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OTTOTIPI

di Cesare GIARRATANO - Camillo GIANNANTONI - Enciclopedia Italiana (1935)
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OTTOTIPI

Cesare GIARRATANO
Camillo GIANNANTONI

. Sono tavole che servono per l'esame della funzione visiva. Su esse sono stampati dei numeri o delle lettere e, per gli analfabeti, forche, anelli, ecc. I numeri o i segni sono disposti su diverse righe e in ciascuna riga essi hanno una grandezza opportunamente calcolata.

L'acutezza visiva viene determinata dall'oggetto più piccolo che a una distanza data è distinto da altri di grandezza uguale e che siano fra loro separati da uno spazio pari alla grandezza degli oggetti stessi: questo più piccolo oggetto, come pure la distanza che li separa, sottende un angolo detto minimo visibile, minimo separabile, ed esso è, nei soggetti normali, di un minuto primo. È chiaro che, se un determinato oggetto viene avvicinato o allontanato dall'occhio, esso sottenderà un angolo visivo maggiore o minore e a questi, rispettivamente e proporzionalmente, corrisponderà un angolo retinico più ampio o più piccolo. Da ciò consegue che se noi vogliamo raddoppiare la distanza dall'occhio dell'oggetto più piccolo che esso è capace di vedere, è necessario, perché possa essere egualmente distinto, che la grandezza di esso venga pure raddoppiata. Su questo principio è basata la costruzione degli ottotipi.

Le lettere o i segni degli ottotipi sono visti sotto l'angolo di cinque minuti primi, affinché ciascuna parte che li costituisce e li differenzia sia vista sotto l'angolo di un minuto primo. Se si vuole distinguere un C da un O, è necessario che l'occhio percepisca l'interruzione che esiste nel C e che, per rappresentare la quinta parte della larghezza e dell'altezza della lettera, sottende un angolo di un minuto primo.

Generalmente nelle tavole ottotipiche accanto a ciascuna riga è indicata la distanza alla quale un occhio normale deve vedere distintamente le lettere o i segni in essa riga contenuti, ciò che è naturalmente computato sempre in base ai principî già esposti. Ne consegue che la capacità visiva sarà maggiore o minore di uno a seconda che le lettere o i segni delle singole righe saranno visti a una distanza maggiore o minore di quella accanto segnata.

L'esame della funzione visiva con gli ottotipi viene fatta in modo che questi siano bene illuminati, naturalmente o artificialmente. L'esame viene praticato, comunemente, alla distanza di cinque metri e la formula che esprime l'acutezza visiva è data da una frazione nella quale il numeratore è rappresentato dalla distanza, in metri, del soggetto dalla tavola ottotipica e il denominatore dal numero dei metri a cui le lettere o i segni dovrebbero essere posti per essere distinti sotto un angolo di cinque minuti primi, e che è segnato accanto alla riga. Se un soggetto vede a cinque metri una lettera o un segno che un occhio normale distingue alla stessa distanza, il visus sarà di 5/5, ossia uguale a uno; se invece a una eguale distanza (5 m.) un altro soggetto distingue solo la lettera o il segno che un occhio fisiologico vede a 10 metri, il visus sarà di 5/10.

Può accadere che alla distanza stabilita di cinque metri un soggetto non riesca a distinguere neanche le lettere o i segni più grandi, visibili per un occhio normale a 50 metri; allora, per precisare il visus, si avvicinerà la tavola ottotipica finché il soggetto vedrà le lettere o i segni più grandi: in tal modo il visus sarà uguale a una frazione nella quale il numeratore è dato dal numero dei metri al quale sono distinti i segni o le lettere della prima riga e il denominatore da 50, numero dei metri ai quali essi dovrebbero essere visti.

Si trovano tavole ottotipiche di varia specie, quali quelle di Snellen, di De Wecker, di Landolt, le internazionali di Hess, quelle di Cirincione e quelle di Contino.

Per determinare il visus in sospetti simulatori si hanno inoltre ottotipi speciali formati da lettere stampate in rosso e in verde su fondo bianco o nero. Davanti agli occhi del soggetto da esaminare si pongono due vetri, uno rosso e uno verde: l'occhio con il vetro rosso non distingue le lettere colorate in rosso, ma solo quelle verdi e le vede nere, e viceversa. In tal modo è possibile stabilire l'acutezza visiva dell'uno e dell'altro occhio, separatamente, e senza che il soggetto se ne accorga. Esistono infine anche tavole ottotipiche per l'esame della funzione visiva in vicinanza.

Vedi anche
acuità visiva acuità visiva (o visus) Capacità dell’occhio di vedere distintamente gli oggetti. Il minimo valore dell’angolo sotto il quale si ha la visione distinta di due punti luminosi si assume come misura dell’acuita visiva (per l’occhio normale circa 1′). grafema Nella terminologia linguistica, la minima unità grafica di un sistema alfabetico o sillabico o ideografico ecc., cioè un segno che in un determinato sistema grafico si distingue da tutti gli altri segni del sistema e pertanto è in grado di far distinguere sul piano grafico una parola da altre.
Tag
  • ACUTEZZA VISIVA
Altri risultati per OTTOTIPI
  • ottotipi
    Enciclopedia on line
    Tavole (dette anche tavole o tabelle ottotipiche) usate in oculistica per determinare l’acutezza visiva (➔ visus). Vi sono stampati, con grandezze diverse, dei simboli (di solito lettere o cifre), che vengono fatti guardare dal soggetto esaminato posto a distanza di 5 metri (fig.). In genere negli o. ...
Vocabolario
ottotìpico
ottotipico ottotìpico agg. [der. di ottotipo] (pl. m. -ci). – In oculistica, tavola o., formata da alcune serie di ottotipi.
ottòtipo
ottotipo ottòtipo (o optòtipo) s. m. [comp. di otto (forma assimilata di opto-) e -tipo]. – Ciascuno dei simboli (di solito lettere, cifre o, per gli analfabeti, segni di altro genere) che, stampati con grandezze diverse e disposti su più...
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