LEONI, Ottavio
Nacque a Roma da Ludovico (Baglione, p. 321), orefice, medaglista e ritrattista in cera, impiegato alla Zecca pontificia nel 1574 (Rizzo, 1999, p. 33) e originario di Padova (da cui i soprannomi di "Padovano vecchio" per sé e di "Padovanino" per il L.: Solinas, p. 243). L'anno di nascita del L. resta ancora uno dei punti oscuri della sua biografia. Ci si potrebbe affidare a Baglione (p. 322), unico biografo contemporaneo dell'artista, che lo dice morto nel 1630 all'età di cinquantadue anni: nato pertanto nel 1578. Troppo contraddittorie per essere prese in considerazione risultano, invece, le indicazioni d'età riportate sugli Stati delle anime di S. Maria del Popolo (Sani, 1996, p. 55), che nel 1611 lo dicono "di Anni 35" e l'anno successivo "di Anni 30" (Robbin, 2000, pp. 84, 89).
In principio il L. e il padre risiedevano probabilmente in via del Pellegrino che ospitava i più valenti orefici e intagliatori di Roma (Rizzo, 1999, p. 33). Nel 1601 si trasferirono in strada Paolina, dove abitavano pure Orazio e Artemisia Gentileschi (Lomi), Antiveduto Grammatica, Peter Paul Rubens, Adam Elsheimer e Paul Bril, in una casa di proprietà di Antonio Roncalli (Sani, 1996, p. 56; Rizzo, 1999, pp. 33 s.).
Fu probabilmente sotto la guida del padre che il L. compì l'apprendistato; ma sarebbe un errore sottovalutare gli apporti eterogenei che marcarono la sua formazione: da Federico Zuccari, che pure cita il L. in una lettera a Pierleone Casella di Roma (1606), definendolo "eccellente miniator di ritratti", a Hendrick Goltzius, che potrebbe aver incontrato, seppur giovanissimo, durante il soggiorno romano del maestro nel 1590-91 (Sani, 1989-90, p. 188).
Il 19 marzo 1599 Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, scriveva due lettere, una al cardinale Alessandro Peretti Montalto e l'altra a Ludovico Leoni, per giustificare il ritardato rientro del L. a Roma da Mantova; di fatto, durante il soggiorno a corte, il giovane si era ammalato e il duca aveva voluto trattenerlo un poco oltre, per poter approfittare appieno dei suoi servizi (Tordella, pp. 319, 337). A Mantova il L. realizzò una serie di ritratti di corte (Sani, 1989-90, pp. 189 s.), tra cui quello dello stesso Vincenzo I (Genova, Palazzo Rosso) e quello della sorella del duca, Margherita (Oxford, Ashmolean Museum). Comincia così a delinearsi il contesto di committenti e mecenati intorno al quale il L. gravitò nei primi anni della sua carriera, cui dovettero certamente contribuire le conoscenze del padre.
A questi committenti si deve aggiungere il cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte, protettore di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, che forse si riferisce al L. in una lettera indirizzata a Cristina di Lorena (dicembre 1599), tessendo le lodi di un giovane ritrattista che aveva superato in abilità perfino Scipione Pulzone e che risiedeva in casa sua (Ficacci, p. 145). D'altro canto, le relazioni con il cardinale sono più che probabili: in qualità di protettore dell'Accademia di S. Luca, questi poté sollecitare il precoce ingresso del L. nella compagnia (1604) e favorirne la costante presenza (Spike, p. 13). In qualità di protettore del complesso di S. Urbano ai Pantani (ormai distrutto), commissionò al L. la pala con i Ss. Carlo Borromeo, Francesco e Nicola, originariamente collocata a pochi passi dalla sua sepoltura nella chiesa (ora al conservatorio di S. Eufemia: Rizzo, 2002, p. 103). Infine proprio al cardinale appartengono i tratti fisionomici immortalati dal L. nel foglio di Sarasota, datato settembre 1616 (John and Mable Ringling Museum of art: Tordella, p. 320).
Nel 1603 il L. fu coinvolto nel celebre processo contro il Caravaggio accusato di diffamazione, insieme con altri compari, da Giovanni Baglione: secondo la deposizione di Tommaso Salini - più tardi ritratto dal L. in un disegno (Firenze, Biblioteca Marucelliana) poi tradotto a stampa (New York, Metropolitan Museum), e in un dipinto conservato all'Accademia di S. Luca - il L. sarebbe stato tra gli autori con Orazio Gentileschi di parte di quei versi infamanti; ma fu discolpato completamente dalla testimonianza del Caravaggio, il quale affermò di conoscere il L. solo di vista e di non avergli mai parlato (Rizzo, 1999, p. 37).
Ai primi anni del Seicento risale con ogni probabilità l'Annunciazione per la chiesa di S. Eustachio; mentre poco più tarda deve ritenersi la Visione di s. Giacinto a S. Maria sopra Minerva (ibid., p. 27). Dello stesso decennio sono anche i primi ritratti ufficiali di una certa importanza (ibid., p. 29): il Ritratto di Pietro Aldobrandini (1604-05: Frascati, villa Aldobrandini), quello di Domenico Toschi (1604-05: Vienna, Kunsthistorisches Museum) e le due versioni del Ritratto di Scipione Borghese (1609-10: Ajaccio, Musée Fesch; Biblioteca apostolica Vaticana).
Al 1607 risalgono anche i primi disegni datati (Sani, 1989-90, p. 188); ma fu solo a partire dal gennaio 1615 che il L. prese ad apporre sistematicamente mese e anno di esecuzione su ogni foglio e a numerarli consecutivamente (Robbin, 1996, p. 457).
Nel 1614, in occasione della nomina a principe dell'Accademia di S. Luca, eseguì per la chiesa dei Ss. Luca e Martina un'Ascensione di Cristo e una S. Martina vergine e martire, oggi non rintracciabili (Ficacci, p. 145). All'Accademia fu ancora rettore dello studio nel 1626 e di nuovo principe nel 1627 (Tordella, p. 320).
Dal 1612, anno della morte del padre, al 1615 il L. condivise la casa in strada Paolina con una serva e un garzone di bottega (Rizzo, 1999, p. 34). Il 24 marzo 1615 sposò la vedova Caterina Cucchiaroni, testimone l'amico pittore e mosaicista Marcello Provenzale.
Caterina si trasferì presso il L. con i figli Battista, Maddalena, Ippolito ed Eufrasia, nati dal precedente matrimonio con Giovanni Telli (ibid., p. 35; Robbin, 1996, p. 457, e 2000, pp. 85, 90). Dal L. ebbe tre figli, tutti morti assai precocemente.
Nel biennio 1617-18 il L. fu a servizio di Giovanni Angelo Altemps, per cui aveva già dipinto un S. Carlo Borromeo e i ritratti di Marco Sittico Altemps e Pio IV (1612-13: Gallese, castello Altemps: Lippman; Rizzo, 1999, p. 29), realizzando una nuova serie di ritratti di "homini illustri" della famiglia (pagamenti in data 15 giugno e 20 ag. 1617), nonché le Storie di s. Aniceto a olio su muro nella confessione della cappella di palazzo Altemps (pagamenti tra il marzo e il dicembre del 1618: Palazzo Altemps…, pp. 300-302).
Al 1616-20 si data la Susanna e i vecchioni a olio su rame del Detroit Institute of arts, unica opera pittorica firmata del L. (Bissell).
Intorno al 1621 ritrasse Papa Gregorio XV Ludovisi, guadagnandosi la nomina di cavaliere della Croce di Cristo (Ficacci, p. 145). Del dipinto perduto resta memoria nel foglio del British Museum datato 1621 e nella copia su tela eseguita dallo stesso L. nel 1628 su incarico dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon (ancora in loco), di cui fu sodale dal 1621 (Sani, 1989-90, p. 192). Allo stesso periodo risale probabilmente il RitrattodiLudovicoLudovisi (Roma, Museo di Roma), raffigurato pure in due fogli alla Colombaria di Firenze, datati l'uno al febbraio 1621 e l'altro al maggio 1627 (Tordella, pp. 325-327).
Nel 1626 si celebrò il matrimonio della figliastra Maddalena; per l'occasione, l'11 giugno, il L. le corrispose una dote in danaro e altri beni mobili. Rimasta vedova l'anno seguente, la giovane tornò a risiedere in strada Paolina, ormai via del Babuino (Rizzo, 1999, p. 36). Nel 1628 fu il figliastro Ippolito a sposarsi: il contratto di fidanzamento con Anna del quondam Giovanni "de Oliverij" fu siglato il 16 giugno e di lì a breve la coppia si stabilì in casa Leoni con il resto della famiglia (ibid.).
Il L. morì a Roma con ogni probabilità il 3 sett. 1630, giorno in cui fu aperto il testamento. Fu sepolto il giorno seguente in S. Maria del Popolo (Sani, 1996, p. 61; Robbin, 1996, p. 456).
Le ultime volontà erano state stilate il 31 agosto dal L. (Robbin, 1996, p. 458), forse ammalato per la "gran fatica virtuosa" cui aveva atteso negli ultimi anni della sua vita: trasporre a bulino alcuni dei suoi ritratti disegnati di personaggi illustri (Thomas; Kruft, 1969). Quale esecutore testamentario aveva scelto l'amico Marcello Provenzale; a Caterina lasciò, oltre a una serie di beni mobili, i rami con i ritratti di papi e cardinali, mentre a Ippolito, cui accordava il proprio cognome e che nel frattempo aveva seguito le sue orme, i rami con le effigi di pittori e poeti (Sani, 1996, pp. 61 s.; Robbin, 1996, p. 458). A distanza di soli sei giorni dalla morte del L., Caterina e Ippolito cedettero per la somma di 500 scudi un numero considerevole di "quadri, disegni, et altre robbe diverse" a Scipione Borghese, che era stato tra i committenti dell'artista, come attestano una serie di pagamenti corrisposti in data 15 ott. 1612, 7 febbr. 1615, 30 ag. 1619, 16 marzo e 11 sett. 1621 (Robbin, 1996).
Tra il 3 e l'11 settembre di quello stesso 1630 si era compilato anche un inventario di casa Leoni, preziosissima descrizione dell'appartamento di via del Babuino e delle opere - in prevalenza ritratti e soggetti religiosi, rari i temi mitologici, i paesaggi e le nature morte - in possesso del L. al momento della morte (Sani, 1996, pp. 63-65; Robbin, 2000, pp. 91-93).
Pittore, incisore ma innanzitutto straordinario disegnatore di ritratti, immortalò su un numero sterminato di fogli di carta azzurra i volti della Roma del primo Seicento: papi, cardinali, nobiluomini e dame, ma anche scienziati, matematici, artisti e poeti. I suoi ritratti detti "alla macchia" (Baglione, p. 321), cioè tirati a memoria dopo aver visto il modello quasi di sfuggita, conquistarono un pubblico amplissimo per la straordinaria resa realistica, cui contribuì certamente l'artificio della tecnica à trois crayons (matita nera, sanguigna e gesso bianco). Dei numerosissimi fogli del L. giunti sino a noi - un nucleo considerevole si conserva a Firenze, tra la Colombaria e la Biblioteca Marucelliana, e a Berlino al Kupferstichkabinett degli Staatliche Museen - non si possono non menzionare i celebri ritratti del Caravaggio (Firenze, Biblioteca Marucelliana; Avignone, collezione Darton) e di Galileo (Firenze, Biblioteca Marucelliana; Parigi, Louvre).
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite…, I, Roma 1642, pp. 321 s.; A. Petrucci, O. L. incisore romano, Siena s.d.; T.H. Thomas, O. L. A forgotten portraitist 1578-1630, in The Print Collector's Quarterly, VI (1916), 1, pp. 322-373; G. Briganti, "La fatica virtuosa" di O., in Primato, III (1942), 5, pp. 111 s.; A. Petrucci, Una galleria romana di ritratti, in Capitolium, XXVI (1951), 5-6, pp. 112-118; H.W. Kruft, Ein Album mit Porträtzeichnungen O. L.s, in Storia dell'arte, 1969, n. 4, pp. 447-458; R.W. Bissell, A rare painting by O. L., in Bulletin of the Detroit Institute of arts, LVIII (1980), 1, pp. 46-53; J.T. Spike, O. L.'s portraits "alla macchia", in Baroque portraiture in Italy from North American collections (catal., Sarasota-Hartford), Sarasota 1984, pp. 12-19, 106-121, 208 s.; Palazzo Altemps. Indagini per il restauro della fabbrica Riario, Soderini, Altemps, a cura di F. Scoppola, Roma 1987, ad ind.; L. Ficacci, in Claude Mellan, gli anni romani. Un incisore tra Vouet e Bernini (catal.), Roma 1989, pp. 144-153; B. Sani, Precisazioni sul giovane O. L., in Prospettiva, 1989-90, nn. 57-60, pp. 187-194; H.W. Kruft, O. L. als Porträtmaler, in Storia dell'arte, 1991, n. 72, pp. 183-190; G. Papi, in Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori (catal., Firenze-Roma), a cura di M. Gregori, Milano 1991, pp. 68-71; W. Lippman, in I Madruzzo e l'Europa. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero 1539-1658 (catal., Trento-Riva del Garda), a cura di L. Dal Prà, Milano-Firenze 1993, pp. 129-131; C.R. Robbin, Scipione Borghese's acquisition of paintings and drawings by O. L., in The Burlington Magazine, CXXXVIII (1996), 1120, pp. 453-458; B. Sani, Carte d'inventario: O. L. e Domenico Manetti, in La Diana, II (1996), pp. 55-65; L. Pijl, Paul Bril getekend door O. L. (Paul Bril ritratto da O. L.), in Album disciplinorum J.R.J. van Asperen de Boer, a cura di P. van den Brink - L.M. Helmus, Zwolle 1997, pp. 171-175; M.T. Rizzo, O. L. pittore (1578-1630). Precisazioni sulla produzione pittorica e contributi documentari, in Studi romani, XLVII (1999), pp. 25-42 (con bibl.); C.R. Robbin, O. L. as a painter. New evidences from an inventory of his house on via del Babuino, in Storia dell'arte, 2000, n. 99, pp. 84-93; P.G. Tordella, Alessandro Peretti Montalto, Ludovico Ludovisi, Maurizio di Savoia: disegni inediti di O. L. e novità documentarie sui suoi rapporti con Vincenzo Gonzaga I e la Curia romana, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLV (2001), 1-2, pp. 319-337; F. Viatte, "Fatto di notte": remarques sur le nocturne dans le dessin, in Mélanges en hommage à Pierre Rosenberg: peintures et dessins en France et en Italie XVIIe-XVIIIe siècle, a cura di A. Cavina et al., Paris 2001, pp. 448-450; M.T. Rizzo, Dal ritratto "cortese" al ritratto "parlante": interpretazioni del ritratto tra manierismo e barocco, in Studi romani, L (2002), pp. 100-113; F. Solinas, La Signora degli Scorpioni. Un inedito di O. L. (1578-1630) e qualche ritratto romano del tempo di Caravaggio, in Caravaggio nel IV centenario della cappella Contarelli. Atti del Convegno…, Roma… 2001, a cura di C. Volpi, Città di Castello 2002, pp. 243-265; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 87 s. (con bibl.); The illustrated Bartsch, XXXVIII, New York 1978, pp. 160-198; The Dictionary of art, XIX, New York 1996, pp. 204 s.