ARMANNI, Osvaldo
Nato a Perugia il 3 ag. 1855, a 24 anni si recò a Roma, dove insegnò disegno all'Istituto "Leonardo da Vinci" e successivamente, dal 1907 al 1923, disegno d'ornato e d'architettura all'università. Allievo di G. Calderini, svolse contemporaneamente una attività di docente e di architetto nell'ambito di una cultura accademica ed eclettica. Ne sono testimonianza alcuni progetti e vari edifici; dei primi, lo studio di ricomposizione del tempio di Vulcano a Ostia, di un classicismo alquanto fantasioso, il progetto per la facciata del duomo di Arezzo, ideata secondo un generico gotico toscano, il disegno di completamento in stile quattrocentesco della porta urbica di S. Pietro in Perugia, o ancora la progettata restaurazione in forme palladiane del teatro Olimpico di Vicenza, rivelano nell'A. l'intento di armonizzare la nuova costruzione con l'ambiente, utilizzando con disinvolta abilità i vari stili, secondo i principi accademici allora diffusi. Tale eclettismo si nota anche nel progetto presentato al concorso per il monumento a Vittorio Emanuele II in Roma, e ancora nell'opera più significativa dell'A., la Sinagoga (1904), costruita in collaborazione con l'ingegnere Vincenzo Costa sull'area del vecchio ghetto romano. L'edificio ispirato vagamente all'architettura assiro-babilonese, risente del gusto liberty, temperato da una generica intonazione classicheggiante, sia all'esterno - che ha un liscio rivestimento di blocchi di travertino interrotti da colonnati culminanti nella cupola già rivestita di alluminio - sia all'interno, dove, nonostante l'esuberante decorazione ispirata a motivi greco-assiri, ad opera dei pittori Bruschi e Brugnoli, l'arca ricorda l'impianto degli altari barocchi romani. Alieno da ogni innovazione, attento soprattutto all'elemento tecnico della costruzione e a quello ambientale, l'A. perseguì, in tutta la sua opera, forme architettoniche di una moderata solennità, conforme agli ideali retorici e celebrativi dell'architettura ufficiale del tempo. Lo confermano le altre opere come l'oratorio israelitico in via Balbo in Roma, l'edificio per le scuole di Umbertide, l'orfanotrofio Truzzi in Genzano, la Camera di commercio di Foligno e i palazzi delle Poste che l'A. edificò a Perugia, a Mantova e a Reggio Calabria (1913-17). L'ultima opera, il Convitto nazionale "Principe di Napoli" per i figli orfani dei maestri in Assisi (1927), ispirato alle costruzioni medievali assisiati, conserva una lapide in memoria dell'architetto, morto a Roma il 3 genn. 1929.
Bibl.: O. Blustein, Storia degli ebrei in Roma, Roma 1920, p. 287; V. Fasolo, O. A.,in Annuario dell'Università di Roma, Roma 1929-30, pp. 431-33; A. Armanni, In memoria dell'architetto O. A.,Roma 1930; N. Spano, L'Università di Roma, Roma 1935, pp. 188, 256, 337; F. Sapori, Architettura in Roma 1901-50, Roma 1953, p. 34; Ceccarius, I cinquant'anni della Sinagoga, in Il Tempo, a. XI, n. 207, 27 luglio 1954, p. 5; Encicl. Ital., IV, p. 407.