MONTALBANI, Ovidio
– Nacque a Bologna il 18 nov. 1601 da Bartolomeo, ricco mercante della seta, e da Giulia Gibetti, figlia del medico collegiato Ovidio.
Compiuti i primi studi in grammatica e retorica, si dedicò a quelli di filosofia sotto la guida di V. Montecalvi e di medicina con B. Ambrosini, laureandosi il 21 marzo 1622. In seguito a una speciale dispensa ab aetatis defectu, non avendo ancora compiuti i 25 anni, ottenne dal Senato l’abilitazione a una pubblica lettura in logica, che tenne fino al 1628, passando poi alla cattedra di medicina teorica fino al 1632 e a quella di matematica dal 1633 al 1651. L’anno seguente, infine, fu assegnato alla cattedra di filosofia morale che tenne fino al 1665, anno della giubilazione.
Dal 1629 fu incaricato di redigere l’annuale taccuino astrologico dello Studio. Il taccuino, pubblicazione ufficiale dell’Università, affisso in luogo pubblico, costituiva uno strumento essenziale per l’attività medica, poiché, dando conto dei principali aspetti astrali, secondo la tradizione medica di impianto aristotelico e ippocratico, fissava i giorni propizi per effettuare le terapie. Il M. diede al taccuino una impronta personale, facendo precedere il consueto trattato astrologico da introduzioni concernenti vari argomenti. L’insieme delle introduzioni, pubblicate dal 1633 al 1664, pur perseguendo un intento divulgativo, mirava a tratteggiare un preciso modello, prefissato ab origine. Trattando in sequenza argomento botanico, idrologico, meteorologico, astronomico, storico, linguistico e infine morale, il M. aspirava a rappresentare lo scibile umano e la struttura del cosmo aristotelico-tolemaico.
All’interno di ciascun trattatello, oltre al tono erudito, caratterizzato da un ampio apparato di citazioni, trovano spazio l’aneddoto e il costante riferirsi alla realtà quotidiana. La pubblicazione annuale del taccuino astrologico offrì al M. lo spunto per dare un proprio contributo alla discussione sulle più recenti polemiche scientifiche. Nei taccuini di argomento astronomico, e in particolare nei trattati Cometoscopia, sulle comete (Bologna 1646) e Selenoscopia, sulla Luna (ibid. 1647), pur in un contesto conservatore, vennero tentate caute aperture nei confronti delle nuove osservazioni. Atteggiamento completamente diverso ebbe invece in campo medico, nel quale si scagliò contro chi metteva in discussione la teoria umorale e le terapie di ripristino dell’equilibrio corporeo da essa derivate. In Antineotiologia cioè discorso contro le novità (ibid. 1662) il bersaglio è l’approccio innovatore alla medicina rappresentato da M. Malpighi, il cui De pulmonibus observationes anatomicae pubblicato l’anno precedente segnava la nascita dell’anatomia microscopica e perseguiva quell’indirizzo sperimentale già pesantemente osteggiato dal M. e da G.G. Sbaraglia.
Al contesto universitario e cittadino vanno riferite le cariche inerenti ai due Collegi, medico e filosofico, ai quali fu ascritto rispettivamente il 13 luglio 1622 e il 23 nov. 1626. Del Collegio medico, organo giurisdizionale e di controllo dell'attività di medici chirurghi e speziali a Bologna e nel contado, fu prima decano e, dal 1664, priore. All’interno delle due istituzioni a partire dal 16 maggio 1642 ricoprì anche la carica di archivista, impegnandosi a raccogliere e riunire in volumi l’antico nucleo dell’archivio dei Collegi. Fu attivamente partecipe alla vita culturale cittadina, stringendo relazioni di amicizia e sodalizio scientifico e culturale con diversi personaggi, tra i quali F. Liceti, L. Legati, T. Dempster. Fu inoltre intimo amico dell’erudito genovese A. Aprosio, che lo citò più volte nella sua Bibliotheca Aprosiana. Attorno a questa rete di relazioni intellettuali si svilupparono interessi scientifici e culturali di varia natura, che diedero l’impulso a successivi studi.
Tra questi, degna di attenzione è l'opera Minervalia Bonon. civium anademata, seu Bibliotheca Bononiensis (Bologna 1641), primo tentativo di una bibliografia bolognese. Indagine storica, antiquaria e toponomastica si mescolano in Helioscopia overo l’historico colosso di Felsina antica (ibid. 1650) e Arioscopia overo gl’historici spiriti di Felsina antica (ibid. 1651), confluiti poi in Le antichità più antiche di Bologna (ibid. 1651), fantasiosi tentativi di ricostruzione storica dell’antica Felsina. L’attenzione alla realtà bolognese è evidente anche negli scritti relativi al tema linguistico e dialettologico: Diologogia overo delle cagioni, e della naturalezza del parlare, e spetialmente del più antico, e più vero di Bologna (ibid. 1652) e Cronoprostasi felsinea overo le saturnali vindicie del parlar bolognese, e lombardo (ibid. 1653) poi confluite nel Vocabolista bolognese (ibid. 1660), pubblicato sotto lo pseudonimo anagrammato di Gio. Antonio Bumaldi. Tema dominante degli scritti dialettologici è la rivendicazione della dignità della lingua felsinea e l’idea che l'italiano nasca dalla fusione ed elaborazione, anche in ambito bolognese, delle lingue latina e lombarda.
Partecipò alla vita di accademie non solo bolognesi. Nel 1624 fondò insieme con C.A. Manzini, l’astrologo C. Ghirardelli e il matematico A. Muratori, l’Accademia matematica dei Vespertini le cui riunioni si svolgevano al crepuscolo presso la sua abitazione. Fu anche attivo col nome di Stellato tra gli Indomiti, l’Innestato presso l'Accademia bolognese dei Gelati, il Rugiadoso nell’Accademia della Notte.
L’attività accademica fu progressivamente affiancata da impegni istituzionali nelle diverse magistrature cittadine. Fu più volte chiamato ad apporre il vidit in quelle pubblicazioni di carattere scientifico che attendevano l’imprimatur da parte dell’inquisitore provinciale, come avvenne per la prima edizione delle Opere di Galileo Galilei curata da V. Viviani e stampata a Bologna dagli eredi di Dozza nel 1655. Per diversi periodi, dal 1648 al 1661, ricoprì le cariche di tribuno della plebe, di priore della gabella grossa e, nel secondo semestre del 1662, di giudice ordinario del foro dei mercanti. Intorno a queste esperienze, in particolare quella di tribuno della plebe, il M. produsse alcuni scritti: Il pane sovventivo succedaneo del pane ordinario (ibid. 1648) e il Formolario economico, cibario, medicinale, di materie più facili, e di minor costo (ibid. 1654) scritti con lo scopo di fornire alternative alimentari, soprattutto al pane, nei periodi di carestia. Nel 1657 assunse la carica di custode del museo Aldrovandi, curando la pubblicazione della Dendrologia, ultimo volume dell’opera di U. Aldrovandi.
Ebbe tre mogli: Pantasilea figlia di Achille Canonici (sposata nel 1632), Giulia di Banzio Banzi (sposata nel 1649) e Ginevra figlia di Vincenzo Gessi (sposata il 2 giugno 1650), dalle quali non ebbe figli.
Il M. morì a Bologna il 20 sett. 1671. Fu sepolto nella cappella di famiglia presso la chiesa di S. Francesco.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. arcivescovile, Cattedrale di S. Pietro, Registri di battesimo, 18 nov. 1601; Parrocchia di S. Isaia, Libri dei morti, 20 sett. 1671; Archivio di Stato di Bologna, Atti dei notai del distretto di Bologna, Notaio Giovan Battista Cavazza, 1668, cc. 544-550 (rogito 16 dic. 1668); 1671, cc. 461-466 (rogito 2 ott. 1671); Ibid., Notaio Filippo Carlo Zanatti Azzoguidi, Minutario, 1670/71, n. 69 (rogito 17 dic. 1671); Assunteria di Studio, Protomedicato, n. 87; Ibid., Requisiti dei lettori, vol. 48, n. 9; Senato, Instrumenti, scritture e altro, Serie E, s.o. 23, n. 27; Serie F, s.o. 11, n. 16 ; Ibid., Partiti del Senato, voll. 17, cc. 73, 175; 18, c. 89; 20, cc. 30, 89; 21, c. 64; 22, cc. 42, 44; 23, c. 41; 24, cc. 18, 154; 25, c. 70; Studio, reg. 277, cc. 59-60; G. Ghilini, Teatro d’huomini letterati, II, Venetia 1647, p. 206; V. Zani, Memorie imprese, e ritratti de’ signori Accademici Gelati di Bologna, Bologna 1672, pp. 350-353; P.A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1714, p. 223; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna 1786, pp. 57-64; S. Muzzi, Memorie dei Montalbani in S. Francesco e specialmente del famosissimo O., in Eletta dei monumenti più illustri e classici, sepolcrali ed onorari di Bologna e suoi dintorni compresi gli antichi del cimitero, IV, Bologna 1844; G. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni, Bologna 1847, p. 215; E. Lovarini, I discorsi astrologici bolognesi del secolo XVII, in La Lettura, Milano 1912, pp. 327-335; A. Neviani, Le Curae analyticae di O. M. Spigolatura aldrovandiana, in Atti della Pontificia Accademia delle scienze nuovi Lincei, LXXXVII, sess. IV, Civitate Vaticana [1934], pp. 267-272; A. Sorbelli, Il «tacuinus» dell’Università di Bologna e le sue prime edizioni, in Gutenberg Jahrbuch, 1936, pp. 109-114; G. Loreta, Il teatro anatomico dell'Archiginnasio bolognese e il suo soffitto, in L’Archiginnasio, 1938, pp. 223-231; H.B. Adelmann, Marcello Malpighi and the evolution of embriology, Ithaca-New York 1966, ad ind.; G. Bronzino, Notitia doctorum, sive Catalogus doctorum qui in collegiis philosophiae et medicinae Bononiae laureati fuerunt ab anno 1480 usque ad annum 1800, Milano 1962, prefazione; A. Bignardi, Per la storia dell’agricoltura bolognese. Gli almanacchi rurali di O. M., in Economia e Storia, XIV (1967), pp. 167-184; P. Camporesi, Il pane selvaggio, Bologna 1980, pp. 134-224; E. Casali, La medicina magico-astrologica, in Cultura popolare nell’Emilia-Romagna, Medicina, erbe, magia, Milano 1981, pp. 220-239; F. Foresti, Il «Vocabolista bolognese» di O. M. e l’etimologia dialettale nel '600, in Etimologia e lessico dialettale. Atti del XII Convegno per gli studi dialettali italiani, Macerata … 1979, Pisa 1981, pp. 237-246; A.M. Brizzolara, Per una storia degli studi antiquari nella prima metà del Seicento: l’opera di Fortunio Liceti, in Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna, n.s., III (1983), pp. 467-496; S. De Maria, Sull’antiquaria bolognese del Seicento, ibid., pp. 515-518; M. Cavazza, La cometa del 1680-1681: astronomi e astrologi a confronto, ibid., pp. 409-466; G.L. Betti, Tra università e accademie. Note sulla cultura bolognese del primo Seicento, in Strenna storica bolognese, XXXVII (1987), pp. 81-98; E. Casali, Dallo Studio alla Piazza. L’almanacco tra scienza e burla, in Storia illustrata di Bologna, a cura di W. Tega, Milano 1989, pp. 121-140; C. Scappini - M.P. Torricelli, Lo studio Aldrovandi in Palazzo Pubblico (1617-1742), a cura di S. Tugnoli Pattaro, Bologna 1993; G.L. Betti, Questioni di eredità nella famiglia Montalbani durante il '600, in Strenna storica bolognese, XLVI (1996), pp. 119-129; R. Marchi, I Tacuini di O. M.: cultura e astrologia nella Bologna del Seicento, tesi di laurea, Università di Bologna, a.a. 1998-99; Id., O. M. e Giordano Bruno, teoria del minimo e aspetti della cultura matematica, medica e astrologica nella Bologna del '600, in Bruniana e campanelliana: ricerche filosofiche e materiali storico-testuali, VI (2000-02), pp. 554-560; F. Di Rita, Le arti bolognesi in un’opera del 1670: «L’honore dei Collegi dell’Arti» di O. M., tesi di laurea, Università di Bologna, aa. 2001-02; G. Coccolini, L’Honore de i Collegi dell’arte di O. M., in Id., L’arte muraria italiana: i costruttori gli ingegneri e gli architetti, Bologna 2002, pp. 100-103; E. Casali, Le spie del cielo: oroscopi, lunari e almanacchi nell’Italia moderna, Torino 2003, ad indicem.