OTONE (M. Salvius Otho)
Imperatore romano (69 d. C.), figlio di L. Salvio Otone che rivestì il consolato e di Albia Terenzia, nato nel 32 d. C.: la sua famiglia era, a quanto sembra, di origine etrusca e fu innalzata al patriziato solo da Claudio nel 48 d. C. Amico intimo di Nerone, ne condivise i bagordi. Si sposò nel 58 con Poppea Sabina, facendola divorziare da Rufino Crispino. Pochissimo dopo (o nello stesso anno 58 o nel 59) Nerone, innamoratosi di Poppea, allontanava O. mandandolo come legato in Lusitania, benché egli avesse rivestito solo la questura e non la pretura, che era la magistratura atta ordinariamente a qualificare per il posto di legato. In Lusitania O. dovette rimanere fino alla morte di Nerone (68 d. C.). Si capisce senz'altro che egli fosse lieto della fine di questo e fosse il primo legato provinciale ad associarsi a Galba. Ma egli aveva pure, soprattutto, un'ambizione: essere adottato da Galba privo di figli e perciò diventare imperatore dopo di lui. A questo scopo si affrettò a Roma, e perciò, quando Galba adottò un altro, egli non esitò ad atteggiarsi a rivendicatore di Nerone, per attrarre a sé gli elementi fedeli alla dinastia Giulio-Claudia e avvalersi delle antiche amicizie nella corte imperiale. Riuscì infatti ad attrarre a sé i pretoriani, a fare uccidere Galba e ad essere proclamato imperatore col nome di Nerone (15 gennaio 69). Ma nei primi di gennaio le legioni germaniche avevano già proclamato per loro conto imperatore Vitellio. All'evidente superiorità militare del rivale O. cercò di reagire accattivandosi il favore delle provincie con largire privilegi. Poi cercò di rallentare la marcia delle armate di Vitellio già decise a scendere in Italia e quindi procurarsi il tempo di far arrivare dalla Dalmazia, dalla Pannonia e dalla Mesia le legioni necessarie a rafforzare il piccolo esercito residente in Italia (almeno quattro coorti urbane, dodici coorti pretorie, la legione I Adiutrix). A questo scopo imbarcò per la Gallia le coorti urbane, una parte dei pretoriani e pochi altri soldati per disturbare le truppe vitelliane comandate da Valente, che marciavano verso le Alpi. Ma i contingenti di O. valsero solo a distornare una parte esigua delle truppe di Valente: il resto giunse in Italia e poté collegarsi indisturbato con le truppe dell'altro generale vitelliano Cecina (marzo 69). Di fronte ai 70 mila vitelliani appartenenti alle migliori legioni dell'impero, O. poteva dirsi ancora affatto impreparato: poco più di 8000 uomini gli erano giunti dalla Dalmazia e dalla Pannonia; 2000 gladiatori erano stati racimolati in Italia, oltre a un numero imprecisato di ausiliarî Germani sicché nel complesso egli non poteva avere più di 30.000 uomini. Per di più era costretto a indugi e cautele perché non era sicuro della fedeltà dell'Italia centrale e di Roma stessa, dove il senato non poteva guardarlo di buon occhio. Egli era quindi condannato. Cercò nell'aprile 69 d'impedire ai vitelliani di passare il Po attaccandoli presso Bedriaco (v., per la descrizione della battaglia) nelle vicinanze di Cremona, ma fu sconfitto. Per quanto i vitelliani non assalissero l'accampamento in cui egli si era rifugiato, O. comprese che la partita era perduta e si uccise (16 aprile) con il caratteristico coraggio di fronte alla morte che lo stoicismo aveva saputo insegnare anche ai gaudenti.
Fonti: Tacito, Historiae, I-II; Suetonio, Otho; Plutarco, Otho; Cassio Dione, LXIV-LXV (solo nei riassunti bizantini). Tutti questi scrittori risalgono probabilmente alle perdute storie di Plinio il Vecchio.
Bibl.: Oltre alle storie generali dell'impero v. le bibl. di bedriaco; galba; vitellio. In particolare F. Gerstenecker, Der Krieg des Otho und Vitellius in Italien im J. 69, diss., Monaco 1882; B. W. Henderson, Civil War and Rebellion in the Roman Empire, Londra 1908; L. Paul, Kaiser Marcus Salvius Otho, in Rh. Museum, LVII (1902); p. 76 segg.; Ph. Fabia, L'ambassade d'Othon aux Vitelliens, in Rev. d. Philologie, XXXVII (1913), p. 53 segg.; A. Momigliano, Vitellio, in Studi ital. filol. class., n. s., IX (1931), p. 118 seg.; Nagl, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. 2ª, II, col. 2035 segg. Il racconto di Tacito su Otone è analizzato da P. Ammann, Der künstlerische Aufbau von Tacitus Historien, I, 12-II, 51, diss. di Berna (stampata in Zurigo), 1931.