BORRI (Burri, Burro), Ottorino
Figlio di Squarcino - che dal 1269 al 1275 era stato capitano dell'esercito dei fuorusciti milanesi viscontei - e fratello di Bonacosa, moglie di Matteo Visconti, viene ricordato per la prima volta dalle cronache milanesi negli ultimi anni del sec. XIII come partigiano dei Visconti. All'inizio del 1292 fu nominato dal cognato Matteo podestà di Como, poco dopo la conquista della città; ma nell'estate dello stesso anno una rivolta scoppiata nel Comune lo costrinse a rientrare in Milano. Ancora al servizio di Matteo appare nel 1300, quando venne inviato come podestà a Pavia.
Dopo questa data non abbiamo notizie sul B. per molti anni e non siamo quindi in grado di sapere quale fu il suo atteggiamento in occasione delle lotte cittadine degli inizi del secolo, lotte cui partecipò il fratello del B., Landolfo, prima a favore dei Torriani poi a favore dei Visconti. Sappiamo soltanto dal Calco che egli nel 1309 dette una figlia in moglie a Napino Della Torre: e la notizia - se vera - potrebbe far pensare a un suo avvicinamento ai Torriani. Il nome del B. ricompare nelle cronache nell'aprile del 1322, quando fu tra i dodici nobili milanesi inviati da Matteo Visconti - che era stato scomunicato da Giovanni XXII - a trattare con il legato pontificio, il cardinale Bertrando Del Poggetto.
Non sembra che il B. abbia preso parte attiva alle vicende milanesi successive alla rinuncia di Matteo Visconti al governo della città e alla sua morte (giugno 1322). Tuttavia quando Ludovico il Bavaro nel 1327 fece imprigionare Galeazzo, Giovanni, Luchino e Azzone Visconti e impose a Milano Guglielmo di Montfort come proprio vicario, il B. fu chiamato a far parte del Consiglio dei XXIV nobili che doveva coadiuvare il vicario nell'amministrazione del Comune: e tali nobili furono scelti tra i più decisi avversari di Galeazzo Visconti. Il B., pertanto, nella lotta intercorsa tra Galeazzo e Marco Visconti dovette schierarsi a favore di quest'ultimo.
Nel gennaio 1329 Ludovico concedeva ad Azzone Visconti il vicariato imperiale su Milano e nel febbraio Azzone rientrava in città insieme con lo zio Giovanni. I suoi primi provvedimenti furono intesi a eliminare coloro che avevano osteggiato Galeazzo: nello stesso mese di febbraio il B., insieme con altri membri del Consiglio dei XXIV, venne incarcerato nel castello di Binasco. Secondo il Fiamma vi rimase fino al 12 maggio dello stesso anno, allorché venne liberato da Luchino Visconti.
L'opposizione del B. ad Azzone non dovette però attenuarsi: l'ultima notizia sicura su di lui, del 26 nov. 1333, lo indica di nuovo imprigionato, questa volta nel carcere di Monza, forse perché implicato in una congiura contro il signore milanese. L'Argelati lo pone tra i "preclari viri" non giuristi che tra il 1348 e il 1351 rividero gli Statuti di Milano. È però probabile che non si tratti del B., ma di un suo più tardo omonimo.
Fonti eBibl.: B. Corio, L'historia di Milano..., Vinegia 1554, pp. 154v, 158r, 193v; Tristani Calchi Historiae patriae libri viginti, Mediolani 1627, pp. 395, 435; Galvanei Fiammae Manipulus florum..., in Rerum Italicarum Scriptores, XI, Mediolani 1727, coll. 728, 732, 735; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1792; F. Argelati, Bibliotheca Scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, p. 241; G. Giulini, Memorie della città e campagna di Milano, Milano 1857, IV, pp. 747 s., 798, 843; V, pp. 119, 145, 175; F. Calvi, Famiglie nobili milanesi, III, Milano 1884, tav. III; G. Biscaro, Le relazioni dei Visconti di Milano con la Chiesa, in Arch. stor. lomb., XLVI (1919), pp. 115 n. 4, 127 e n. 1, 223 n. 3; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, pp. 350, 360 s.; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano,ibid., V, ibid. 1955, pp. 158, 162-64, 166.