PRECONIO, Ottaviano
PRECONIO, Ottaviano. – Nacque nel 1502 a Castroreale, nei pressi di Messina, da una famiglia benestante il cui cognome era probabilmente Perricone, da lui latinizzato in Praeconius. I nomi dei genitori rimangono ignoti.
Le relazioni familiari furono, comunque, ottime e Preconio partecipò attivamente all’ascesa sociale della sua stirpe: un nipote ex fratre, suo omonimo, divenne vescovo nei decenni seguenti. Egli entrò, giovanissimo, nell’Ordine dei minori conventuali, dove divenne magister in teologia. Domenico Sigibaldi, vicario del cardinale Giovanni Morone, lo dice predicatore «di buonissimo exemplo, senza falle, devoto, dottissimo, fervente. Il qual anchor molto bene sodisfece questo popolo di catholica et dotta predicatione, che molto commosse a devotione li audienti» (Firpo - Marcatto, 1984, p. 950). Precone seguì un regolare ed esemplare cursus honorum: governò la provincia francescana di Sicilia nel 1534-37 e nel 1541-44, mentre nel 1544 fu inviato in Spagna per visitare la provincia iberica.
Considerato abile negoziatore, nel 1545 fu «da Messina spedito ambasciatore a quel monarca delle Spagne, il quale accordando tutte le petizioni da lui con eloquenza esposte, lo tenne presso di sé per predicatore» (Morgante, 1991, p. 22). Il successo della missione gli procurò, nel 1546, la promozione a vescovo di Monopoli e nel 1547, durante la rivolta scoppiata a Napoli, la nomina, infruttuosa, di mediatore tra le parti.
A livello locale, non mancò di allacciare alleanze con famiglie della sua diocesi pugliese. Le nipoti, Aurelia e Porzia, sposarono importanti esponenti del patriziato di Monopoli. Preconio ebbe inoltre un ruolo decisivo nella risoluzione di un conflitto cittadino relativo a un cenobio di monache benedettine.
Partecipò anche ad alcune sessioni del Concilio di Trento: la XIII (1551), dove prese le difese del suo Ordine e dibatté sul sacramento dell’eucarestia; la XIV (1551), dove intervenne sull’efficacia dell’estrema unzione e, infine, le ultime sessioni di ratifica (1562-63), durante le quali ribadì la superiorità canonica del vescovo. Le opere da lui pubblicate mostrano come la difesa dell’ortodossia dovesse avere due solidi baluardi: l’azione di riforma pedagogica e disciplinare dei vescovi e la difesa, a oltranza, dei sacramenti. Attento sostenitore dell’applicazione del Concilio, editò, a Palermo, un breve volgarizzamento dei decreti tridentini volto a farli conoscere fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori per creare consenso alla sua azione di riforma nella diocesi.
Preconio incarnava già, per pietas, il profilo del vescovo postridentino. Il suo rigore non gli impedì, tuttavia, di esercitare il ruolo di mecenate secondo uno stile ancora rinascimentale: nel 1551, in una lettera indirizzata a Pietro Aretino, Preconio tesseva le lodi di Paolo Caggio (morto nel 1562), brillante scrittore e sua creatura. Tra il 1550 e il 1553 finanziò la pubblicazione, a Venezia, delle opere di Caggio. A Monopoli protesse Jacquet Berchem (1505-1567), maestro di musica presso la cappella del Duomo. Quest’ultimo, uno dei più grandi madrigalisti del XVI secolo, pubblicò, nel 1555, il Primo libro dei madrigali a quattro voci, con dedica ad Andrea Marzato, governatore della città pugliese, ma il IX madrigale (Glorioso pastore) è indirizzato a Preconio. La sua munificenza è confermata anche dagli splendidi doni con cui adornò le chiese della sua città natale e quelle di Messina e di Palermo.
Nel 1561 fu inviato, per breve tempo, alla diocesi di Ariano Irpino e, infine, nel 1562, tornò in Sicilia come arcivescovo di Palermo, una delle cariche più importanti del Regno. Per dare immediata esecuzione ai decreti tridentini, convocò un concilio diocesano, i cui atti furono pubblicati, e avviò, nonostante le resistenze, la riforma del clero. La durezza del contrasto fu tale che il viceré, per evitare ulteriori scontri, nel 1566 non convocò il Parlamento a Palermo, ma a Catania, in modo da poter designare Nicola Maria Caracciolo, arcivescovo della città etnea, presidente del braccio ecclesiastico ed evitare ulteriori scontri.
Morì a Palermo, il 18 luglio 1568 e fu sepolto nella cripta della cattedrale.
Opere. Preconium sacramenti: hoc est praeparatio ad altissimum Eucharistiae sacramentum, Latino, ac vulgari conscriptum eloquio, per p.f. Octauianum de Praecone episcopum Monopolitanum, Napoli, M. Cancer e T. Riccione compagni, 1556 (dedicato a Ferdinando Álvarez de Toledo, viceré di Napoli, e alle monache benedettine di Monopoli); Officium gloriosae Virginis, et Martyris Christi, Fortunatae. Cuius sacrum Virgineumque corpus in aedibus divi Gaudiosi quiescit; ex verissima eius historia selectum compositumque secundum ritum monasticum, per r.p.f. Octavianum Praeconem Siculum, Napoli, M. Cancer, 1557; Officium septem principum angelorum ante tronum Dei assistentium, Palermo, G.M. Mayda, 1564; Decreta habita et acceptata in congregatione dioecesana in cathedrali ecclesia huius felicis urbis Panormi per illustriss. et reuerendiss. dominum fratrem Octavianum de Precone archiepiscopum dictae dioecesanae congregationis, Palermo, G.M. Mayda, 1565; Historia sacrae imaginis Dei genitricis a Scalis, Palermo, G.M. Mayda, 1565 (II ed. 1566); Summa de sacramentis, Palermo, G.M. Mayda, 1565;Transunto al possibile brevissimo delli decreti della reformatione cosi del clero come del populo, del sacro santo Tridentino concilio transuntato, e traslato da latino in volgare per fra Ottaviano Precone stampata in Palermo, Palermo, G.M. Mayda, 1565; Espositione, o diremo breue trattatello del responsorio maggiore delli defonti: cioè Libera me domine de morte aeterna esposto per l’ill. et reve. fra Ottaviano Precone dell’Ordine Minore Conventuale arcivescovo della felice città di Palermo, Palermo, G.M. Mayda, 1566; Praeconium Sacramenti, hoc est dispositio et praeparatio ad altissimum Eucharistiae Sacramentum, p.f. Octavianum Praeconem archiepiscopum Panormitanum, Palermo, G.M. Mayda, 1566; Discorso del santo sacramento della estrema unzione, Napoli, G. De Boy, 1567; Meditatione del peccatore ridotto a guisa del figliol prodigo a misero e calamitoso stato il quale ricerca contritione per vigore della passione di Cristo afflitto e morto per li peccati suoi, Napoli, G. De Boy, 1567; Decreta habita et acceptata in congregatione dioecesana in cathedrali ecclesia huius felicis urbis, Palermo, G.F. Carrara, 1585.
Fonti e Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, sive de scriptoribus Siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, notitiae locupletissimae, Panormi 1708, pp. 105-107; G. Odoardi, Serie completa dei padri e teologi francescani Minori Conventuali al Concilio di Trento, in Miscellanea francescana, XLVII (1947), pp. 347-349; M. Firpo - D. Marcatto, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone, II, Roma 1984, p. 950; D. Morgante, La musica in Puglia tra rinascite e rivoluzioni, Bari 1991, p. 22; A. Carrino, La città aristocratica: linguaggi e pratiche della politica a Monopoli fra Cinque e Seicento, Bari 2000, p. 189; L. Scalisi, Il controllo del sacro. Poteri e istituzioni concorrenti nella Palermo del Cinque e Seicento, Roma 2004, pp. 85-88; M. Granà, L’attività politica di O. P. O.F.M. Conv., padre conciliare a Trento e arcivescovo di Palermo (1502-1568), in I francescani e la politica, a cura di A. Musco, II, Palermo 2007, pp. 561-576; C. Magazzù, Note su O. P. e il suo Compendio in volgare dei Decreti del Concilio di Trento, in Studia humanitatis. Saggi in onore di Roberto Osculati, a cura di A. Rotondo, Roma 2011, pp. 331-338; L. De Nardi, Oltre il cerimoniale dei viceré. Le dinamiche istituzionali nella Sicilia barocca, Messina 2014, pp. 69-71.