BALDIGARA (Baldigora, Baldigosa, Battigara), Ottavio
Fu il più noto e il più valente di questa famiglia veneziana (oltre al B. si ricordano Giulio, Giulio Cesare, Gaspare e Marcantonio), che nel sec. XVI costituì una vera scuola di ingegneria militare e diede numerosi tecnici e architetti militari all'Impero. Sin dalla metà del secolo il B. lavorava in Austria, dove progettò con Pietro Ferabosco il bastione Mölker di Vienna. Passò poi in Transilvania al servizio del principe Stefano Bocskay, per il quale ricostruì le fortificazioni di Varadino, distrutte nel 1557 durante l'assedio e la conquista della città da parte dei protestanti.
Nel 1568 allorché Ferdinando d'Austria gli affidò l'incarico di studiare il rifacimento delle antiche fortificazioni medievali della piazzaforte di Agria (Eger) nell'Ungheria settentrionale, il B. presentò al governo di Vienna una relazione in cui indicava i difetti delle antiche difese e proponeva un radicale rinnovamento delle fortificazioni.
Il progetto del B. era ispirato alla tecnica più recente delle fortificazioni, ma il consiglio di guerra di Ferdinando dovette respingerlo perché troppo costoso. Tuttavia, nell'aprile del 1569, il B. fu nominato "sovraintendente alle fortificazioni di tutta l'Ungheria superiore", con l'incarico di provvedere al rafforzamento delle preesistenti fortificazioni di Agria e di altre piazzaforti delle regioni. Completò pertanto gli antichi bastioni Bebek e Boluki di Agria, e lavorò alle difese di Szepesség, Cassovia, Munkács e Kis-Várda e nuovamente a Varadino, dove iniziò la trasformazione dell'antico castello in una moderna cittadella a pianta pentagonale, secondo lo schema reso famoso alcuni anni prima dall'architetto urbinate Francesco Paciotto con le cittadelle di Torino e di Anversa.
Dopo un breve viaggio in Italia, ove si sposò, fece ritorno nel 1573 ad Agria per presiedere alla costruzione del bastione della chiesa. Nel 1575 iniziò la costruzione di una cinta bastionata intorno al castello medievale di Tokay e progettò anche un ponte sul fiume Tibisco che però non fu mai realizzato. Due anni dopo gli fu affidato l'incarico, insieme a Pietro Ferabosco, di fortificare la città di Kanizsa (o Nagykanizsa), che si rivelava di grande importanza strategica, sbarrando la strada della valle della Drava, e quindi dell'Italia.
Nel 1578 il B. presentò al consiglio di guerra dell'Impero un nuovo progetto per le difese di Agria: questa volta propose la fortificazione della sola parte alta della città, ma il consiglio di guerra si pronunciò ancora in senso sfavorevole per cui il B. dové limitarsi a continuare il restauro delle antiche difese. Nel 1580 si recò nuovamente in Italia, per un soggiorno di pochi mesi: al suo ritorno in Ungheria fu incaricato della costruzione della città e della fortezza di Érsekújvár, che può considerarsi la sua opera principale.
Essa fu realizzata con la collaborazione del fratello Giulio, al quale anzi si attribuisce il disegno del piano regolatore della nuova città. La cinta muraria ebbe pianta esagonale, la più adatta, secondo il B., alle caratteristiche del territorio prescelto per l'opera. La cinta fu rafforzata da baluardi interamente terrapienati e dotata di un importante apparato di artiglierie. Di notevole interesse è il piano regolatore, che fu attuato tuttavia solo parzialmente. Esso prevedeva, al centro della cinta muraria, la piazza del mercato, a pianta quadrata, con la chiesa e l'alloggio del comandante della piazzaforte. La città era suddivisa in isolati di dieci metri di lato da una rete di quattordici strade orientate verso i quattro punti cardinali. Particolare attenzione fu dedicata al dislocamento dei vari magazzini e servizi della guarnigione.
Mentre sovrintendeva ai lavori per la costruzione di Érsekújvár, il B. fu impiegato anche in varie missioni a Cassovia, nel 1583, a Varadino, nel 1584, a Börosló, nel 1585. Morì a Érsekújvár nel 1588 e la direzione dei lavori passò al fratello Marcantonio.
Bibl.: L. A. Maggiorotti, Gli architetti militari italiani in Ungheria e specialmente in Agria, in Riv. d'artiglieria e genio, XLV (1930), passim; F. Banfi, Antonio Venanzio da Sebenico, ricostruttore della fortezza di Agria, in Arch. stor. per la Dalmazia, XVII (1934), p. 12; L'opera del genio italiano all'estero, L. A. Maggiorotti, Architetti e architetture militari, II, Gli architetti militari in Ungheria, Roma 1936, passim.