OTTIERI, Ottiero
Scrittore, nato a Roma il 29 marzo 1924. Il suo primo romanzo, Memorie dell'incoscienza (1954), benché ambientato nel periodo della Resistenza, non persegue un intento neorealistico, ma nasce già sotto il segno di una nevrosi in senso psicanalitico. Tre anni dopo vede la luce Tempi stretti, in cui lo scrittore tenta, con alcune incertezze, di conciliare in una storia organica le vicende sentimentali dei protagonisti e quelle della vita collettiva di fabbrica. La specifica tematica industriale dei cosiddetti tempi di produzione è posta nel romanzo in rapporto alla condizione umana dell'operaia Emma, protagonista principale insieme con l'ingegner Marini.
L'esito non sempre convincente di quest'opera indurrà O. ad adottare la forma diaristica in cui mescolare invenzione e ragionamento. Donnarumma all'assalto (1959) e La linea gotica (1963, premio Bagutta) sono due romanzi tipici della nuova poetica ottieriana. Ne La linea gotica in particolare domina il punto di vista di chi narra, ma resta immutato l'intento di O. di proporre il romanzo autentico della nuova civiltà industriale, che recepisca anche le più recenti tematiche sociologiche e psicologiche. Il mito industriale dell'efficienza viene dallo scrittore indagato attraverso un racconto lucido ma anche allucinante, in quanto mostra l'uomo indifeso di fronte a un ingranaggio onnipresente. In complesso però, come indica il contemporaneo intervento di E. Vittorini su Il Menabò, neanche queste nuove esperienze narrative sembrano del tutto riuscite: il linguaggio tradizionale, infatti, si rivela inadeguato a rappresentare dall'interno la complessa realtà industriale. Forse anche in seguito al dibattito su Il Menabò O., ne L'impagliatore di sedie (1964), una sorta di romanzo-sceneggiatura (concepito in un primo tempo come film), sembra in qualche modo affidarsi all'influenza dell'école du regard: non a caso d'ora in poi egli cercherà di evitare l'invadenza del proprio punto di vista nella storia narrata. Dopo il saggio L'irrealtà quotidiana (1966, premio Viareggio), che può interpretarsi anche come una pausa di riflessione e di autoanalisi, egli scrive infatti I divini mondani (1968) il cui protagonista, carattere vacuo e irresponsabile, è rappresentato, più che con gli strumenti della psicologia, con un procedimento quasi teatrale, con qualche immancabile venatura ironica. La ricerca ottieriana, sempre attenta alle sollecitazioni culturali di avanguardia, non poteva inoltre non investire anche il rapporto tra scrittura letteraria e psicanalisi, come mostrano Il pensiero perverso (1971, premio Carducci), una raccolta di poesie che risente sin dal titolo di una tematica freudiana, e - sia pure con prospettive molto diverse - i romanzi Il campo di concentrazione (1972) e Contessa (1976). In quest'ultimo, che ha per protagonista una donna, e in particolare una dottoressa, sembra anche affiorare la tematica del rapporto scienza-malattia. Di O. va pure ricordata la commedia I venditori di Milano (I960). Nel 1978 è apparsa la raccolta poetica La corda corta.
Bibl.: A. Bocelli, in Il mondo, 1 giugno 1954 e 6 ott. 1959; G. Mariani, in La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962; W. Pedullà, in La letteratura del benessere, Napoli 1968; A. La Torre, in Letteratura e comunicazione, Roma 1971; G. Spagnoletti, in Letteratura italiana. I contemporanei, VI, Milano 1974; id., in Scrittori di un secolo, ivi 1974; G. Iadanza, L'esperienza meridionalistica di Ottieri, Roma 1976.