POLENTA, Ostasio da
POLENTA, Ostasio da. – Nacque verosimilmente a Ravenna verso il 1283-84, figlio di Bernardino (morto nel 1313) e di Maddalena Malatesti.
Sposò in data imprecisata Lieta di Marchese Argogliosi (morta nel 1352), da cui ebbe otto figli: Caterina, che sposò Verterio Balbi; Pandolfo (morto nel 1347), che sposò Bartolomea Alidosi dei signori di Imola; Antonio; Giovanna (morta nel 1378), avviata alla vita monastica; Bernardino (morto nel 1359), che sposò in prime nozze Monaldesa Brunforte e in seconde nozze Maddalena Balbi; Samaritana (morta nel 1353), che sposò Stefano di Bertolo conte di Signa; Vitale e Lamberto (morto nel 1347).
Ostasio intraprese la carriera di magistrato itinerante nell’area romagnola, un fatto consueto per i da Polenta: fu capitano del Popolo a Cesena nel 1314, dove era podestà il cugino Guido Novello, assieme al quale il 9 novembre si trovò a fronteggiare l’attacco portato alla città dalle forze filopapali e ad abbandonare il campo. Alla morte dello zio Lamberto, nel 1316, ebbe per sé (in condominio con lo zio Bannino) il controllo di Cervia, mentre Guido Novello ebbe la supremazia su Ravenna; quindi ebbe la meglio con spietata determinazione nel quadro delle rivalità intrafamiliari.
Approfittando dell’assenza di Guido Novello, che prestava servizio a Bologna come capitano del Popolo e aveva lasciato al governo il fratello Rinaldo, arcivescovo eletto in attesa della conferma papale, la sera del 19 settembre 1322 annunciò a Rinaldo l’intenzione di recarsi l’indomani a caccia a cavallo e ne ottenne il consenso. All’alba Ostasio poté così chiedere le chiavi delle porte cittadine senza destare sospetto, facendo entrare in città gli armigeri dei conti di Cunio e dei Malatesti suoi alleati, con i quali raggiunse Rinaldo, subito ucciso. Guido Novello non riuscì più a rientrare a Ravenna, costretto all’esilio come il fratello Giovanni; il potere di Ostasio divenne del tutto incontrastato nel 1325, quando riuscì a far uccidere anche lo zio Bannino e l’altro cugino Guido. Una simile ferocia lasciò sicuramente uno strascico di sorde resistenze nell’ambiente ravennate; l’uccisione di Rinaldo segnò anche i rapporti con il clero locale e la Chiesa di Roma.
Nondimeno Ostasio si mosse con determinazione a consolidare un potere oramai signorile, che aveva oltrepassato la semplice occupazione delle cariche comunali, pur assumendo a volte la carica di podestà di Ravenna (nel 1324, 1326-27, 1336-39). Impose così nel 1327 la riforma degli statuti cittadini, facendovi inserire la sua elezione a «capitaneus et deffensor civitatis» per un decennio, con pieni poteri per la «custodia» della città e con la riserva per sé e per i suoi discendenti dei poteri di nomina e di conferma dei magistrati e di convocazione del Consiglio generale. Simili formulazioni furono in buona parte inserite, l’anno successivo, anche negli statuti di Cervia.
Di fronte alle effimere riprese di controllo del papato avignonese sulla provincia Romandiole, Ostasio oscillò fra posizioni di ossequio formale e di ribellione, soprattutto per il controverso controllo sulla produzione del sale di Cervia. Appoggiò così la rivolta contro il legato, il cardinale Bertrando del Poggetto, che nel 1328 gli tolse per breve tempo il controllo su Ravenna. Ostasio da Polenta si riavvicinò allora al potere papale: il 25 marzo 1329 in Bologna ricevette il perdono, ottenuto con concessioni su Cervia; il 22 agosto seguente gli fu condonata anche l’uccisione dei familiari. La tradizione avviata da Boccaccio vuole che allora Ostasio si sia adoperato con successo per sottrarre le spoglie di Dante Alighieri al rogo postumo cui Bertrando le aveva condannate per le posizioni espresse nel De Monarchia.
Anche nei periodi in cui rimase escluso da Ravenna, egli riuscì a far avanzare il controllo polentano nell’entroterra verso Bagnacavallo, Cotignola e Lugo, che contese ai Pepoli e a Bologna fino al 1338. Quando, il 14 aprile 1333, rimase coinvolto nella sconfitta subita delle forze di Bertrando del Poggetto a Ferrara e fu fatto prigioniero, il legato si adoperò per la sua liberazione, lo riconciliò con il nipote Lamberto e consentì loro di rientrare a Ravenna come «fideles Ecclesie»; tuttavia Ostasio appena tornato in città si ribellò di nuovo alla Chiesa e riprese il potere.
Dubbi persistono sulle notizie di tradizione erudita locale per cui egli avrebbe ottenuto una concessione di vicariato imperiale da parte di Ludovico il Bavaro nel 1340.
Ostasio da Polenta morì a Ravenna nel novembre 1346, mentre la città era percorsa da crescenti spinte antipolentane; con il suo testamento mirò soprattutto a cercare di garantire la sicura trasmissione ereditaria del potere, insignorendo i figli Bernardino e Pandolfo rispettivamente di Ravenna e Cervia.
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