FALCONIERI, Ottavio
Nacque a Roma il 6 giugno 1636 da Piero e Dianora Del Bene nel palazzo di famiglia in via Giulia. Della sua giovinezza e dei suoi studi si sa ben poco, a parte che si interessò precocemente alla lettura dei classici.
Non ancora ventenne seppe far ben fruttare la propria erudizione. Nel 1655 scrisse e pubblicò l'Urania, un'ode di ventuno stanze di sei versi, composte da settenari ed endecasillabi alternati, seguita da una Gratulatoria in latino dedicata ad Alessandro VII, appena eletto papa. Un anno dopo indirizzò un breve scritto in greco, latino e italiano a Cristina di Svezia, che aveva abdicato al trono e si era convertita al cattolicesimo. Con queste due pubblicazioni encomiastiche si guadagnò l'entrata nell'ambiente culturale romano e le simpatie del Chigi e dell'ambiente che intorno ad essi gravitava.
Nel 1656 il F. entrò a far parte del circolo di letterati raccoltosi intorno a Cristina di Svezia, con la quale mantenne sempre stretti rapporti. L'anno successivo fu accolto nell'Accademia del Cimento e in quella della Crusca: la sua partecipazione a quest'ultima fu molto attiva. L'archivio dell'Accademia conserva ancora i suoi studi preparatori per la nuova edizione aggiornata del vocabolario; ma la sua opera più importante in seno alla Crusca fu la spinta decisiva data alla rivalutazione dell'opera di Torquato Tasso.
I rapporti con le due accademie furono mantenuti soprattutto per via epistolare, tramite le lettere scambiate con Carlo Roberto Dati e Lorenzo Magalotti, suoi corrispondenti privilegiati.
Nel 1658-59 il F. intraprese un lungo viaggio che lo portò nei Paesi Bassi, in Germania, dove assistette all'incoronazione di Leopoldo I d'Asburgo, e in Francia, dove prese contatti con numerosi studiosi stranieri. Nacque forse allora quell'interesse per le matematiche e l'astronomia che lo portò in breve a rinnegare l'aristotelismo a favore del metodo galileiano. Intorno a questa conversione si conserva un suo sonetto intitolato Abiurazione del peripateticismo; ed essa ebbe riflessi persino nei suoi approcci all'erudizione archeologica, che cercò di adeguare al nuovo metodo dando più spazio all'esegesi sperimentale dei reperti.
Tornato a Roma, il F. intraprese la carriera ecclesiastica, divenendo nel 1660 cubiculario apostolico, senza tuttavia tralasciare l'attività erudita. Nel 1661 scrisse una lettera a Carlo R. Dati che divenne famosa per la sua analisi "galileiana" del bollo di un mattone del porticato del Pantheon. La fama e probabilmente anche la raccomandazione del fratello Paolo, gentiluomo della corte medicea, lo portò nel 1662 a intraprendere un fitto epistolario con Leopoldo de' Medici, del quale divenne in breve tempo il consulente artistico-archeologico a Roma. La corrispondenza con Leopoldo è ricca anche di riferimenti scientifici e insieme con le lettere inviate al Magalotti documenta numerose ricerche di astronomia svolte nell'ambito dell'Accademia del Cimento intorno al 1664.
In quell'anno il F. viveva in una casa vicino a S. Andrea della Valle insieme con il fratello Francesco (1627-1674), referendario di Segnatura, più tardi governatore di Fano, prefetto di Montalto e infine segretario del Buon Governo. Il 10 marzo 1665 il F. scrisse una nuova lettera al Dati sui "colossi" di Montecavallo, le statue della piazza del Quirinale, sulle quali era stato richiesto di un parere per un'opera sull'arte greca che il Dati aveva in preparazione.
All'epoca infatti si era incerti sulla datazione e sul significato del gruppo marmoreo, che oggi è considerato una rielaborazione di età imperiale di un originale greco del V secolo a.C. raffigurante Castore e Polluce. Per taluni degli eruditi del Seicento si trattava di un'opera di Fidia o Prassitele; per altri di un'opera tarda di provenienza alessandrina. Fra l'altro, era anche corrente l'ipotesi che fosse rappresentato Alessandro nell'atto di domare il bucefalo. Il F., quanto alla datazione, accreditò l'ipotesi dell'opera tarda, ma propose di vedere nel gruppo la raffigurazione di due aurighi in atto di tenere alle mosse i cavalli, motivando la sua sfiducia nei riguardi dell'interpretazione delle sculture come Alessandro con osservazioni di carattere storico e valutazioni artistiche.
Nel 1666, forse su raccomandazione dello stesso Leopoldo de' Medici, il F. fu nominato da Alessandro VII consultore della congregazione dell'Indice. In quello stesso anno pubblicò un'edizione aggiornata della Roma antica di Famiano Nardini, in appendice alla quale aggiunse un proprio studio dei restauri alla piramide Cestia ordinati da Alessandro VII e la gia citata lettera al Dati sopra l'iscrizione d'un mattone delle rovine del Pantheon. Nel 1667 raggiunse la definitiva affermazione quale studioso di antichità col De nummo Apamensi, uno studio, che divenne oggetto di appassionate discussioni, su una moneta raffigurante l'imperatore romano Filippo l'Arabo, battuta ad Apamena in Frigia. Questo saggio venne poi riveduto l'anno successivo e riedito in aggiunta alle Inscriptiones athleticae nuper repertae, trascrizione e commento di alcune epigrafi greche trovate in Egitto, affidategli da Leopoldo de' Medici.
Intanto il F. era stato incaricato nel 1667 da Alessandro VII di portare la berretta cardinalizia a Giovanni Dolfin a Venezia, a Giulio Spinola a Vienna e a Guidubaldo di Thun, arcivescovo di Salisburgo. Quest'incarico, sollecitato da Leopoldo de' Medici, doveva essere il primo passo verso l'acquisto della carica di segretario dei Brevi, ma la morte di Alessandro VII compromise la manovra e soltanto nel 1670 il F. poté ottenere la carica di cameriere segreto del pontefice grazie all'interessamento di Cosimo III de' Medici. In quell'anno il F. intraprese un nuovo viaggio, recandosi a Oxford con il Magalotti, ma da allora decise d'occuparsi per qualche tempo soltanto della carriera ecclesiastica.
Nel 1671 ottenne il beneficio semplice, che non comportava dunque obblighi di residenza, del convento di S. Girolamo di Fiesole. L'anno seguente riuscì a farsi nominare internunzio in Fiandra, sempre grazie all'appoggio dei Medici. Si recò quindi a Firenze per salutare i suoi protettori e i suoi familiari e da lì partì di nuovo insieme con il Magalotti per Bruxelles, dove giunse nel marzo successivo. In Fiandra il F. doveva appianare le difficoltà dell'università di Lovanio, cercare di risolvere gli strascichi della questione giansenista e fungere da tramite tra la Curia e i cattolici inglesi ed olandesi. Inoltre doveva interessarsi della pace fra Francia e Olanda e manovrare per impedirla, qualora non fossero stati riconosciuti i diritti dei cattolici olandesi. Il F. prese contatti con il governatore spagnolo, conte di Monterrey; rese visita all'accampamento di Luigi XIV; incontrò le autorità di Bruxelles; scrisse e inviò fondi all'Aia e a Londra. Nell'arco di un anno si rese conto tuttavia che non era possibile risolvere nessuno dei problemi in questione e colse l'occasione della morte del fratello Francesco per chiedere di poter rientrare a Roma.
Appena tornato, cercò invano di farsi nominare assessore del S. Offizio, ma in compenso fu designato segretario della congregazione delle Acque e quindi di quella del Buon Governo, per passare infine a quella dei Vescovi e Regolari. Nel gennaio del 1675 fu nominato da Clemente X referendario di entrambe le Segnature con facoltà di conservare le altre cariche. Non riuscì tuttavia a godere della posizione ottenuta, perché si spense improvvisamente, a Roma, tra il 16 e il 19 novembre di quell'anno.
Aveva proseguito anche negli ultimi anni l'attività erudita. Nelle Fiandre aveva svolto alcune ricerche sulla vita di Matteo Galeno Bescappello, mentre a Roma venne subito registrato tra gli accademici reali, primo nucleo della futura Arcadia. Della riflessione scientifica e umanistica di quegli anni ci restano soltanto alcune lettere scambiate con i suoi protettori, da Francesco Barberini a Leopoldo e Cosimo III de' Medici, e con quasi tutti i più importanti studiosi italiani e stranieri dell'epoca.
Opere: Urania, Roma 1655; Cristina Suecorum regina, Romae 1656; I colossi di Montecavallo. Lettera di mgr. Ottavio Falconieri a C. R. Dati, Roma 1665; De Beati Petri cathedra, in F.M. Febeo, Dissertatio de identitate cathedrae in qua s. Petrus primum sedit, Romae 1661; Lettera di Ottavio Falconieri al sig. Carlo Dati, sopra l'iscrizione d'un mattone e Discorso sulla piramide di C. Cestio Epulone, in F. Nardini, Roma antica, Roma 1666 (App.); De Nummo Apamensi, Romae 1667; Inscriptiones athleticae nuper repertae, ibid. 1668; De pyramide C. Cesti Epulonis, in G. G. Grevio, Thesaurus antiquitatum Romanorum, Venetiis 1732, coll. 1461-1482; Ad Carolum Datum... Epistula de latere ex aedificii veteriis ruderibus eruta, ibid., coll. 1483-492; Abiurazione del peripateticismo (sonetto), in F. Soldani, Satire, a cura di A. F. Gori, Firenze 1751; Lettere di Ottavio Falconieri a Leopoldo de' Medici, a cura di L. Giovannini, ibid. 1984.
Fonti e Bibl.: A Roma e a Firenze si trovano numerosissimi materiali ancora inediti relativi alle opere e alla carriera diplomatica e scientifica del Falconieri. In particolare, si possono consultare presso l'Archivio segreto Vaticano i fondi dei Processi concistoriali (vol. 75, ff. 31-43), Nunziatura di Fiandra (voll. 59, 62-64, 145, 154A, 177, 197-98), Miscell. (Arm. III, n. 36) e presso la Biblioteca apostolica Vaticana i codici Barb. lat. 6829, ff. 1-102, e Vat. lat. 9282, ff. 338-40. A Firenze si trovano i manoscritti preparatori di alcune opere di erudizione umanistica presso l'Archivio dell'Accademia della Crusca (Miscellanea, scat. 1, cart. 8, lett. 22-30 e 36-41, e Codice II, ff. 1-20) e all'Archivio della Galleria degli Uffizi (Mss. 68/L, in. 2, ff. 280-85). Sempre a Firenze sono reperibili un gran numero di lettere a e del F., in particolare presso l'Archivio di Stato di Firenze (Mediceo 3908, ff. 125, 269, 401, 404, 454, 553, 580, 592 s., 622, 659, 821, 1050, 1112 s., 1247, 1267, 1291, 1294, e Mediceo 3940, ins. S.A.S.), la Biblioteca nazionale (Autografi Palatini, IV, 12428; Magliab., cl. VIII, 649; Mss. Galileiani, 252, ff. 135, 155 s., 162), l'Archivio dell'Accademia della Crusca (Miscellanea, scat. il cart. 8, lett. 22-30, 36-41) e la Biblioteca Mediceo-Laurenziana (Ashb. 1219, ff. 22-25, 27, 35 s., 161 s., e Redi 203, ff. 85, 211, 220-25). Infine presso l'archivio privato della famiglia Falconieri a Carpegna sono conservati materiali relativi al viaggio a Vienna e alla nunziatura di Fiandra.
Anche le fonti edite sono numerose: S. Pallavicino, Lettere dettate dal cardinal Sforza Pallavicino, Firenze 1668, pp. 8-10, 174 s.; L. Magalotti, Lettere scientifiche ed erudite, Firenze 1721, pp. 58-74; P. Burmannus, Sylloges epistolarum a viris illustribus scriptarum, V, Leydae 1727, pp. 473-577; Lettere inedite di uomini illustri, a cura di A. Fabroni, Firenze 1773-75, pp. 123 s.; G. Targioni Tozzetti, Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso degli anni LX del secolo XVII, II, 1, Firenze 1790, pp. 328-337; Lettere di C. R. Dati, a cura di D. Moreni, Firenze 1825, pp. 1-93; Lettere precettive di eccellenti scrittori, a cura di P. Fanfani, Firenze 1855, pp. 278-80; J. e P. Lefèvre, Documents relatifs à l'admission aux Pays-Bas des nonces et internonces des XVIIe et XVIIIe siècles, Bruxelles-Rome 1939, ad Indicem; L. Jadin, Relations des Pays- Bas, de Liège et de Franche-Comté avec le Saint-Siège d'après les "Lettere di Vescovi" conservées aux Archives Vaticanes (1566-1779), Bruxelles-Rome 1952, ad Indicem; Id., Relations des Pays- Bas, de Liège et de Franche-Comté avec le Saint- Siège d'après les "Lettere di Particolari" conservées aux Archives Vaticanes (1525-1796), Bruxelles-Rome 1962, ad Indicem; L. Ceyssens, La seconde période du Jansenisme, I, Bruxelles-Rome 1968, ad Indicem; L. Magalotti, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia, Bari 1968, pp. 137-139; M. L. Righini Bonelli-A. Van Helden, Divini and Campani, a forgotten chapter in the history of the Accademia del Cimento, in Ann. dell'Ist. e del Museo della scienza di Firenze, VI (1981), pp. 3-176.
Si veda, inoltre: G. B. Piazza, Eulogio romano, II, Roma 1698, p. CXVII; G. M. Crescimbeni, Historia della volgar poesia, IV, Roma 1698, p. 151; M. Colonnez, Bibliothèque choisie, Amsterdam 1699, pp. 93-94; L. Moretti, Le Grand Dictionnaire historique ou le mélange curieux de l'histoire sacrée et profane, Amsterdam 1717, p. 496; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 440 s.; A. Zeno, Note, in G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquentia italiana, II, Venezia 1753, p. 252; A. Fabroni, Vitae Italorum, II, Pisa 1778, p. 297; F.M. Renazzi, Storia dell'Univ. degli studi di Roma, III, Roma 1805, p. 123; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., IV, Milano 1833, pp. 520 s.; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, p. 244; A. Minto, Le vite dei pittori antichi di C. R. Dati e gli studi eruditi-antiquari nel '600, Firenze 1953, p. 575; L. Halkin, Les archives des nonciatures, Bruxelles-Rome 1962, ad Indicem; G. Beltrami, Notizie su Prefetti e referendari della segnatura desunte dai brevi di nomina, Città del Vaticano 1972, p. 96; E. L. Goldberg, Patterns in late Medici art patronage, Princeton 1983, ad Indicem; E. Casali, "Messer Ottavio amatissimo". A proposito del carteggio di Lorenzo Magalotti con O. F. (1660-1674), in Studi secenteschi, XXXI (1990), pp. 87-111; J.-M. Michaud, Biographie universelle, XIII, Paris s.d., pp. 350 s.