OTTIMISMO
. Nel senso più comune della parola, l'ottimismo consiste nell'attitudine psicologica a prevedere e giudicare favorevolmente il corso delle cose; in senso filosofico, risulta da ogni concezione che veda il mondo come essenzialmente buono. Esso è quindi intrinseco a tutte le filosofie che considerano l'universo come creato o compenetrato da una divinità di intelligenza, potenza e bontà perfette.
Esempio massimo di ottimismo è, nel mondo antico, il sistema stoico, che in ogni evento del mondo scorge l'irreprensibile manifestazione della ragione cosmica, e quindi nega affatto l'esistenza del male. L'esigenza ottimistica era del resto già implicita in tutto il finalismo platonico e aristotelico. Nella filosofia cristiana e medievale l'ottimismo prevale nel senso che si riconosce la perfezione del mondo senza negare che potrebbe essere più perfetto Ma il maggior teorico dell'ottimismo è il Leibniz e fu proprio per designare il carattere della sua concezione teologica e cosmologica che i gesuiti di Trévoux coniarono, nei Mémoires pour l'histoire des sciences et des beaux-arts, quello stesso termine di optimisme che poi Voltaire rese popolare col suo romanzo satirico Candide ou l'optimisme. Per il Leibniz, il mondo creato da Dio è l'unico reale tra tutti i mondi possibili: esso non sarebbe quindi stato scelto per l'attuazione se non fosse stato il più perfetto pensabile. Nel pensiero moderno, il problema dell'ottimismo si è spostato in quello del progresso, onde si asserisce o si nega che l'uomo arricchisca e migliori senza tregua la sua esperienza nel corso storico.