oste
Voce derivata dal latino hospitem, probabilmente attraverso il francese antico oste, usata nel Fiore e nel Detto. In Detto 312 E sì avrai ad oste / Folle-Larghezza mala, / che scioglierà la mala / e farà gran dispensa, ha il senso attuale di " colui che ospita ", " albergatore "; vi è ripresa l'immagine dell'allegorico " ostello " di Folle-Larghezza del Roman de la Rose: " En l'ostel de Fole Largece, / Qui si les apovreie e blece / Que puis peuent enviz guerir, / Tant leur set chier vendre e merir / Son servise e son ostelage / Qu'ele en prent si crüel paage / Qu'il leur couvient leur terres vendre / Ainz que tout le li puissent rendre " (vv. 10103 ss.).
Più energica è l'impronta francese in Fiore CLXIX 9 Ne non amar già oste trapassante; / però che mutan tante ostellerie / ch'aver non posson cuor fermo né stante, dove la parola è presa nel senso di " straniero ", " forestiero ", in conformità con Rose 13621 " Ne ne li chaille d'amer oste, / Car, ausinc come il met e oste / Son cors en divers herberjages " (si rilevi il gioco di parole " oste " " ostellerie ", che surroga l'equivocazione in rima del romanzo). Per questo secondo uso, i vocabolari non danno altre testimonianze.