OTTAVIA
. Figlia minore di C. Ottavio (pretore nel 61 a. C.) e di Azia, e quindi sorella di Augusto, sposò, nel 54 a. C., C. Claudio Marcello, il console del 50, ma questo matrimonio non ebbe nessuna influenza per modificare l'atteggiamento politico del marito, ostile al prozio Giulio Cesare. O. ebbe da Marcello un figlio, M. Claudio Marcello, e due figlie. Nelle proscrizioni del 43, O., con la madre Azia, cercò rifugio presso le Vestali e sotto la protezione del fratello triumviro. Nel 40 a. C., vedova di Marcello e incinta della seconda figlia, andava sposa ad Antonio per suggellare con uno stretto rapporto di parentela la rinnovata amicizia fra i due triumviri. O. fu con Antonio ad Atene (39-38) mentre egli preparava il suo piano di politica orientale, e ivi ricevette onori e adulazioni. Nel 37, quando stava per sorgere un nuovo conflitto fra Ottaviano e Antonio a proposito di Sesto Pompeo, fu O., con Mecenate e altri uomini politici, che prese l'iniziativa di ristabilire l'accordo, e vi riuscì. Dopo la vittoria di Nauloco e le prime affermazioni della politica antoniana in Oriente, l'accordo, di cui era pegno il matrimonio di O., diventava assai difficile: quindi Antonio (35 a. C.) non la volle ricevere presso di sé in Siria per non dare, in certo modo, un'adesione di fatto alle infrazioni compiute da Ottaviano ai patti triumvirali. Naturalmente, quindi, quando avvenne la rottura politica definitiva fra i due triumviri, il divorzio si rese indispensabile: di questo non fu, come generalmente si crede, responsabile soltanto Cleopatra, ché esso fu suggerito essenzialmente dalla ragion di stato.
Il ripudio di O. era l'annuncio della guerra, O. in seguito sopportò sempre nobilmente le sventure che la colpirono, per ragioni politiche e familiari, nella sua vita privata e nei suoi affetti più cari. Morì nell'11 a. C., ricordata dalla tradizione come uno dei più nobili esempî di grande dama romana. Nel 32 a. C. Ottaviano le aveva dedicato il Porticus Octaviae.
Bibl.: La stessa indicata per Augusto (v.), e particolarmente: Drumann-Groebe, Geschichte Roms, IV, p. 250 segg.; M. A. Levi, Ottaviano capoparte, II, Firenze 1933; T. Rica Holmes, The Architect of the Roman Empire, Oxford 1928-31; W. W. Tarn, Alexander Helios and the Golden Age, in Journal of Roman Studies, XXII (1932), p. 135 segg.; Platner-Ashby, Topographical Dictionary of ancient Rome, Oxford 1929, p. 427.