ALBERICI, Ottobono
Genovese, fratello di Nuvolone, fra il 1158 ed il 1159 partecipò a numerose società di traffici marittimi con l'Italia meridionale e Costantinopoli, investendovi cospicui capitali. Nel 1160 fu console dei placiti.
L'anno seguente fu inviato dal Comune come ambasciatore nel Marocco, ove stipulò col califfo un trattato commerciale della durata di quindici anni, in cui si riconosceva ai Genovesi il libero transito in tutto il territorio del califfato e si limitava il dazio sulle loro mercanzie all'otto per cento del valore, ad eccezione del porto di Bugia, ove il dazio era fissato nella misura del dieci per cento. Nel 1163 fu di nuovo console dei placiti e nel 1165 console del Comune. In questo anno si recò a Portovenere, ove ebbe un abboccamento con gli inviati pisani a proposito di una nave genovese predata da navi di Pisa nelle acque della Sardegna. Mentre duravano le trattative, la nave di un corsaro genovese fu, sotto gli occhi dei convenuti, attaccata da navi pisane. Ne nacque uno scontro, cui partecipò anche l'A., che rimase ferito. L'anno seguente egli fu inviato presso Federico I imperatore, cui presentò le lagnanze di Genova per le ostilità aperte da Guglielmo di Monferrato contro il Comune, sebbene fosse in corso una tregua fin'allora rispettata da ambo le parti; ma l'ambasceria non ottenne alcun risultato. Fu ancora console del Comune nel 1167 e nel 1170, quando tentò invano di rivendicare dai conti di Lavagna il castello di Frascario, di cui essi si erano impadroniti togliendolo con la forza ai signori di Passano, vassalli di Genova; nello stesso anno, recatosi a Portovenere, concordò con i Lucchesi un'azione di soccorso alla torre del Mutrone assalita dai Pisanì. Di nuovo console del Comune nel 1172, si recò alla dieta convocata in Siena dall'arcivescovo Cristiano di Magonza, cancelliere di Federico I, in cui Pisa fu messa al bando dell'Impero. Fu ancora console del Comune nel 1174 e nel 1179, anno in cui sottoscrisse il favorevole trattato commerciale stipulato dal Comune di Genova con Raimondo V conte di Tolosa. Non si hanno notizie di lui, posteriormente a tale data. Una sua figlia, Maria, sposò un membro della famiglia dei Richeri, Lanfranco.
Fonti e Bibl.: Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, a cura di L. T. Belgrano, I, Roma-Genova 1890, in Fonti per la Storia d'Italia, XI, pp. 59,62, 73, 170, 171-178, 193, 201, 229, 231, 238, 246, 248, 250, 254; II, ibid. 1901, ibid., XII, pp. 5, 12; Il cartolare di Giovanni Scriba, a cura di M. Chiaudano, I, Roma 1935, in Regesta Chartarum Italiae, XIX, I, p. 140, 173, 183, 184, 191, 194, 198, 202, 213, 214, 218, 220, 225, 227, 229, 233, 245, 255, 275, 276, 280, 292, 378, 394, 419; II, ibid. 1935, ibid., XX, pp. 7, 89, 239; M. G. Canale, Nuova istoria della Repubblica di Genova, I, Firenze 1858, pp. 161, 304, 345.