Weininger, Otto
Filosofo e psicologo austriaco (Vienna 1880 - ivi 1903, suicida). Tentò di fondare una filosofia dei sessi, considerando il sesso maschile come momento costruttivo del buono, del bello, del vero, dell’oggettivo, e quello femminile come momento opposto; ogni aspetto della vita conterrebbe i due elementi, in un perenne oscillare tra l’uno e l’altro. Elaborò così una sorta di nuova metafisica dei sessi, prendendo come spunto la dicotomia maschile-femminile per svariate applicazioni ai problemi più disparati (psicologici, sociologici, filosofici, morali). Secondo W., che si appoggia a tesi di scienziati dell’epoca, la divisione tra maschile e femminile non è riferibile soltanto al corpo, ma caratterizza addirittura i singoli organi e le singole cellule. Insistendo sulla fondamentale bisessualità dell’essere umano (tema ricorrente nella sua epoca), W. passa poi a definire articolate tipologie, concependo un continuum i cui poli estremi risultano l’«uomo assoluto» e la «donna assoluta». La concezione di W. si segnala per un misoginismo radicale, che lo porta tra l’altro a sostenere che il compito tipico dell’uomo è portare la donna, totalmente inconsapevole di sé, al livello della coscienza. In tale più che discutibile prospettiva, particolare rilievo assumono i due «tipi ideali» di donna contrapposti che W. individuò (e che appaiono decisamente legati alle problematiche etico-sociali del suo tempo): la donna «prostituta» e la donna «madre». L’applicazione di questi suoi principi, tra l’altro, all’antropologia e alla psicologia delle religioni, ebbe anche riflessi personali per W., il quale, scorgendo nell’ebraismo il principio negativo, femminile, e nel cristianesimo il principio positivo, maschile, finì per abbandonare la religione ebraica originaria per convertirsi al protestantesimo. Le sue opere principali sono: Geschlecht und Charakter (1903; trad. it. Sesso e carattere); Über die letzten Dinge (post., 1904; trad. it. Delle cose ultime).