CONTUCCI, Ossilio
Di questo autore, vissuto a cavallo tra il sec. XVI e XVII, non resta traccia biografica. La natura della sua opera, che lo apparenta per qualche aspetto a un filone di epica popolaresca e canterina, sembra escludere altri impegni nell'ambito di una letteratura colta.
Il solo contributo che esista si deve a un operoso erudito locale, Rornualdo Sassi, ma è contributo che verte sulle vicende storiche dal C. esposte in poesia e non, per assoluta mancanza di materiale documentario, sul C. stesso. Il Sassi (p. 166) esclude che il C. fosse fabrianese e lo collega come cliente alla famiglia Scacchi. Appunto a Florido Scacqhi (1583vivo ancora nel 1634)., capitano al servizio della S. Sede, è dedicato il poemetto che il C. pubblicò a Firenze nel 1619, l'Historia del cap. Battista Zobicchi da Fabriano. L'operetta è rarissima; pur estese ricerche non consentono di modificare i risultati del Sassi, che indica due soli esemplari superstiti: nella Biblioteca Vaticana (Ferratoli, IV, 330) e nell'archivio della famiglia Benigni-Olivieri di Fabriano. Il testo è stato ripubblicato dal Sassi (pp. 170-205): diviso in tre parti per complessive i 18 ottave, il poemetto narra le vicende dei moti popolari capeggiati dallo Zobicchi e da Tebaldo Guerrieri alla fine del 1519, conseguenti al sacco di Fabriano perpetrato il 23 sett. 1517 dalle truppe spagnole assoldate da Leone X. La rivolta venne stroncata e lo Zobicchi decapitato in Castel Sant'Angelo nel marzo 1520 (parlano della vicenda vari storici fabrianesi, e in particolare G. D. Scevolini, Dell'istorie di Fabriano, in G. Colucci, Antichità picene, XVII, Fermo 1792, pp. 124-31).
Nel racconto il C. segue come fonte principale, ma non unica, lo Scevolini. Il primo canto narra i disordini cittadini, dei quali si indica la causa non solo nel sacco spagnolo ma anche nella crudeltà dei "tiranni" incapaci di pietà per i poveri. Lo Zobicchi dunque - una volta introdotta nel giudizio la componente della pietà - appare eroe anche religioso, coi che si evita ogni pericolo di radicalismo eterodosso. L'eroe entra in scena, come protagonista (in I, 16 ss.), con un'orazione al popolo in cui la lode della libertà si fonda su una precisa distinzione del "Gran Pastor" della S. Chiesa dai "tiranni empi e felli" così, con l'adesione degli incerti, il potere dello Zobicchi si consolida. Il secondo canto descrive il concentramento delle forze ostili intorno a Fabriano, i preparativi della difesa e infine la battaglia, con le meravigliose prove dei Fabrianesi. Il terzo canto si apre con la rotta delle truppe del papa e col duello che vede lo Zobicchi vincitore sul capitano nemico: l'eroe cittadino rafforza così la sua preminenza, senonché Leone X, fingendo di perdonargli, lo persuade a venire a Roma. Dapprima si limita a una riprensione, ma poi converte la "clemenza" in "giustizia" e fa uccidere l'eroe; e qui il C. giustifica il comportamento del papa: "Perché il Prencipe può che 'l popol regge Fare e disfar, quanto a lui par, la legge" (III, 30), conclusione che illumina a sufficienza le convinzioni "politiche" dell'autore. Al di là peraltro di tale dichiarazione di principi (che in quel periodo e a quel livello di cultura appare ovvia), nel poemetto domina in modo assoluto quel sentimento filopatride municipale così largamente diffuso nella prima metà del Seicento, segnatamente nei domini periferici della Chiesa.
L'Historia non è esente da qualche velleità di canto solenne o da qualche raro stilema prelevato dalla letteratura epico-cavalleresca illustre, ma il suo carattere preminente è quello di una cronaca versificata con l'ingenuità di un cantastorie popolaresco che evoca il modesto epos locale senza rinunciare né all'iperbole eroica, né all'esperienza dei buonsenso popolano, né alla più trita quotidianità, né, infine, al rudimentale schematismo che all'arbitrio crudele degli esecutori locali contrappone l'idea di un potere centrale provvido e paterno, che comunque deve essere assolto dalle imputazioni di tradimento. L'autore è cosciente della propria indigenza stilistica (I, 1), che tuttavia, proprio in quanto tale, riesce significativa di un certo gusto popolare.
Bibl.: R. Sassi, Un raro poemetto del Seicento su la gesta di Battista Zobicco, in Studia picena, IX, (1933), pp. 165-212.