DOLCI (Dolce, De La Dolce), Ottaviano
Figlio del pittore Bernardino e di Elisabetta Neri, nacque a Casteldurante (l'odierna Urbania in prov. Pesaro Urbino) intorno al 1480 e fu indirizzato all'arte nella bottega del padre "come pittore e stuccatore", "disegnatore di maioliche", "scultore" (Thieme-Becker), rendendosi indipendente alla morte del padre, prima del 1503, nella bottega poi presa in affitto nel 1512 da Biagio di Francesco (Urbania, Arch. not., Rog. Ludovico Bettini, n. 55, c. 110v). Da quella data ebbe inizio la sua intensa attività artistica. Ne resta un prodotto nella statua in terracotta policroma della Madonna seduta adorante il Bambino sulle ginocchia nella chiesa di S. Maria d'Acquanera di Frontone, firmata e datata 1518, opera certa che fa attribuire ad D. altre due statue: quella in terracotta policroma della Madonna seduta col Bambino nella chiesa del Corpus Domini di Urbania e la sua replica scolpita in legno ed identicamente dipinta nel Museo Bardini di Firenze (cfr. C. Pierucci, Frontone dalle origini al 1970, Urbino 1970, p. 47; Leonardi, 1971, p. 107 n. 11). Più volte le carte d'archivio urbaniesi ricordano atti di compravendita di terreni a suo nome, come quello del 1527 in cui il D. vendette un terreno al prezzo di 86 ducati alle clarisse di Casteldurante (Urbania, Arch. not., Rog. Pierantonio Perusini, n. 68, c. 287v, 2 genn. 1527).
Dal 1533 era al servizio dei duchi di Urbino che incaricavano il D. "dipintor da Casteldurante", di disegnare o fare il plastico dei confini tra il Ducato d'Urbino e la Repubblica di Firenze (Arch. di Stato di Pesaro, Duc. di Urbino, Copialett. ducale, lettera del duca da Gubbio, 2 ott. 1533), di Sestino (Ibid.) e nel 1558 di Casteldurante e Sant'Angelo in Vado (Urbania, Arch. com., Riformanze, 1558, c. 41). Intorno al 1535 dallo stesso duca d'Urbino Francesco Maria I Della Rovere gli furono affidati lavori da eseguire all'Imperiale di Pesaro, pagati nel 1538 in parte con il podere Cerpollino (26 aprile) e a saldo con altri due poderi nel territorio di S. Pietro (11 giugno: Urbania, Arch. not., Rog. Benedetto Perusini, n. 103). Nel 1546 lavorava come frescante a Frontone di Cagli, dove la sua presenza è documentata il 22 marzo (Ibid., Rog. Francesco Filareti, n. 142). Il 4 febbr. 1548 il D. dava in dote 200 fiorini alla figlia Gentile che si maritava con Guido Narde (Ibid., Rog. Bernardo Perusini, n. 106). Nel 1558 sono registrati i pagamenti fatti al D. per la dipintura degli stemmi, dei cibori e delle colonne eseguiti in occasione delle esequie della duchessa Eleonora Gonzaga (Urbania, Arch. comun., Riformanze, 1558, c. 41), nonché per fregi, stemmi rovereschi e il crocifisso della maestosa campana civica (Ibid., Arch. ant. B. 3), secondo il contratto fatto nel 1550 con il fonditore Giovanni Figliecordi lorenese (Ibid., Riformanze, 4 apr. 1550).
Gli sono attribuite le sperimentazioni in ceramica della formula del colore rosso, inusitato ai maiolicari durantini, dopo averlo appreso nella grande bottega di mastro Giorgio Andreoli (C. Leonardi, in Francesco Xanto Avelli da Rovigo, Stanghella 1988, p. 39). Liti e vertenze giudiziarie che costellarono la vita del D. lo portarono ad indebitarsi e nel 1558 in carcere. Nel 1565 risulta morto (Urbania, Arch. not., Rog. Benedetto Perusini, n. 110, 14 dic. 1565).
Dalla moglie Pantasilea ebbe i figli Bernardino, Pierfrancesco, Luzio e Gentile, madre del pittore e maiolicaro Agostino Apolloni. I tre figli maschi furono avviati all'arte paterna: di Bernardino rimane il prezioso simulacro ligneo di Gesù Crocifisso, scolpito nel 1537 nella chiesa di S. Ubaldo al Colle di Cantiano (D. Bianchi, Cantiano, Urbania 1986, p. 259), e "un bel quadro dipinto nel 1545" nella chiesa di S. Francesco di Sassoferrato (A. Anselmi, in Nuova Rivista misena, V [1892], p. 94). Di Pierfrancesco, pittore e maiolicaro (Raffaelli, 1846, p. 44), si possono ammirare gli stucchi nella chiesa di S. Caterina di Urbania, sede della Confraternita degli artisti dove il padre era iscritto.
Fonti e Bibl.: Oltre ai docc. cit. all'interno della voce, si veda: Urbania, Arch. segr. comun., C. I., n. 6: F. Terzi, Annali di Casteldurante [ms. sec. XVII], c. 19r; G. Raffaelli, Mem. delle maioliche durantine, Fermo 1846, pp. 31, 44; E. Rossi, Mem. ecclesiastiche di Urbania, Urbania 1936, p. 282; C. Leonardi, I peducci della chiesa del Corpus Domini di Urbania, in Atti e mem. d. Deput. di storia patria per le Marche, s. 8, VII (1971), pp. 107 ss.; G. Ugolini, L'affresco di Mondaino, Pesaro 1979, p. 25; C. Leonardi, in Strutture architettoniche del castello di Belforte, Urbania 1990, pp. 55, 66 s. nn. 2 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 390.