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NERUDA, Pablo

di Ruggero Jacobbi - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)
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NERUDA, Pablo (pseudonimo di Ricardo Neftali Reyes Basoalto, App. II, 11, p. 400)

Ruggero Jacobbi

Poeta cileno, morto a Santiago il 23 settembre 1973. Eletto senatore per il Partito comunista nel 1945, N. vede cancellato il suo mandato parlamentare con l'avvento al potere del presidente G. González Videla (1946); privato dell'immunità, viene ricercato come sovversivo e vive in clandestinità, finché riesce a fuggire dal Chile nel Messico.

Nel 1949 effettua un viaggio a Parigi e di qui in Unione Sovietica, Polonia, Ungheria; nello stesso anno presiede a Città di Messico il congresso mondiale dei Partigiani della Pace. Nel 1950 esce il Canto general, la sua opera maggiore, amplissimo poema sulla storia del Chile e della stessa America latina come insieme di tradizioni e incrocio di civiltà. Nel 1951 visita l'Italia e la Cina. Nel 1952 è ancora in Italia, da dove viene espulso come straniero indesiderabile; ma, a seguito di un movimento d'opinione pubblica, il decreto è revocato, e N. può trascorrere un lungo periodo a Capri dove scrive Las uvas y el viento, mentre a Milano si pubblicano Los viersos del Capitán. Nel 1953 può tornare a Santiago, dove l'anno dopo escono le Odas elementales, di straordinaria freschezza e voluta semplicità, nell'esaltazione dei più umili oggetti quotidiani. Nel 1955 è direttore della Gaceta de Chile; l'anno dopo pubblica le Nuevas odas elementales, e nel 1957, recatosi a Buenos Aires per un incontro di scrittori, viene arrestato dalla polizia argentina. Dal 1958 è presidente della Società Scrittori del Chile. Escono senza posa nuovi libri: Extravagário (1958), Cien sonetos de amor (1959), Las piedras de Chile (1961), Cantos cerimoniales (1961), e - prima in italiano che in spagnolo - il Memorial de Isla Negra (1962), che solo nel 1964 avrà definitiva e più ampia edizione, nell'originale, a Santiago. Sempre nel 1964 N. traduce Romeo andJuliet di Shakespeare, e prende parte attivissima alla campagna elettorale per S. Allende. Ancora nello stesso anno, a un convegno in Perù, ha un vivace contrasto con alcuni scrittori comunisti di varie nazionalità. Del 1966 è Arte de pájaros; l'anno dopo N. è a Mosca, al congresso degli scrittori dell'URSS, e scrive il suo unico lavoro teatrale, poi rappresentato in tutto il mondo e anche in Italia, Fulgor y muerte de Joaquín Murieta. Nel 1968 pubblica La Barcarola e Las manos del día. Seguono ancora Aún (1969), l'angosciosa e apocalittica Fin del mundo (1969), Las piedras del cielo (1970), La espada encendida (1970). Intanto N., candidato alla presidenza della Repubblica per il Partito comunista, ritira la sua candidatura perché i voti dei militanti possano confluire nella lista di Unione Democratica che porterà Allende alla presidenza. Il poeta saluta con entusiasmo questa vittoria e la formazione di un governo popolare. Viene nominato ambasciatore a Parigi, e nel 1971 riceve il premio Nobel per la letteratura. Nel 1972 ritorna in patria gravemente ammalato, mentre il governo Allende è in crisi: N. si rifugia a Isla Negra, e intanto pubblica una nuova raccolta, Geografia infructuosa. Nel 1973, quando ormai la minaccia del colpo di stato militare è incombente, scrive Incitation al nixonicidio y alabanza de la Revolución chilena. Ma siamo ormai al fatale 24 settembre 1973, quando N. seguirà Allende sul cammino della morte, mentre la dittatura di Pinochet s'instaura in tutto il paese e manda le sue spie a prender nota dei nomi di coloro che seguono il funerale del poeta.

La poesia di N. ha trovato negli ultimi tempi fierissimi oppositori da parte di una critica che le rimprovera l'enfasi, l'esteriore e ripetitiva abilità tecnica, l'asservimento della parola lirica alla propaganda politica. Tuttavia, sceverando con rigore fra le migliaia di versi della sua sterminata produzione, non v'è dubbio che anche i più esigenti possono, e potranno sempre, formare un'impressionante antologia di testi fra i più alti della poesia moderna di lingua spagnola, sostenuti oltretutto da un prodigioso dono di "canto" che si articola nelle strutture musicali più disparate, con una costante sperimentazione linguistica e metrica, sui temi congeniali dell'amore, del paesaggio natale e delle speranze collettive. Tutto N. è tradotto da G. Bellini, in diversi volumi editi dalla ed. Accademia di Milano fra il 1960 e il 1973; ma vanno ricordate le traduzioni di D. Puccini (Poesie, Firenze 1962; Canto generale, ivi 1962 e, completo, Milano 1970), di S. Quasimodo (Poesie, Torino 1952) e di V. Bodini (1970).

Bibl.: M. J. Lellis, P. Neruda, Buenos Aires 1957; R. Salama, Para una crítica a P. Neruda, ivi 1957; P. A. Cuadra, Dos mares y cinco poetas, in Torres de Dios, Managua 1958; Autori vari, Mito y verdad de P. Neruda, Mexico 1958; M. Aguirre, Génio y figura de P. Neruda, Buenos Aires 1964; R. Silva Castro, P. Neruda, Santiago de Chile 1964; L. Terracini, Il "Sumário" de P. Neruda e la poesia della memoria, Firenze 1964; Europe, numero speciale, XLII (1964); J. Alazraki, Poética y poesia de P. Neruda, New York 1965; E. Rodriguez Monegal, El viajero immovil, Buenos Aires 1966; D. Puccini, introd. a Canto generale, Milano 1970; A. Melis, Neruda, Firenze 1970; A. Gatell, Neruda, Madrid 1971; M. E. Garson, P. Neruda. Regresó el caminante, New York 1971; G. Bellini, Neruda, Milano 1973.

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