DIX, Otto
Pittore, nato nel 1891 a Untermhaus (Turingia) da famiglia di contadini. Dopo aver fatto il decoratore murale dal 1905 al 1910, fu allievo dell'Accademia di Dresda. Riprese poi gli studî dopo la guerra mondiale (che fece intera sul fronte occidentale) fino al 1921. Dal 1922 al'26 risiedette a Düsseldorf, dove, dopo una parentesi di due anni a Berlino, tornò nel 1928 come professore in quell'Accademia di belle arti. Nel 1931 fu eletto membro dell'Accademia prussiana. Ai suoi inizî D. si ispirò ai quattrocentisti italiani. I problemi più inquietanti della vita e della cultura tedesca del dopoguerra trovarono in D., come nel suo amico Grosz e in altri, una partecipazione sofferente ed esasperata, quanto risoluta e chiara. Servendosi delle precedenti esperienze "espressionistiche", e variamente neo primitive, si cercò di dar vita a una pittura "sociale", che mediante l'unità simultanea delle immagini spinte alla loro maggiore, spietata caratterizzazione, provocasse una visione crudele, ma spoglia e immediatamente precisa, della realtà. Tipica di questa sorta di opere è la famosa Barricata, rappresentante l'accozzato e bestiale esercito della controrivoluzione. Da citare per aspetti più umani e raccolti, ma sempre ispirati dalla stessa esigenza, la Mädchen am Spiegel del 1922; il ritratto del filosofo Scheler, il ritratto dei parenti, Tod und Auferstehung del 1922, il ritratto di Eulemberg del 1925, La pazza del 1925, Autoritratto con la modella, Mio figlio, Mädchen am Sontag, Mutter und Kind, del 1921-22, Ritratto della signora Ey, 1923; La famiglia Trillhaase, 1923, ecc. In tutte queste opere si nota il processo di spoglio e di purificazione dall'immediatezza polemico-sociale, fino a raggiungere in alcune una incisività mordente di caratterizzazione, una lucida escandescenza, che ricorda per limpidezza e tensione gli antichi maestri tedeschi, Grünewald e Dürer (v. specialmente Mio figlio). Fondandosi su questi risultati di intrinseca chiarezza e sufficienza dell'immagine, si teorizzarono in quel tempo le poetiche dette della Verdinglichung e della Neue Sachlichkeit, che ancora hanno echi nella cultura artistica.
Bibl.: W. Wolfradt, O.D., in Junge Kunst, n. 41; O. D. Radierwerk, mit einem Vorwort von P.F. Schmidt, Dresda 1922; id., Holzschnitte, ivi 1922; W. Wolfradt, O. D., ivi 1924; A. H. Barr, in The Arts, 1930-31, pp. 235-51; F. Roh, Nachexpressionismus, Lipsia 1925; A. Salmon, Dix als Portraitist, in Der Cicerone, 1924, p. 943 segg.; id., ibid., 1925, p. 1045 segg.