NELLI, Ottaviano
– Figlio di Martino, nacque con tutta probabilità a Gubbio intorno al 1370. Finora non è dimostrata la sua discendenza dal pittore Mello da Gubbio (Santi, 1979, pp. 65, 68; Neri Lusanna, 1985, p. 37), su cui molto si è discusso.
La data di nascita approssimativa si ricava dalla notizia che per il bimestre di maggio-giugno 1400 fu nominato console per il quartiere eugubino di S. Pietro (Rossi, 1967, p. 4, n .4), carica che secondo gli statuti cittadini poteva essere conferita solo al raggiungimento dei 30 anni. Nell’ottobre dello stesso anno è ricordato a Perugia, dove si impegnava a dipingere le armi del nuovo signore Gian Galeazzo Visconti sulle porte della città e all’ingresso dei due palazzi pubblici assieme ai pittori perugini Francesco di Antonio e Cristoforo di Nicoluccio. Al momento del pagamento dell’impresa, stimata 84 fiorini, il suo nome non fu ricordato (Mazzatinti, 1886, pp. 19 s.; Silvestrelli, 1996, pp. 44 s.).
Punto di partenza per la ricostruzione del suo percorso stilistico è il Polittico di Pietralunga (Madonna con Bambino in trono e i ss. Agostino, Paolo, Antonio Abate, Caterina d’Alessandria), proveniente dalla chiesa di S. Agostino di Pietralunga, nell’Alta Valle del Tevere, e oggi presso la Galleria nazionale dell’Umbria; l’opera, datata maggio 1403, reca la sua firma e il ricordo della committenza legata agli eredi di Pietro «Corsutii». Sebbene sia molto evidente persino nella carpenteria la continuità con opere legate alla più antica tradizione della pittura eugubina del Trecento (si veda il polittico attribuito allo Pseudo Palmerucci, nel Museo di Palazzo dei Consoli a Gubbio), il dipinto mostra già l’adesione a nuove formule espressive che superano la prima formazione dell’artista, mescolandosi a influenze di altre personalità presenti sulla scena perugina, da Matteo di ser Cambio a Cola Petruccioli; evidenti appaiono anche nuovi contatti con una cultura figurativa più strettamente gotico-cortese che sembra penetrare con maggiore incisività nella stessa Perugia proprio intorno al 1400, quando più forte si fa l’inclinazione verso Milano in omaggio ai nuovi orientamenti politici: ecco allora la cornice argentata, gli archetti smussati delle tavole, l’abito del Bambino, dalle ampie maniche sbuffate e il colletto a calice, di tenue celeste punteggiato d’oro. Anche la Madonna col Bambino del Museo di Palazzo Venezia, ritenuta da alcuni studiosi (Rossi, 1977, p. 59, n. 19) la prima opera del catalogo di Nelli, si colloca in questo momento.
Tra settembre e ottobre 1403 fu di nuovo console per il quartiere di S. Pietro (Rossi, 1967, p. 4, n. 5); l’anno successivo fu consigliere del Popolo per il semestre gennaio-giugno. Dopo la morte di Antonio di Montefeltro nel 1404 non è più documentato a Gubbio fino al 1409 (Rossi, 1967, p. 7, n. 16).
Anche in virtù del suo girovagare il suo linguaggio figurativo si aggiornò di continuo. Fra le opere comprese entro il primo decennio del Quattrocento figurano gli affreschi votivi di vario soggetto (Crocifissione, Madonna con Bambino in trono e s. Giovanni Battista, Matrimonio mistico di s. Caterina d’Alessandria e s. Anna, Cristo crocifisso, S. Michele Arcangelo, Cristo redentore benedicente) in S. Maria della Piaggiola a Fossato di Vico (Donnini, 1972), a cui si addice una data intorno al 1405. In questo primo tempo dell'attività di Nelli si deve collocare anche la tavola con la Madonna dell’Umiltà e due angeli e sulla cuspide la Crocifissione di Cristo del Musée du Petit Palais di Avignone, nonché la Madonna dell’Umiltà del Niedersächsisches Landesmuseum di Hannover, parte centrale di un polittico i cui scomparti laterali con S. Bartolomeo, S. Maria Maddalena, S. Agnese e S. Tommaso sono oggi in collezione privata fiorentina (Todini, 1989, pp. 284 s.; Silvestrelli, 1996). Databile a questo momento è anche la decorazione ad affresco, in gran parte perduta, eseguita per l’oratorio dei Mercanti della lana a Gubbio, cui appartiene il frammento con la testa di S. Ludovico da Tolosa (oggi nei depositi della Galleria nazionale dell’Umbria).
Nel 1410 Nelli è di nuovo ricordato nella sua città, console per il quartiere di S. Pietro (Rossi, 1967, p. 8, n. 17), che deve essere dunque considerato quello della sua residenza fino al 1420 circa, anno in cui si trasferì nel quartiere di S. Andrea, dove possedeva degli immobili, probabilmente pervenutigli con la dote della moglie Balda di Bartolello, e dove fissò la sua dimora fino alla morte. Nel 1411 dipinse pennoni di tube e l’anno seguente affrescò gli stemmi della Chiesa, del Papa, dell’Imperatore e di Guidantonio di Montefeltro sulle cinque porte della città per 25 fiorini (Rossi, 1967, p. 26, n. 26): dati che rivelano una ben organizzata bottega, atta a far fronte a ogni genere di incarichi anche impegnativi e prestigiosi, come l’esecuzione del ciclo con Storie della Vergine, basate sulla Legenda aurea, nell’abside sinistra di S. Francesco. L’impresa, considerata il capolavoro giovanile di Nelli e probabilmente eseguita poco oltre il 1410, rappresenta una nuova svolta nel suo percorso stilistico, dove si avverte più forte l’influenza di Gentile da Fabriano, come nell’Incoronazione di Maria in alto, derivata dal Polittico di Valle Romita (Milano, Pinacoteca di Brera). Nelli inserisce anche trovate di grande effetto, come le originali figure femminili viste di spalle, con lunghi capelli annodati, che diventano cariatidi a grisaille messe a sorreggere l’architettura dipinta, e fa uso esteso di cangiantismi in ogni scena, indugiando sui particolari narrativi.
Non molto lontano da questa prima fase sembra essere anche l’affresco con laVisione di s. Brigida, parte di una decorazione più estesa, conservato nella chiesa di S. Maria Novella (intitolata poi a S. Benedetto) dei Condotti a Perugia. Caratteristica dell’opera è una composizione scandita da solide figure, puntualmente ripetuta nel ciclo di affreschi della cappella di palazzo Trinci a Foligno tanto da aver fatto pensare a una esecuzione avvenuta contemporaneamente; i recenti restauri del ciclo folignate e più approfonditi studi documentari sulla storia dell’insediamento perugino legato a eremiti di origini eugubine inducono tuttavia a ritenere precedente l'affresco di Perugia.
Da quel momento e poi in tutta la sua lunga carriera, Nelli restò sostanzialmente fedele a un proprio linguaggio espressivo, popolaresco e accattivante, contraddistinto da una solida vena narrativa e aneddotica: un’immobilità stilistica che in mancanza di dati documentari precisi rende incerta e insidiosa la ricostruzione cronologica del suo catalogo.
Tradizionalmente datato tra il 1408 e il 1413 è il dipinto murale con la Madonna del Belvedere (Madonna con Bambino tra angeli musicanti, s. Giovanni Evangelista, s. Antonio Abate e donatori) nella chiesa di S. Maria Nuova a Gubbio; sono tuttavia valide le considerazioni di Sannipoli (2003) che osserva come l’opera mostri forti rapporti con la grande Crocifissione dipinta nel 1416 da Lorenzo e Jacopo Salimbeni nell’oratorio di S. Giovanni a Urbino, riprendendone le tinte brillanti, qui accentuate dalla tecnica mista, impreziosita da una trama sottile di dorature; non è escluso pertanto che possa essere stata eseguita attorno a questa data, quando si fecero più forti e importanti l’influsso e il contatto con i Salimbeni, già conosciuti da Nelli a Perugia, forse nello stesso ambiente di S. Maria Novella dei Condotti, un contatto poi rinnovato nella stessa Urbino. La Madonna del Belvedere è l’opera più apprezzata dalla critica fin dall’Ottocento, considerata per l’atteggiamento triste e pensoso dei personaggi come un modello esemplare di certa pittura devozionale cristiana (Rio, 1861), ma anche punto di avvio della scuola umbra verso i suoi più alti raggiungimenti.
Sul finire del secondo decennio si data il ciclo ad affresco nella chiesa di S. Agostino a Gubbio con Storie di s. Agostino nell’abside e il Giudizio finale nell’arco trionfale. I restauri del 2003-04 hanno confermato che per primo fu dipinto il Giudizio finale, al cui interno si distinguono due mani diverse riconosciute per la prima volta da Sannipoli (1989; 2003): oltre a Nelli e alla sua bottega, attivi nella rappresentazione del Paradiso e dell’Inferno posta nella parte alta del dipinto, intervenne anche la bottega dei Salimbeni. Il ciclo pittorico, composto da 25 scene i cui soggetti sono tratti dalle Confessioni, dalla Vita Sancti Aurelii Augustini di Possidio e da due testi trecenteschi (il Trattato sull’origine e sviluppo dei frati eremiti di Enrico di Friemar e il Liber Vitasfratrum di Giordano di Sassonia), risulta uno dei primi e più completi sulla vita del santo e influenzò anche l’iconografia agostiniana posteriore. Lo sforzo compositivo raggiunge risultati interessanti soprattutto nelle scene dei viaggi per mare del santo e in quella delle Esequie, caratterizzata da una vivace galleria di ritratti. Secondo le scarne notizie documentarie (Cece - Sannipoli, 2001B), la cappella absidale della chiesa spettò alla famiglia eugubina dei Brunamonti della Serra dalla seconda metà del Trecento fino alla metà del successivo, ma nulla di sicuro si conosce sullo sviluppo del progetto decorativo. La presenza di Nelli in diversi contesti agostiniani, già dal periodo del Polittico di Pietralunga, fa pensare a un suo rapporto particolare con qualche membro di rilievo dell’Ordine, un'ipotesi che sembrerebbe confermata anche dalla realizzazione a Fabriano delle pitture con Quattro miracoli sulla fronte del cassone funerario del beato Pietro Becchetti, agostiniano (Fabriano, Pinacoteca civica Bruno Molajoli). Nella stessa cittadina dipinse l’edicola in via Cialdini con la Madonna dell’Umiltà e angeli.
Tra il 1417 e il 1422 fu a Urbino, dove firmò le pitture murali con la Madonna della Misericordia nell’edicola fuori porta S. Lucia, detta la Madonna dell’Homo dal nome del committente, Homo di Tudinello; qui in particolare nelle colonne tortili animate si è voluta riconoscere la collaborazione con Lorenzo Salimbeni (Minardi, 2008, pp.83 s.). Sempre a Urbino, nell’oratorio di S. Gaetano, affrescò la Madonna del Latte tra angeli musicanti, s. Domenico e s. Pietro Martire esemplata sul modello della Madonna del Belvedere. Il soggiorno nel cuore dello Stato dei Montefeltro potrebbe averlo visto coinvolto anche all’interno dello stesso palazzo di Urbino, nelle case di Guidantonio: gli sono attribuiti dei frammenti di decorazione con il monogramma del conte, da confrontare con quello presente nella ‘loggetta’ di palazzo Beni a Gubbio (Giannatiempo Lopez, 2004, pp. 165 s.). Sono gli anni in cui Nelli 'unifica' con il suo linguaggio figurativo lo Stato feltresco, muovendosi nei centri più importanti.
Di nuovo a Gubbio nei primi mesi del 1422, vi fu eletto console per il quartiere di S. Andrea e compare per una citazione in merito a un’eredità (Rossi, 1967, p. 12, n. 37).
Già esistente nel 1422 e da mettere in relazione con le volontà testamentarie del mercante Meo di Giovanni dettate nel 1407 (Mercurelli Salari, 2002) è l’affresco che eseguì nel transetto d’ingresso della basilica di S. Francesco ad Assisi, raffigurante la Madonna col Bambino tra s. Rufino, s. Francesco e S. Antonio Abate e noto anche come Madonna della Salute; nello stesso 1422 si suole collocare, in virtù di iscrizioni frammentarie trascritte in passato, ma non del tutto affidabili, anche una Madonna col Bambino e santi e altri affreschi staccati dalla facciata dell’oratorio dei Pellegrini e oggi nella Pinacoteca di Assisi (Todini - Zanardi, 1980, pp. 68 s.).
Nel febbraio 1424 firmò gli affreschi con Storie della Vergine nella cappella di palazzo Trinci a Foligno, eseguiti su commissione di Corrado Trinci. Le 16 scene riecheggiano, complicandola, l’impaginazione di quelle dell’abside di S. Francesco a Gubbio e si arricchiscono di una più spiccata qualità della materia pittorica, con largo uso di cera dorata impressa a caldo a creare inediti partiti decorativi, come si vede per esempio nei costoloni della volta: un'esuberanza decorativa che non ha confronti con altre opere dell’artista e mira a creare un ambiente ricco e sfavillante, adattandosi alla fastosa decorazione delle sale adiacenti eseguite al tempo di Ugolino Trinci sotto la guida di Gentile da Fabriano. La commissione stessa della cappella, vero scrigno del palazzo, è un segnale dell’alto apprezzamento di cui il pittore godeva in quegli anni. Non giovano tuttavia al risultato finale dell’insieme la sovrabbondanza decorativa, il gran numero delle figure inserite in ogni singola scena, l’insistenza sui particolari secondari che contribuiscono a creare una sorta di horror vacui.
Tra il 1427 e il 1444 fu iscritto alla Confraternita di S. Croce a Urbino, testimonianza di una sua prolungata, sebbene saltuaria, presenza nella capitale feltresca (Rossi, 1967, pp. 27 s. n. 35). Nel 1427 eseguì un gonfalone, perduto, per la città di Gubbio (Bonfatti, 1843, p. 11, n. 22).
Furono quelli anni di intensa attività e anche di continui spostamenti, come ricorda Nelli stesso in una lettera inviata alla contessa di Urbino Caterina Colonna alla fine di giugno 1434. Nella missiva si scusa di non aver ancora eseguito un affresco raffigurante suo figlio Oddantonio «genuflesso» innanzi a S. Erasmo col cavallo e «col fameglio», essendosi trattenuto fuori di Gubbio per un lavoro che aveva promesso da un anno e che rischiava di perdere (Mazzatinti, 1886, pp. 22-24; Rossi, 1967, p. 15, n. 42).
Databili intorno al 1434, nel momento in cui Nelli si muoveva tra Gubbio e Urbino, sono le Storie di s. Domenico e diS. Maria Maddalena nella chiesa di S. Domenico a Fano, attribuite al pittore e alla sua bottega da Luigi Asioli (1910), cui si affiancano ora le Storie del Battista emerse dietro un altare settecentesco nel corso dei restauri del 2007 sul fianco sud-orientale della chiesa. Anche in queste ultime si riscontra un largo intervento della bottega (Battistini, 2007) con l’utilizzo di un repertorio figurativo ampiamente collaudato, cangiantismi nei panneggi, elaborazione 'ferina' dei tipi fisiognomici, inserimento di particolari decorativi secondari.
Nel 1436 insieme ad Antonio d’Anghiari eseguì alcuni gonfaloni a Borgo San Sepolcro (Dabell, 1984, p. 75), dove già nel 1428 aveva fornito il disegno per la carpenteria della pala d’altare (poi dipinta da Piero della Francesca) della Confraternita della Misericordia, realizzata dal legnaiolo Bartolomeo di Giovanni (De Marchi, 2002; Banker, 2010, pp. 21 s.). È opera collegata a questo momento tardo anche la Dormitio Virginis affrescata nella cappella del Transito della chiesa di S. Maria delle Grazie a Città di Castello.
Nella fase più avanzata, pur rimanendo assai interessante lo sforzo narrativo dell’artista, si osserva una continua ripetizione di temi già proposti che se da un lato ribadiscono il successo delle formule espressive, dall’altro dimostrano anche una certa sclerotizzazione della vena artistica e un più ampio intervento della bottega, come avviene nelle Storie di s. Pietro Martire affrescate nella seconda cappella a sinistra in S. Domenico a Gubbio.
Tra i rari dipinti su tavola riconducibili all’attività più matura di Nelli, si ricorda un polittico frammentario diviso in vari musei con S. Gerolamo che estrae una spina dalla zampa del leone (Avignone, Musée du Petit Palais), l’Adorazione dei magi (Worcester Art Museum, Massachusetts) e la Circoncisione e lo Sposalizio di s. Francesco con la Povertà (Pinacoteca Vaticana). Una tavoletta con S. Giovanni Battista con Erode e Salomè, forse parte di un dossale con Storie del Precursore (Minardi, 2007, p. 29, n. 39), si conserva presso la Fondazione Longhi a Firenze.
Dei diversi gonfaloni ricordati dai documenti resta quello a due facce della chiesa di S. Maria delle Grazie a Covignano presso Rimini con l’Annunciazione e la Crocifissione con s. Francesco che riceve le stimmate, da datare entro il terzo decennio.
Sono da ricordare ancora le rare allegorie dipinte a monocromo in palazzo Beni a Gubbio, staccate e conservate nella collezione Cagnola, oggi nell'omonima villa a Gazzada Schianno (Varese), tradizionalmente datate sul finire degli anni Trenta (Gorni, 1998). In seguito ai restauri eseguiti all’interno dello stesso palazzo si è recuperata alla lettura una decorazione araldica che sembrerebbe circoscrivere tutto il ciclo al periodo 1424, anno del matrimonio tra Guidantonio da Montefeltro e Caterina Colonna, e il 1431, anno dell’elezione di Eugenio IV Condulmer, il cui stemma compare in uno strato sovrapposto alla più antica decorazione (Cece - Sannipoli, 2001A).
Nel 1439 è documentata l’ultima importante commissione, riguardante i dipinti, perduti, per la cappella di Agnolo di Cecco di Agnoluccio dei Carnevali in S. Pietro a Gubbio (Mazzatinti, 1886, pp. 24 s.; Rossi, 1967, p.18, n. 64).
Nello stesso 1439 adottò come figlio Marte di Pompeo; si ha notizia che dopo la sua morte la moglie, Balda di Bartolello, avrebbe voluto annullare tale procedimento (Mazzatinti, 1886, p.28, Rossi, 1967, p. n. 63). Un secondo figlio, Guido di Suppolino Corboli, fu adottato intorno al 1441, la stessa data in cui Nelli accolse formalmente come suo discepolo per sei anni Domenico di Cecco di Baldo (Rossi, 1967, p. 18, n.65).
Il luogo e la data di morte sono ignoti. Ricordato ancora in vita nel 1446 (Menichetti 1987, I, p.171), risulta già defunto il 29 ottobre 1449 (Sannipoli, 1981).
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