PASTORE, Ottavio
PASTORE, Ottavio. – Nacque a La Spezia il 15 luglio 1887, da Costanzo e Onorina Giolitti. Durante gli studi tecnici si avvicinò al socialismo e nel 1902 si iscrisse alla Federazione giovanile socialista. Nello stesso anno collaborò ad Avanguardia socialista, organo della frazione rivoluzionaria del partito, diretto da Arturo Labriola e Walter Mocchi e l’anno successivo fondò e diresse il settimanale dei socialisti spezzini Libera parola. Poco dopo trovò impiego presso le Ferrovie dello Stato. Nell’ottobre 1909, quando l’Unione dei partiti popolari conquistò la maggioranza, divenne nella sua città natale consigliere comunale e nel 1911 assessore alle tasse. Nello stesso periodo entrò nel direttivo della locale Università popolare.
Nel 1912 la direzione delle Ferrovie lo trasferì a Torino, dove proseguì il suo impegno politico. Agli inizi del 1914 fu eletto segretario della locale sezione socialista e diresse la pagina torinese dell’Avanti! (16 maggio-30 giugno). Resosi vacante un seggio torinese alla Camera dei deputati, lo stesso anno si recò a Firenze per offrire, a nome di un gruppo di giovani socialisti (tra cui Angelo Tasca, Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti), la candidatura a Gaetano Salvemini. Dopo che questi declinò l’offerta, propose come candidato l’allora direttore dell’Avanti! Benito Mussolini, che pure però rinunciò. Quando Mussolini, nell’ottobre, si schierò per l’intervento dell’Italia in guerra, Pastore, rimasto su posizioni pacifiste intransigenti, gli scrisse con Tasca una lettera per tentare di dissuaderlo. In seguito alle manifestazioni operaie contro l’ingresso dell’Italia nel conflitto svoltesi a Torino, fu arrestato il 17 maggio e liberato il 26 agosto 1915.
Nell’estate del 1916 conobbe Olga Santi (Borgo San Donnino, 1899 - Roma, 1987), una giovane maestra da poco impiegatasi alla Camera del lavoro, che in seguito sposò e da cui ebbe due figli, Mirella e Giorgio. I suoi impegni in quegli anni furono molteplici: collaboratore del settimanale socialista torinese Il grido del popolo; membro dell’esecutivo della Società cooperativa ferroviaria (fino al 1919) e del comitato di redazione del mensile Alleanza cooperativa; membro del direttivo della Lega delle cooperative (eletto nel luglio 1918 al XVIII congresso, intervenne anche al congresso successivo nel gennaio 1922). Sempre nel 1918, a settembre, fu delegato al XV congresso del PSI a Roma, mentre il 5 dicembre divenne redattore-capo della neonata edizione piemontese dell’Avanti!.
Il 17 ottobre 1920 firmò con Togliatti il manifesto con il quale l’Avanti! piemontese si dichiarava organo della frazione comunista. Quando, per questo, la direzione del PSI ne cessò la pubblicazione, i torinesi diedero vita al quotidiano L’Ordine nuovo (dal 1° gennaio 1921). Pastore rifiutò la proposta di esserne il condirettore (direttore Gramsci) e si recò a Roma come corrispondente. Nel gennaio 1921 assistette per la testata al congresso del PSI di Livorno e partecipò quindi alla fondazione del Partito comunista d’Italia (PCd’I) .
Nel giugno 1921 fu per pochi mesi a Trieste come redattore capo de Il Lavoratore.
Al IV congresso dell’IC (Internazionale Comunista) che si tenne a Mosca tra novembre e dicembre 1922, celebrato all’indomani della marcia su Roma, aderì e si espresse a favore delle posizioni di Tasca, circa l’opportunità della fusione del Partito comunista e di quello socialista.
Alla nascita dell’Unità (12 febbraio 1924), Pastore ne assunse la direzione (condirettore, per la frazione ‘terzina’, Francesco Buffoni) e si trasferì a Milano.
Nello stesso periodo, Gramsci, che da Vienna lavorava alla formazione di un gruppo di centro per scalzare la maggioranza bordighiana, propose a Togliatti di verificare la disponibilità di Pastore ad aderirvi, ma Togliatti, in una lettera del 20 marzo 1924, diede un giudizio negativo del suo orientamento politico e ne criticò anche la conduzione del giornale. D’altra parte, al convegno di Como in maggio, Pastore si schierò ancora una volta con Tasca.
Rimase direttore dell’Unità (e per le nuove leggi fasciste sulla stampa, anche responsabile legale dal 21 luglio al 7 settembre), sino a ottobre quando fu sostituito da Alfonso Leonetti.
Risale a questo periodo il suo famoso duello con Curzio Malaparte. Lo scrittore aveva da poco ripubblicato il libro La rivolta dei santi maledetti, sostituendovi gli apprezzamenti dei dirigenti sovietici con quelli dei gerarchi fascisti e cambiando il proprio nome da Erich Suckert in Curzio Suckert. In un corsivo su l’Unità (apparso il 13 marzo 1924, firmato ‘da Luni’), Pastore aveva segnalato tali differenze, definendo l’autore un «pagliaccio». La sera stessa fu da questi sfidato a duello. Il ‘verbale di scontro’, che attestava la vittoria dello sfidante, fu pubblicato il 27 marzo, all’indomani del duello, sull’Unità.
Tornato a Roma come corrispondente del quotidiano comunista, nel settembre 1925 fu arrestato e detenuto sino all’11 maggio 1926, rimanendo così escluso dal dibattito preparatorio e dal III congresso del partito che si tenne a Lione a gennaio.
Alla fine dell’anno riparò con la famiglia in Francia per sottrarsi al Tribunale speciale che lo condannò (Sentenza n. 10, 7 maggio 1927) a 12 anni di reclusione per ‘propaganda sovversiva’ (tra i condannati, tutti contumaci, anche Giuseppe Di Vittorio). A Parigi entrò a far parte della Commissione della mano d’opera straniera della CGT (Confédération Générale du Travail). Espulso dalla Francia nel 1927, si rifugiò a Bruxelles, dove collaborò al settimanale Il Riscatto e a Lo Stato operaio. Dal 22 al 26 gennaio 1928 partecipò alla II conferenza del PCd’I a Basilea e in agosto al VI congresso dell’IC. Rientrato a Bruxelles per qualche mese, tornò nuovamente a Mosca, dove fu raggiunto dalla famiglia. Mentre Olga continuò nel suo intenso lavoro di traduzioni, iniziato già a Roma, Pastore lavorò al Comintern, al Profintern (Internazionale sindacale rossa), quindi all’Istituto agrario internazionale e alla Scuola leninista, dove tenne corsi sul movimento operaio italiano. Nel maggio 1936 pubblicò su La Commune di Henri Barbusse l’articolo La jeune litterature fasciste (a firma Carlo Rossi, n. 33, pp. 1083-1091), apprezzato anche da Benedetto Croce, che lo definì «bene informato e imparziale» (La Critica, 1937, vol. 35, p. 79).
Alla fine del 1936, su incarico di Togliatti, si recò a Barcellona per convincere Picelli ad accettare il comando del IX battaglione delle Brigate internazionali. Rientrato a Mosca, le sue posizioni politiche lo misero in urto con la dirigenza sovietica. Togliatti provvide ad allontanarlo, inviandolo nel 1938 a Parigi dove assunse la direzione de La Voce degli italiani, quotidiano degli emigrati antifascisti. Pastore avrebbe ricordato questi come gli anni più difficili della sua vita, costretto ad arrotondare lo stipendio dando ripetizioni di latino e ingegnandosi in mille mestieri. Alla fine del 1943 tentò di rientrare in Italia per unirsi alla Resistenza ma venne arrestato a Bardonecchia il 18 dicembre; venne liberato sei mesi dopo dai partigiani della valle di Susa.
Dopo la Liberazione lavorò dapprima alla casa editrice di Andrea Viglongo e successivamente alla redazione romana dell’Unità. Il 2 novembre 1946 gli fu affidata la direzione dell’edizione torinese del quotidiano, che mantenne sino al giugno 1948, quando fu nominato inviato speciale del giornale.
Senatore nelle prime tre legislature, nella prima fu vicepresidente del gruppo comunista e nella seconda suo segretario.
Morì a Roma il 28 giugno 1965.
Opere. Giornalista prolifico, cedette però raramente ai ricordi. Tra gli articoli con cenni autobiografici: O. P. candidato al Senato (intervista), in l’Unità di Torino, 13 aprile 1948; Togliatti e Gramsci, in Togliatti è tornato, suppl. a l’Unità, 1948; L’Aventino e il partito comunista, in Trent’anni di storia italiana, 1915-1945, lezioni con testimonianze presentate da F. Antonicelli, Torino 1961. Con lo pseudonimo Carlo Rossi ha pubblicato: Civitavecchia. Cimetière pour les vivants, Paris 1935, trad. it. I sepolti vivi di Civitavecchia s.l. e s.d.; In the dungeons of Mussolini, New York 1936. Ha firmato come Ottavio Pastore invece Mindszenti: i documenti nascosti dal Vaticano, Milano 1949; Che cosa prepara l’America?, Roma 1953; e con Alfonso Leonetti, Chiesa e Risorgimento, Milano 1963.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 3774, ad nomen; Fondazione Istituto Gramsci, Archivio PCI; Ibid., Bibliografie, memorie e testimonianze, ad nomen.
P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, Roma 1962, pp. 222, 235, 238, 239; P. Spriano, O. P., in l’Unità, 29 giugno 1965; commemorazione al Senato (1° luglio 1965); P. Spriano, Storia del PCI, I-III, Torino 1967-1970, ad ind.; Id., Storia di Torino operaia e socialista, Torino 1972, ad ind.; P. Salvetti, La stampa comunista, Torino 1975; R. Martinelli, P. O., in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943, IV, Roma 1978, pp. 66-68; Olga Pastore, [Testimonianza], in M. Mammucari - A. Miserocchi, Gramsci a Roma: 1924-1926, Milano 1979, pp. 35-44; G. Bocchi, Il ribelle: Guido Picelli una vita da rivoluzionario, s.l. 2013.