GILDEMEISTER, Otto
Scrittore tedesco, nato a Brema il 13 marzo 1823, morto ivi il 26 agosto 1902. Fu prima giornalista (e grazie a lui la Weserzeitung acquistò notevole importanza) poi membro del Senato e a più riprese per una decina di anni borgomastro della città. Coltivò le lettere per signorile amor dell'arte, e, nel gusto un poco accademico, fu vicino al gruppo della scuola di Monaco.
Scrisse eleganti essays, con limpidezza e arguzia d'osservazione (v. la raccolta postuma: Essays, 1902, voll. 2). Ma soprattutto fu fecondo traduttore. Incominciò con Byron (voll. 6, 1864); continuò con Shakespeare, collaborando alla nuova traduzione curata da F. von Bodenstedt. Fra gli italiani prescelse l'Ariosto (Der rasende Roland, voll. 4, 1882) e Dante (Die göttliche Komödie, 1888). E se è vano ricercare nella levigata scorrevolezza uniforme del suo verso le tracce dello stile del testo, è innegabile che, per facilità e chiarezza di dettato, queste sue traduzioni sono fra le più "leggibili" del secolo. E furono anche realmente molto lette.
Bibl.: A. Fitger, O. G., in Biogr. Jahrbuch und deutscher Nekrolog, VII (1905); A. K. T. Tiels, G.'s Anfänge, in Studien zur vergl. Literaturgeschichte, IX (1906) e in Euphorion, XIII (1906); R. Eucken, O. G., in Westermanns Monatshefte, 1923. Cfr. anche le sue lettere: Briefe, Lipsia 1922.