PACIFICO da Sanseverino, santo
PACIFICO da Sanseverino, santo (Carlo Antonio Divini). – Nacque il 1° marzo 1653 a San Severino, nella provincia pontificia della Marca d’Ancona, ultimo dei tredici figli di Antonio Maria Divini (cugino di Eustachio, noto astronomo e ottico) e di Maria Angela Bruni, «gentiluomini pij, da bene» (Falconara, Archivio della Biblioteca Francescano-Picena, Fondo della ex Provincia riformata di san Pacifico, Copia del processo apostolico, c. 45).
All’età di quattro anni, dopo la morte della madre e per la sopraggiunta difficoltà economica della famiglia, fu affidato allo zio materno, arcidiacono della cattedrale. Le biografie presentano un’infanzia solitaria e meditativa, piegata all’intransigente figura dello zio, scandita da frequenti visite di raccoglimento alle chiese della città e ai ‘sacri altarini’ che Carlo Antonio si costruiva in casa. Su consiglio dei minori osservanti riformati del convento sanseverinate di S. Maria delle Grazie, che ne conoscevano l’assiduità alla messa e alla dottrina cristiana e le pratiche caritative, fu inviato al convento dell’ordine di Forano (in Attigliano, luogo storico del francescanesimo).
Il 28 dicembre 1670 assunse il nome di Pacifico «che veramente gli convenne molto, atteso che ebbe per tutto il tempo di sua vita perfetta pace con se stesso, col Prossimo e con Dio» (Leggendario francescano..., 1722, p. 466, col. 1). Il 28 dicembre dell’anno seguente fu ammesso alla professione; al termine del primo anno di noviziato, in linea con le costituzioni dell’ordine minoritico, fu destinato al convento di S. Maria del Popolo di Montaldobbo (attuale Ostra) per completare il triennio di studi filosofici; quindi, nel 1674, si trasferì al convento dell’Annunziata di Fossombrone, dove seguì i quattro anni di formazione teologica. All’esame finale, con i tre valutatori previsti dalle Costituzioni riformate del 1642 dimostrò «profitto nelle scienze» e «singolare perfezione nelle virtù» (Bigioli, 1793, p. 21), ricevendo le lettere testimoniali di idoneità al sacerdozio.
Nel decennio successivo all’ordinazione sacerdotale (4 giugno 1678) – età del rilancio della predicazione minoritica e della «ripresa fervorosa dell’osservanza» (Cargnoni, 2002, p. 452) – peregrinò di convento in convento (nell’Anconitano, nel Maceratese, nell’Urbinate, spingendosi in area umbra) prima di far ritorno a Montaldobbo (1684), e di lì a Urbino e di nuovo a Forano: obbediente ai superiori, osservante del silenzio e dei digiuni, penitente e schivo nei modi, fervoroso nelle orazioni, paziente nella malattia.
Le biografie narrano che la sua fama di confessore e predicatore dalla parola semplice e apostolica prese a diffondersi nella provincia religiosa al pari delle sue virtù di obbedienza, zelo e mitezza, della sua immagine dal volto sereno poi fissata nell’iconografia. Con l’efficacia dell’esempio e del sermone, «obstinatorum mentes ad poenitentiam molliebat» (Melchiorri, 1839, p. 19), dotato di un quaresimale e di una raccolta di discorsi devoti che alcuni biografi ritengono scritti di suo pugno. Questi discorsi, donati poi a un confratello, registrati nella cella alla morte del frate, approvati nel corso del processo di beatificazione con decreto del 2 gennaio 1754, sono andati dispersi (Mandolini, 2007, pp. 214-216, 302 s.), risultando autografe soltanto le glosse al breviario conservato nel piccolo museo allestito nella chiesa sanseverinate.
Il 13 e il 28 maggio 1686 le congregazioni provinciali riunitesi a Jesi e ad Ascoli lo elessero prima vicario e poi guardiano del convento di San Severino in cui aveva preso forma la sua vocazione.
Il breve governo a S. Maria delle Grazie è documentato in modo frammentario e contraddittorio, anche perché coincidente con il dibattito interno alla provincia ríformata della Marca sull’opportunità di avviare, a partire da alcune comunità, un’osservanza della regola più rigorosa e corredata da mortificazioni, digiuni e orazioni frequenti. Nel clima di adesione alle linee del controllo dei regolari che, avviato da decenni, caratterizzava il pontificato di Innocenzo XI, le congregazioni provinciali del 1686 avevano destinato a tale sperimentazione il convento di San Severino, prefigurandovi, proprio con la scelta di un vigile ed esemplare custode quale era considerato Pacifico, quello «spirito particolare di perfezione cui non tutti per umana debolezza si sentono portati» (Giacomo del Borgo di Lucca, 1786, p. 161).
Il nuovo padre guardiano si impegnò per un anno a stabilire la nuova vita della comunità, indirizzandola alla povertà, alla predicazione e all’insegnamento della dottrina cristiana (particolarmente ai bambini della città e del contado), e provvedendola al contempo di fondi donati da cittadini e autorità municipali per il sostentamento e il restauro della fabbrica. Soprattutto, improntò la sua azione alla più rigida osservanza (negli atti comuni, nella disciplina, nelle attività pastorali), vigilando con severità su inadempienze e trasgressioni. Accenni nella documentazione lasciano intendere che la comunità abbia opposto resistenze a un’applicazione estrema e non patteggiata delle linee rigoriste; il nuovo zelo fu infatti introdotto soltanto più tardi: tentato nel 1706, nel 1715 e 1716, fu definito nel 1724, quando il convento delle Grazie divenne ufficialmente un ‘ritiro’, allineato alla rigida disciplina della comunità romana di S. Bonaventura e approvato da Clemente XI.
Spontaneamente, alla fine del 1697, rinunciò all’incarico e fece ritorno nell’eremo di Forano dove si trattenne per dodici anni, lasciando memoria delle sue penitenze, del fervore nella devozione (di Gesù crocifisso, della Vergine, dell’eucarestia), delle sue capacità profetiche – sulle vocazioni dei novizi, le nomine dei capitoli, la «sanguinosa guerra con la formidabile potenza ottomana» (Leggendario francescano..., 1722, p. 467, col. 2) – dello zelo pastorale e di una vita ritirata, chiusa persino ai parenti di sangue che andavano a visitarlo. Nel settembre 1705, tornò nel convento di San Severino come semplice frate, in pessime condizioni fisiche che, gravate dalla cecità, gli impedirono nel tempo di celebrare, confessare, partecipare alla vita comune.
Morì il 24 settembre 1721 nella sua celletta.
Nei giorni seguenti, al suo corpo rese omaggio «ogni sorte di gente, che poi al funerale fu assai più numerosa [...] a tagliargli l’abito, la Corda e portare via tutta la Corona» (ibid., p. 470, col. 1). La devozione popolare e l’invocazione taumaturgica al sepolcro – nella tomba comune dei frati e dal 1725 nella nuova sistemazione nella cappella delle Grazie, «ove Dio per sua intercessione dispensa larghissimi favori per così dire ad ogni ora» (Ranaldi, 1838, p. XXVI ) – accompagnarono l’intero cammino al riconoscimento della santità. I processi canonici, aperti nel 1740 e svoltisi secondo le rigorose procedure definite da Benedetto XIV fino alla beatificazione (4 agosto 1786) e alla canonizzazione (26 maggio 1839), riconobbero in frate Pacifico esemplare austerità della penitenza e sommo candore della vita.
Fonti e Bibl.: Falconara, Archivio della Biblioteca francescano-picena, Fondo della ex Provincia riformata di san Pacifico; tra i documenti: Copia del processo apostolico (copia completa degli atti dell’Archivio romano della Postulazione generale dei frati minori); copia della lettera del teologo Francesco Giuseppe da Cartoceto circa un Discorso manoscritto autografo di Pacifico sull’Annunciazione di Maria (mn L); documenti sulla devozione popolare, le tre ricognizioni del corpo (1725, 1755, 1786), i restauri del sepolcro, l’iconografia; Leggendario francescano, overo Istorie de Santi, Beati, Venerabili, ed altri Uomini illustri, nelli tre Ordini istituiti dal serafico Padre Francesco... dal padre F. Benedetto Mazzara minore riformato... corretto per l’aggiunta di nuove Vite... dal padre Pietr’Antonio di Venezia..., X, Venezia 1722, pp. 466-470; G. Tovazzi, Memorie compendiose del beato P. da S., Trento 1731; P.F. Catembini, Compendio della vita del venerabil p. fr. P. Divini da S., Roma 1753; Giacomo del Borgo di Lucca, Compendio della Vita del b. P. da S. ..., Roma 1786; Gian Alfonso da Mandrisio, Vita del beato P. Divini da S...., Lugano 1786; Vita del beato P. da S.... scritta dal cronologo dell’Ordine, Torino 1787; Luigi Maria da Vicenza, Memorie istoriche della vita di P. da S...., Vicenza 1787; G. Bigioli, Vita del b. P. da S...., Macerata 1793; G. Ranaldi, Memorie storiche di S. Maria del Glorioso presso la città di Sanseverino nel Piceno, Macerata 1838, passim; G.C. Gentili, Sopra l’Ordine Serafico in Sanseverino e sopra la vita di san P. Divini minore riformato..., Macerata 1839; S. Melchiorri, Vita di s. P. di S.... Roma 1839; D. Valentini, Relazione sulle festività celebrate nella città di Sanseverino per la canonizzazione di s. P. Divini, Macerata 1839; F. Michelesi, Elogio di s. P. Divini sacerdote, Macerata 1839; Sigismondo da Venezia, Cenni sopra la vita de’ santi P. da S. e Gio. Giuseppe della Croce..., Venezia 1839; L. Rocchi, Carme Latino... Per la santificazione del beato P. Divini (tradotti da E. Marcucci), Macerata 1840; Programma per le feste di s. P. Divini da S. eseguite da’ PP. Riformati di Napoli dal 6 al 14 febbraio, Napoli 1841; Il Perfetto Leggendario ovvero vite de ́Santi per ciascun giorno dell ́anno... , 9, mese di settembre, Roma 1847, pp. 193-201; S. Servanzi Collio, Gli oggetti di arte dentro la chiesa di S. Maria delle Grazie in Sanseverino dove si venerano le spoglie di s. P. indicati al forastiere..., Macerata 1864; P. Del Frate, Il ritratto di s. P. Divini nel Palagio municipale di Sanseverino delle Marche: elegia latina, San Severino 1873; Ammonimenti e aneddoti di s. P. Divini ofm da S. Marche protettore della Provincia Serafica Picena..., a cura di F. Rossi, s.l. ma Sanseverino 1928 (brani attribuiti a Divini); Ciro (Ortolani) da Pesaro, Il Devoto di s. P. da S.: piccolo manuale di preghiere, Pesaro 1929; Alessio d’Arquata, Cronaca della Riformata provincia de’ Minori della Marca, Cingoli 1893; Bernardino da Gajole, Vita di S. P. da S., Prato 1898; Ciro (Ortolani) da Pesaro, S. P. da S.: cenni biografici, Pesaro 1929; A. Talamonti, Cronistoria dei frati minori della provincia lauretana delle Marche. Monografie dei conventi, II, Sassoferrato 1939; III, ibid. 1941, ad ind.; O. Marcaccini, Le croci di un santo. S. P. Divini da S. Marche, San Severino 2002; Storia della spiritualità italiana, a cura di C. Cargnoni et al., Roma 2002, p. 452; G. Mandolini, P. da S. il penitente (1653-1721): un uomo, il suo tempo e la scelta francescana, Loreto 2007.