dolce Stil nuovo, ma anche, come nota il Momigliano, " il cuore di Dante poeta: il ‛ cuore ', perché c'è nelle sue parole un accento affettivo, di uomo che della poesia non fa mestiere ma vita ". Più volte p. è riferito ad Adamo, primo padre (Pd XIII 111), padre antico (XXVI 92), padre per lo cui ardito gusto / l'umana specie tanto amaro gusta (XXXII 122), maggior padre di famiglia (v. 136). Più complesso valore rivela nel riferirsi a s. Francesco: Pd XI 85 Indi sen va quel padre e quel maestro / con la sua donna e con quella famiglia (" se padre e famiglia... vanno intesi in senso largo e spirituale, hanno pure un più ristretto e dolce valore affettivo ", Grabher).
Da Virgilio D. traduce l'epiteto per Giove, in Cv II V 14 sommo padre (cfr. Aen. I 665). Con efficace metafora il sole è indicato come quelli ch'è padre d'ogne mortal vita in Pd XXII 116, dove se ne indica la congiunzione con la costellazione dei Gemelli sotto la quale D. era nato. Suona invece come amara ironia l'appellativo per un pontefice (Padre, da che tu mi lavi / di quel peccato ov'io mo cader deggio, If XXVII 108), in quanto proprio colui (Bonifacio VIII) che dovrebb'essere il p. spirituale di tutti gli uomini, come rappresentante della paternità divina, si è fatto istigatore di colpa e corresponsabile della conseguente perdizione di Guido da Montefeltro. Non meno denso di significato il riferimento a un altro pontefice, Silvestro, il primo ricco patre (XIX 117; per l'alternanza ‛ padre '-‛ patre ' cfr. Petrocchi, Introduzione 446), di cui è ricordata la dote, causa di mali senza fine.
La paternità di Dio è espressa nella parafrasi del Pater Noster, in Pg XI 1 O Padre nostro, che ne' cieli stai, e in un polemico raffronto con l'ingiustizia dei pastori della Chiesa: or si fa [la guerra] togliendo or qui or quivi / lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra (Pd XVIII 129). L'immagine scritturale di ‛ Pater luminum ' ricorre nella citazione di Iac. Epist. 1, 17, in Cv IV XX 6 ogni dono perfetto di suso viene, discendendo dal Padre de' lumi.
Più frequente il lemma ritorna come nome della prima persona della Trinità, come in Pd X 50 l'alto Padre, che sempre la sazia / mostrando come spira e come figlia, e XXVII 1; Vn XXIX 3 lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, dove il miracolo delle persone divine è indicato come la radice dell'essere miracoloso di Beatrice (ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade). Il nome della prima persona è ancora in Cv II V 4 'l Padre li potea dare molte legioni d'angeli... 'l Padre avea comandato a li angeli, e quindi nell'illustrazione del rapporto delle tre gerarchie angeliche con le tre persone della Trinità, al § 8 la potenza somma del Padre; la quale mira la prima gerarchia, cioè quella che è prima per nobilitade (Potestati, Cherubini, Serafini); e nella puntualizzazione del diverso grado di contemplazione delle tre categorie, ai §§ 9 e 10 Puotesi considerare lo Padre, non avendo rispetto se non ad esso; e questa contemplazione fanno li Serafini... Puotesi considerare lo Padre secondo che ha relazione al Figlio... e questo contemplano li Cherubini. Puotesi ancora considerare lo Padre secondo che da lui procede lo Spirito Santo... e questa contemplazione fanno le Potestadi.
Valore del tutto figurato ha in If XXVII 144 ch'elli è bugiardo e padre di menzogna, dove si qualifica il demonio con la sentenza evangelica di Ioann. 8, 44.