GNOCCHI VIANI, Osvaldo
Nacque a Ostiglia, nel Mantovano, il 26 ag. 1837 da Giuseppe Gnocchi e da Teresa Viani. Dopo aver frequentato il liceo a Mantova, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova, aderì al mazzinianesimo e nel 1859, perseguito per aver partecipato a una manifestazione studentesca antiaustriaca, dovette rifugiarsi a Pavia. Qui frequentò il club democratico degli studenti e nel marzo 1861 conseguì la laurea in legge. Entrato nel giornalismo, collaborò ai fogli mazziniani L'Unità italiana e IlDovere di Genova, di cui tra il 1868 e il 1870 avrebbe assunto la direzione. Nel 1863 si trasferì a Genova, dove conquistò presto notorietà e prestigio, fu nominato socio onorario e nel 1869 eletto nel consolato della Consociazione operaia genovese. Legato da amicizia personale e stima reciproca a G. Mazzini, lo G. ebbe però grande autonomia di giudizio e nel 1870, con lo scritto Pensieri d'un lettore dell'opuscolo di Giuseppe Mazzini "Dal Concilio a Dio" pubblicato sul Dovere, marcò le distanze dalle sue idee filosofico-religiose, aderendo esplicitamente alla concezione materialista.
Nell'ottobre 1870, con una decisione che contrariò i mazziniani ortodossi, partì volontario per la campagna dei Vosgi come ufficiale di ordinanza di G. Garibaldi. Divenivano intanto sempre più esplicite le sue simpatie per l'Associazione internazionale dei lavoratori, appena temperate dallo sforzo di conciliare l'ideologia mazziniana e quella socialista.
Alcuni storici (N. Rosselli, R. Casero) fanno risalire alle ripercussioni della Comune parigina l'elemento che determinò la rottura definitiva tra lo G. e il mazzinianesimo. Si tratterebbe, secondo G. Angelini, di interpretazioni erronee che non tengono conto "né dell'orientamento socialistico già evidente in Gnocchi Viani fin dal 1863, né delle critiche da lui stesso rivolte all'esperienza comunarda" (p. 14 n.). "Per Gnocchi Viani - argomenta l'Angelini - cresciuto nell'ambiente lombardo, sensibile al positivismo cattaneano ma alieno, per propria indole e per temperamento, da quegli atteggiamenti impulsivi, turbolenti, troppo spesso astrattamente velleitari, tipici della scapigliatura milanese, l'effimero successo di quella prima "insurrezione di popolo" non poteva bastare a alimentare speranze (e illusioni) di una prossima palingenesi sociale […] l'esempio della Comune, dunque, non basta a distaccare Gnocchi Viani dalle file mazziniane; né a fargli ritenere irrimediabilmente superato il pensiero del Maestro" (pp. 19 s.).
Ad allontanare lo G. dall'ideologia mazziniana furono piuttosto gli approdi della sua riflessione, in particolare la sua concezione dello Stato come espressione di una società divisa in classi, la convinzione dell'ineliminabilità del conflitto tra proletari e capitalisti, la difesa e la legittimazione dello sciopero come risposta delle classi operaie all'inaccettabile ingiustizia sociale.
Nell'estate del 1871 lo G. si stabilì a Roma, dove organizzò il XII congresso delle società operaie affratellate che si tenne dal 1° al 5 nov. 1871; e lì emerse in modo chiaro la sua maggiore vicinanza agli internazionalisti piuttosto che ai mazziniani. Lo G. si astenne infatti su un ordine del giorno che proclamava la fedeltà ai "principi politici e sociali propugnati da 40 anni da Mazzini", e aderì invece a quello in cui si affermava che "l'emancipazione economica delle classi operaie - grande scopo cui deve essere subordinato ogni movimento politico - non può compiersi che da esse stesse" (cit. in Della Peruta, p. 12).
A Roma lo G. si guadagnò da vivere lavorando come correttore di bozze presso la tipografia Rechiedei. A stretto contatto con la categoria dei tipografi, che più di altre aveva compiuto significativi passi in avanti sul terreno della resistenza, poté allora applicarsi all'opera di organizzazione dei lavoratori della capitale approdata nel giugno 1872 alla costituzione della Lega operaia d'arti e mestieri, prima sezione romana dell'Associazione internazionale dei lavoratori, che guidò il movimento operaio romano facendogli compiere un salto di qualità verso l'organizzazione sindacale.
Nel marzo 1873 lo G. scrisse un'istanza al sindaco di Roma a favore dei muratori, minacciando il ricorso allo sciopero in caso di mancato accoglimento delle loro richieste. Le autorità decisero di agire preventivamente e il 15 maggio arrestarono lo G. e altri internazionalisti per cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato. Rimesso in libertà l'8 agosto, trovò la sezione romana sotto il controllo degli anarchici, dai quali decise di separarsi. Le sue tendenze operaiste lo portarono ad avvicinarsi ai gruppi dissidenti antibakuninisti che aderivano alla Lega universale delle Corporazioni operaie di Ginevra. Nel novembre 1876, su invito di E. Bignami, direttore della Plebe, lo G. si trasferì a Milano per impegnarsi con l'Internazionale lavorando nella Federazione dell'Alta Italia. Fu soprattutto grazie alla sua crescente influenza che la Federazione abbandonò le posizioni bakuniniste e aderì a quelle operaiste, "sperimentaliste" ed evoluzioniste. Al II congresso della Federazione, svoltosi a Milano il 17 e 18 febbr. 1877, lo G. affermò che il confronto era tra quanti ritenevano la rivoluzione l'unico mezzo e quanti invece la consideravano soltanto uno fra i molti possibili; e poiché, argomentava, "le rivoluzioni non s'improvvisano né si fanno ad ora fissa", i socialisti dovevano nel frattempo cercare altre strade per alleviare le condizioni delle classi subalterne impedendo così che tra esse si diffondesse la rassegnazione e prendesse il sopravvento l'iniziativa degli avversari.
Il rifiuto dell'insurrezionalismo non significò tuttavia l'adesione dello G. e del gruppo della Plebe alla dottrina marx-engelsiana che affermava la priorità dell'azione politica per la conquista del potere da parte del proletariato. Il gruppo socialista lombardo esprimeva piuttosto una posizione sui generis, e anche la sollecitazione a organizzare un grande partito operaio non implicava alcun recupero dell'istanza politica.
Lo G. non pensava infatti a uno dei tanti partiti politici, bensì a un partito "sociale" ed "emancipatore" che si proponesse soprattutto la difesa degli interessi economici e morali degli operai. Il Partito operaio italiano sorse nel 1882 ispirandosi a tali principî e poggiando su un'estesa rete di leghe di resistenza, cooperative, società di arti e mestieri, circoli di studi sociali, a cui lo G. affidava il compito di educare il proletariato. Nell'ottobre 1882 lo G. fu candidato per le elezioni politiche dell'Unione operaia radicale, che riuniva molte di queste associazioni, tra cui la Lega per la tutela degli interessi femminili, sorta quell'anno a Milano su sua iniziativa, ma non venne eletto.
Alla fine del 1885 lo G. fu inviato in Francia dal giornale economico Il Sole per studiare i rapporti di lavoro; durante il soggiorno francese fu ospite di B. Malon e approfondì l'esperienza delle Bourses du travail. Al ritorno in patria si attivò per far sorgere anche in Italia organismi analoghi e nel 1891 contribuì alla costituzione della Camera del lavoro di Milano. L'anno successivo aderì al Partito dei lavoratori italiani e fu di nuovo candidato alle elezioni politiche nei collegi di Ostiglia, Parma e Milano, ma neanche questa volta riuscì eletto. Membro del Consiglio comunale di Milano dal 1890, patrocinò in quella sede gli interessi dei lavoratori e delle loro associazioni e nel 1893 fondò la Società umanitaria, di cui fu segretario fino al 1908. Dopo aver ancora mancato nel 1895 l'elezione a deputato, rifiutò la candidatura offertagli due anni dopo, preferendo impegnarsi in diverse società e cooperative operaie. Nell'aprile 1901 concorse alla fondazione dell'Università popolare.
Nel biennio 1909-10, di fronte al predominio della corrente riformista, lo G. fu tra gli animatori dei Gruppi rivoluzionari intransigenti. Nel luglio 1910 sottoscrisse, insieme con C. Lazzari, E. Ciccotti, G.M. Serrati, G. Lerda e altri, un manifesto che, recuperando il programma originario del Congresso di Genova del 1892, propugnava l'abbandono di programmi di conciliazione sociale, l'indipendenza elettorale del Partito socialista e un'opposizione sistematica ai ministeri. Convinto che la fase di indebolimento del socialismo italiano potesse essere superata facendo rivivere gran parte della vecchia tradizione internazionalista e operaista, guardava all'unione delle forze operaie al di là dei confini del partito socialista e a un socialismo integrale che fosse sintesi dialettica delle varie scuole. "In effetti il dramma politico e morale di Gnocchi Viani fu e rimase sempre la ricerca travagliata, forse mai risolutiva, ma sempre affascinante, di una sintesi organica fra individuo e società, libertà e autorità, questione operaia e questione sociale, tendenze particolari e sollecitazioni integraliste" (L. Briguglio, Introduzione a O. Gnocchi Viani, Ricordi…, p. 16).
Morì a Milano l'8 genn. 1917.
Opere: Tradizioni storiche, Milano 1865; Il trovatello, ossia Dalla ruota alla guerra, Genova 1870; La Comune di Parigi e l'Internazionale, Piacenza 1874; Le tre Internazionali, Lodi 1875; Il collettivismo nel socialismo, Milano 1879; Il capitale borghese, ibid. 1879; In marcia!, ibid. 1879; I nostri contadini, ibid. 1879; Risposta di un socialista all'ultima enciclica di papa Leone XIII, ibid. 1879; Città e campagna, ibid. 1880; Il proletariato e noi, ibid. 1880; L'Internazionale nella Comune di Parigi, ibid. 1880; Il nostro ideale, ibid. 1882; La rivoluzione nei partiti, Ravenna 1884; Il Partito operaio italiano 1882-1885, Milano 1885; Il socialismo moderno, ibid. 1886; I partiti politici e il partito operaio, Alessandria 1888; Le Borse del lavoro, ibid. 1889; Il socialismo e le sue scuole, Milano 1892; Dal mazzinianesimo al socialismo, Colle Val d'Elsa 1893; Delle Camere del lavoro in Italia, Milano 1893 (con A. Cabrini); Le Camere del lavoro industriali e agricole, Cremona 1893 (con G. Garibotti); L'influenza economica della classe lavoratrice nei paesi civili, Firenze 1895; Evoluzione economica del proletariato, Genova 1896; Le peripezie delle Camere del lavoro, Torino 1897; Dieci anni di Camere del lavoro, Bologna 1899 (vedi pure Dieci anni di Camere del lavoro e altri scritti 1889-1899, con saggio introduttivo di P. Ferraris, Roma 1995); Il lavoro dei carcerati, Alessandria 1899; La ricerca della paternità, Milano 1900; Cooperazione di consumo, Valenza 1901; Casa di lavoro. Prima relazione, Milano 1902; Abbecedario dell'economia sociale, Venezia 1903; L'Umanitaria e la sua opera, Milano 1906; Coscienza nuova, ibid. 1909; Ricordi di un internazionalista, ibid. 1909 (nuova ed. a cura di L. Briguglio, Padova 1974); Febbri dell'anima, ibid. 1911; Il libro della morte, Lugano 1911; Lettere ad Andrea Costa, a cura di G. Bosio, in Movimento operaio, I (1949), pp. 41-46; Oltre la politica. Valori e istituzioni per una società nuova, antologia di scritti a cura di G. Angelini, Milano 1989.
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