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OVAMBO

di Renato BIASUTTI - Carlo TAGLIAVINI - - Enciclopedia Italiana (1935)
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OVAMBO (Ov-Ambo)

Renato BIASUTTI
Carlo TAGLIAVINI

La più considerevole popolazione negra dell'ex-territorio germanico dell'Africa del Sud-Ovest (80.000 individui), stanziata fra i corsi del Cunene e Cubango (Okavango), nell'altipiano che si allarga a N. della conca dell'Etoscia. Parlano un dialetto bantu. Sono allevatori di bestiame (buoi dalle brevi corna e capre), ma soprattutto attivi e valenti agricoltori (miglio, granturco, zucche, legumi, tabacco, canapa), che usavano il concime animale già prima della penetrazione europea e ora vanno anche adottando l'aratro. L'abitazione è formata da capanne cilindro-coniche, riunite, con i magazzini, le case del consiglio, ecc., in insediamenti di forma irregolare occupati in genere da una sola grande famiglia; in un gruppo a parte sono raccolti i granai, formati da vasti panieri a otre. L'abbigliamento è succinto. Le armi, prima dell'introduzione di quelle europee, erano l'arco, la lancia e la piccola clava da getto. La religione è un insieme di pratiche animistiche e di culto degli antenati. L'organizzazione familiare e sociale mostra, come nei vicini Herero, gli elementi caratteristici della grande famiglia matriarcale.

Gli Ovambo sono divisi in una dozzina di tribù, che parlano dialetti differenti, per quanto simili tra loro: gli Ondonga parlano l'ošindonga; gli Unkuanyama parlano l'ošikuanyama, conosciuto anche col nome, meno proprio, di ovambo. Tutti questi dialetti appartengono alla grande famiglia delle lingue bantu (v.).

Si può notare che le aspirate nasali corrispondono in generale a quelle del nyamwezi. L'ošikuanyama possiede poi uno speciale f il cui suono tende a s e ricorda molto il s??? del venda. Interessanti sono anche le contrazioni di tipo omona 〈 omuana; ē 〈 adi e le trasposizioni di i, tanto importanti del resto in tutto il bantu (per es., pupiala per *piupala). Il Tonjes ha fatto notare che il suff. -ana non indica la reciprocità, come nella maggior parte delle lingue bantu, ma la "funzione abituale" (del resto anche nel duala ha un valore simile e perfino nel suaheli, forme come: patikana, onekana, ecc. hanno valore "abituale").

Bibl.: P. H. Brincker, Lehrbuch des Oschikuanyama, Berlino 1891 (invecchiato); H. Tonjes, Lehrbuch der Ovambosprache: Osikuanyama, Berlino 1910; id., Wörterbuch der Ovambosprache Osikuanyama, ivi 1910.

Vedi anche
Boscimani Popolazione dell’Africa sud-occidentale che fa parte, antropologicamente, del gruppo pigmeo steatopigide; trae il nome dall’olandese boschjesman «uomo della boscaglia» dato dai coloni olandesi ai gruppi di cacciatori e raccoglitori insediati all’interno e nei territori circostanti il deserto del Kalahari. ... Bantu antropologia  Una delle grandi famiglie in cui si dividono tradizionalmente, in base a un criterio linguistico, i gruppi africani. Benché il termine Bantu (propr. «gli uomini», plur. di muntu «uomo») non abbia propriamente valore antropologico o etnologico, spesso si utilizza per denominare la gran parte ... Namibia Stato dell’Africa meridionale; si affaccia largamente sull’Oceano Atlantico tra le foci dei fiumi Cunene e Orange; confini quasi sempre rettilinei lo separano a N dall’Angola, a S dal Sudafrica, a E da questo paese e dal Botswana, mentre a NE un lungo saliente (‘dito di Caprivi’ o Caprivi Strip), stretto ... allevaménto degli animali allevaménto degli animali Attività (e relative strutture) per la gestione, il mantenimento e la riproduzione di animali domestici (mammiferi, uccelli e pesci) al fine di sfruttamento economico (produzione di carne e grasso, di latte, di pelli, di pellicce, di uova ecc.). Il bestiame allevato appartiene ...
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