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CIBURRI, Ottaviano

di Francesco F. Mancini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)
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CIBURRI, Ottaviano

Francesco F. Mancini

Figlio dei pittore perugino Polidoro di Stefano di Polidoro, se ne ignorano le date di nascita e di mòrte, né è possibile identificarne le opere. Stimato pittore, il C. viene per la prima volta ricordato in un documento del 1530 che lo mostra attivo, accanto al padre Polidoro, nella esecuzione di "una Ancona de la Visitazione" per la basilica di S. Pietro in Perugia (Manari, p. 537). L'opera, che è identificabile con la Visitazione sutavola, oggi conservata nella cappella Vibi di questa stessa chiesa, non fornisce tuttavia, perché eseguita in prevalenza da Polidoro, alcun elemento utile per la definizione del linguaggio pittorico del Ciburri. Nel 1541 esegue una Madonna (oggi perduta) sopra la porta dell'oratorio di S. Agostino (Perugia, Arch. Braccio Fortebracci. Fondo di S. Agostino, 54 [1541], c. 54).

Nel luglio del 1542 l'artista è compensato con 5 scudi per pitture (oggi scomparse) realizzate nella loggia del legato pontificio nel palazzo dei Priori (Gnoli); l'importanza della commissione dimostra che il C. riscuoteva in Perugia ampio credito prima ancora di essere ammesso (5 nov. 1548) all'arte dei pittori per il rione di Porta S. Angelo (Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 961, c. 46v). Un'epigramma in versi latini del poeta perugino Matteo Spinelli, stampato in sua lode nello stesso 1548, prova infatti che in quell'anno il talento pittorico del C. era ormai pienamente riconosciuto: Tartista vi è definito "egregium pictorem perusinum" e "doctus ab archetypis hominum simulacra".

L'elezione del C. a camerlengo del Collegio dei pittori, nel 1551 (Gnoli), è ulteriore testimonianza dei consensi da lui raccolti in ambiente perugino. In quello stesso anno l'artista, che secondo lo Gnoli ebbe in affitto una bottega dell'Ospedale della Misericordia in contrada Leone, è pagato per un'immagine di S. Ercolano (oggi perduta: Fumi, p. 182). Il 6 marzo 1552 è presente ad un'adunanza di pittori nella sala dei Notari (Manzoni, p. 15).

Nel 1556 è ancora camerlengo (Manari, p. 537 n. 38), carica che gli sarà riconfermata nel 1558 (Arch. di Stato di Perugia, Riformanze, 137, c. 58r). È ancora del 1556 (17 settembre) la notizia di un pagamento di 4 scudi "pro armis et ornamentis ac miniaturis factis per ipsum Octavianum in privilegio civilitatum illustrorum D.orum Andreae Mathei Acquevinci et D.i Flavi Ursini" (Arch. di Stato di Perugia, ibid., 136, c. 199r). Nel 1557 stima con Vincenzo Danti una pittura di Giulio Caporali eseguita in una casa dei Baglioni (Ibid., Notarile, 1566, cc. 196v, 197r). Nel 1559 il C. è pagato con 6 ducati "per impannate et arme di papa Pio IV fatte in Palazzo", e con 3 scudi per il completamento delle parti decorative della cappella di S. Giovanni del Cambio (Degli Azzi).

Nel 1560, di nuovo camerlengo, ottiene 21 ducati "per mandato delli 13 di agosto a buon conto delle pitture de' telari delle finestre della loggia et pitture fatte in essa" (Fumi, p. 196). Nel 1561, risultando fatiscente l'immagine (oggi interamente perduta) della Vergine e santi dipinta ad affresco da Giannicola di Paolo sopra la porta d'ingresso della cappella di S. Giovanni, il C. viene pagato per il restauro. Nello stesso anno ottiene "per mandato di Mons. Vicelegato de' 14 marzo per opere date dallui e pagati ad altri per bisogno del palazzo" 8, 19 ducati (ibid., p. 198).

Ancora nel 1564 gli vengono pagati lavori nella cappella del palazzo (ibid., pp. 204 s.). È questo l'ultimo documento che si riferisce al Ciburri.

Fonti e Bibl.: M. Spinelli, Novum opusculum..., Perusiis 1548, pp. 4 s.; A. Mariotti, Lettere pittor. Perugine, Perugia 1788, p. 97; L. Manari. Docc. e note ai cenni storico-artist. della basilica di S. Pietro, in Apologetico, II-V (1864-66), p. 537; A. Rossi, Storia artist. del Cambio di Perugia, in Giorn. di erudiz. artistica, III(1874), p. 19; L. Fumi, Inv. e spoglio dei reg. della tesoreria apostolica di Perugia e Umbria, Perugia 1901, pp. 182, 193, 196, 198, 204, 205; G. Degli Azzi, L'arch. st. del Collegio dei Cambio, Perugia 1902, p. 18; L. Manzoni, Statuti e matricole dell'arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia e Siena, Roma 1904, pp. 15, 65; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, p. 230; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 567.

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). Perugia Comune dell’Umbria (449,9 km2 con 163.287 ab. nel 2008), capoluogo provinciale e regionale. È posta su un colle a 493 m s.l.m. nella Valle Tiberina, presso l’incrocio di importanti vie di comunicazione, che la collegano con il Lazio e l’Emilia attraverso la valle del Tevere, con la Toscana (Val di Chiana) ... oratorio religione Secondo il Codex iuris canonici, luogo destinato, su licenza dell’Ordinario, al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli e al quale possono accedere anche altri fedeli con il consenso del superiore competente; sono considerati oratorio a tutti gli effetti anche le cappelle ... cappella architettura Edificio di culto di piccole dimensioni, isolato in modo da costituire un corpo autonomo; o ambiente, più o meno importante per forme e dimensioni, compreso, con la stessa destinazione di culto, nell’ambito di un maggiore e più complesso organismo architettonico, come la cappella di un palazzo ...
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ottavo
ottavo agg. num. ord. e s. m. [lat. octavus, der. di octo «otto»]. – 1. agg. a. Che, in una successione, occupa il posto corrispondente al numero otto, cioè viene dopo altri sette (in scrittura numerica 8°, in numeri romani VIII): l’o....
ottava
ottava s. f. [femm. sostantivato dell’agg. ottavo]. – 1. Periodo di sette giorni che segue a una festività religiosa, di cui è un prolungamento: l’o. di Pasqua, di Natale. 2. Nella metrica, strofa di 8 endecasillabi, di cui i primi 6 a...
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