OTOMÍ
. Antica tribù messicana che è tuttora rappresentata da circa 200.000 individui sparsi specialmente negli stati di Guanajuato, Querétaro e Michoacán. Nell'epoca preispanica, gli Otomí si distinguevano fra le tribù dell'Anahuac per il carattere malfido, indolente e rustico; e, dopo che furono assoggettati dai Toltechi e dagli Aztechi, il loro nome sonava ingiurioso presso i Messicani. La loro lingua (v. sotto) e i caratteri arcaici della loro cultura sono stati oggetto di molte discussioni. Gli Otomí adoravano particolarmente il dio Yocippa, a cui avevano eretto un rozzo santuario; la loro divinità principale era però Okka - principio benefico - a cui contrapponevano E, spirito maligno; il cielo era detto Mahezi (= luogo esteso in giro).
Il territorio parlante l'otomí o hiā-hiū??? in senso stretto è limitato a nord-est dallo huasteco, a nord-ovest e sud-est dal nahuatl e a sudovest dal tarasco. L'otomí si parla dunque in tutto lo stato di Querétaro e in una parte degli stati di San Luis Potosí, Guanajusto, Michoacán, México, Puebla, Veracruz e Tlaxcala. Lingue affini all'otomí sono il pame, il mazahua, il pirinda, il tepehua, nonché alcune lingue oggi estinte (serrano, meco, ecc.). In senso più vasto intendiamo, sulla base delle comparazioni proposte da W. Lehmann, come famiglia linguistica otomí un vasto aggruppamento d'idiomi dell'America Centrale (chiamato dal padre Schmidt otomí-mangue) e che comprende, accanto all'otomí propriamente detto e ai suoi dialetti, il gruppo mazateco (mazateco propriamente detto, chocho-popoloca, trique) e il gruppo chapaneco, prima considerato come indipendente (che comprende il chapaneco propriamente detto, il mangue, il dirià e l'orotina).
Bibl.: F. Pimentel, Cuadro descriptivo y comparativo de las lenguas indigenas de México, 2ª ed., III, Messico 1875, p. 369 segg.; E. T. Hamy, Anthropologie du Mexique, III, Parigi 1884; F. Starr, Indian languages of Mexico and Central America, Washington 1911, p. 46 segg.; W. H. Mechling, The Indian linguistic stocks of Oaxaca, in American Antropologist, XIV (1912), pp. 643-69; W. Lehmann, Zentral-America, I: Die Sprache Zentral-Americas, Berlino 1920, pp. 789-910.