OSTILIANO Messio Quinto, Gaio Valente (C. Valens Hostilianus Messius Quintus)
Secondo figlio dell'imperatore romano Decio, che nel 250 d. C., probabilmente verso il dicembre e dopo Erennio, lo nominò Cesare e poi, nel 251, lo fece, pare, conreggente col titolo di Augusto. Quando Decio ed Erennio partirono per la frontiera del Danubio, O. rimase a Roma. Quivi, alla notizia della morte dei Deci (giugno del 251), il Senato verosimilmente lo riconobbe come Augusto. Il successore di Decio, Treboniano Gallo, venne allora ad un accordo, adottando O. e accettandolo come suo collega nell'impero, senza però concedergli il pontificato massimo. O. morì di peste nel novembre, sembra, del 251 d. C.
Bibl.: P. de Rohden e H. Dessau, Prosopographia Imperii Romani, III, Berlino 1898, pp. 348-349; G. Costa, in De Ruggiero, Dizionario epigrafico, II, pp. 1493-96; Wittig, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, coll. 1261-1265, 1273-76, 1285-86. Cfr. O. Th. Schultz, Vom Prinzipat zum Dominat, Paderborn 1919, pp. 203-206, 239, 258; J. Vogt, Die alexandrinischen Münzen, I, Stoccarda 1924, pp. 198-200; A. Stein, in Archiv für Papyrusforschung, VII (1924), pp. 40-42, 50; F. S. Salisbury e H. Mattingly, in Journal of Roman Studies, XIV (1924), pp. 12-16, 22, 23; H. Mattingly, ibid., XX (1930), p. 88; E. Kornemann, Doppelprinzipat und Rerichsteilung in Imperium Romanum, Lipsia e Berlino 1930, pp. 99-101.