OSSETIA (A. T., 73-74)
Sotto questo nome si distinguono nell'U.R.S.S. le due provincie autonome dell'Ossetia Settentrionale (Severnaja Osetija avt. obl.) e dell'Ossetia Meridionale (Jugoosetinskaja avt. obl.), creata questa nel 1922 e inclusa nella repubblica georgiana, mentre la prima venne costituita nel 1924 e fa parte della regione (kraj) della Caucasia Settentrionale. L'una e l'altra repubblica occupano i due versanti del Caucaso centrale ed hanno perciò territorio prevalentemente di montagna, ciò che ebbe grande influenza sulla storia e sulle consuetudini degli Osseti.
La Russia iniziò la conquista del paese dopo il 1784, e nel 1802 essa era ormai completata. La costruzione della famosa strada militare, detta della Georgia, aperta nel 1864, dopo mezzo secolo di lavoro, attraverso la gola di Dariel, consolidò il dominio russo. La catena montuosa più importante del territorio osseta è la catena Bokovoj, di altitudine media superiore ai 3000 m.; la cima più elevata è l'Adaj-choch (4646 m.). Il clima è molto rigido durante l'inverno; l'umidità e le piogge sono più abbondanti nell'Ossetia Meridionale. I nevai e ghiacciai della zona d'alta montagna e le abbondanti piogge del versante meridionale alimentano le sorgenti d'una ricca rete idrografica; ma tutti i corsi d'acqua, affluenti del Terek, del Kuban′, del Rion e della Kura, hanno carattere torrentizio; interrotti da molte cascate, non possono servire neppure alla fluitazione del legname, ma in compenso potranno fornire una somma notevole d'energia idrica, e infatti una centrale elettrica è già stata costruita. Abbondante è la vegetazione forestale, che però si arresta dove predominano gli scisti cristallini; nella zona meno elevata prevalgono le querce, i frassini, i cedri e gli aceri, ai quali succedono le conifere; infine, si hanno i pascoli alpini, i quali occupano la maggior parte dell'Ossetia Meridionale. L'Ossetia Settentrionale ha una superficie di 6200 kmq. con una popolazione di 178.500 ab. (1933); centro amministrativo è Ordžonikidze (Vladikavkaz); la provincia è divisa in 5 rajony con 74 sovieti rurali (sel′ sovet). L'Ossetia Meridionale misura 3920 kmq. di superficie con una popolazione di 94.300 ab. (1931); centro amministrativo è Stalinir; la provincia è divisa in 4 rajony con 30 sovieti rurali e un centro abitato con rango di città. Gli Osseti raggiungono il 75% della popolazione; Grandi Russi e Ucraini costituiscono il 12% circa. Gli Osseti esercitano l'agricoltura, coltivando mais, frumento, patate, girasole, tabacco, piante da frutta e legumi; di gran lunga più importante è l'allevamento degli animali domestici, un tempo vanto degli Osseti; le guerre del passato e le fortunose vicende del periodo rivoluzionario hanno ridotto fortemente il patrimonio zootecnico. Le riserve minerali non sono utilizzate e l'industria ha carattere domestico. Oltre alla strada militare georgiana, vi è la grande strada per il colle di Mamison (2830 m.), aperta nel 1889. L'Ossetia Settentrionale è percorsa per un tratto dalla ferrovia transcaucasica, dalla quale si stacca una diramazione per Ordžonikidze.
Etnografia. - L'appartenenza etnica degli Osseti al gruppo iranico si rivela più particolarmente nella lingua e nella religione che, nonostante l'isolamento fra popoli di altra razza e di altra civiltà, hanno mantenuto tratti fondamentali della fisionomia originaria. La lingua presenta tratti peculiari comuni con gl'idiomi parlati nell'antichità nella Russia meridionale, che sono documentati soprattutto attraverso i nomi di persona delle iscrizioni greche di Tanaide, Panticapeo, Fanagoria, Olbia; tali concordanze consentono di considerare gli Osseti come l'unica popolazione superstite del vasto gruppo scito-sarmatico, che nell'antichità si estese in questi territorî: Φίδα, oss. occ. fida "pádre", iran. pitar-; Φούρτας, oss. furt "figlio", iran. puvra-; Σόρχακος, oss. surχ sarχag "rosso", iran. suχra-; Γώσακος, oss. occ. iχosag "buon uditore" gosun "udire", iran. gaoš-; Κάσαγος e Κάσακος, oss. käsag "che vede bene", iran. kas-; Λείμανος, oss. liman "caro, amico", av. fri-?υa-, a. ind. preman- "amore", ecc. In queste concordanze, che ci fanno apparire come una fase antica dell'osseto la lingua dell'elemento scitico nelle iscrizioni pontiche, si rivelano già tratti che conferiscono all'osseto un posto a sé nella dialettologia iranica: il passaggio di ir. p in spirante (Φίδας), la sua caduta dinanzi a r (Λείμανος), la continuazione di ϑυ come rt (Φούρτας), ecc. Questa fisionomia linguistica propria, già delineatasi nell'antichità, e il fatto che in epoca storica essi appaion0 separati dal grosso degl'Irani da antiche genti caucasiche, come. i Georgiani, e dagli Armeni, fanno ritenere che gli Osseti, da identificare con gli Osi delle cronache georgiane e gli Jasiy dei Russi, sono i discendenti degli Alani che risiedettero a E. del Mar Caspio e i quali sono alla loro volta da identificare con i Massageti delle fonti classiche. Si aggiunga che per alcuni notevoli tratti linguistici l'osseto si avvicina ai dialetti iranici orientali e particolarmente al sogdiano e al suo continuatore moderno, lo yaghnōbī. È molto probabile che a contatti con gli antichi Osseti siano dnvnti gli accatti iranici in slavo (bogü "dio" kurù "gallo" sabáka "cane", ecc.) e in ugro-finnico (finn. sata "cento" mag. szaz, mag. hezer "mille").
Che il territorio occupato dagli Osseti dovette essere assai più vasto dell'attuale è provato dal fatto che molto più a occidente nel territorio dei fiumi Čerek, Čegem, Baksan sino al monte El′brus e sino al corso superiore del Kuban′ si trovano termini geografici osseti: così oss. don "fiume" ricorre nei nomi di fiumi Saudon oss. saudon "fiume nero", γardon "fiume caldo", Xvasdon "fiume dell'erba"; oss. äfcäg "valico" nella forma fcik ricorre in šaufčik. oss. sau-äfcäg "passo nero", ziukifcik, oss. zin - äfc äg "passo difficile"; oss. dor "pietra" ricorre in nomi di monti, sturdor "grande pietra", arwidor "pietra del cielo", ecc. Inoltre nella toponomastica di questi territorî ricorrono frequentemente parole ossete come surχ "rosso", bor "giallo", ors "bianco", ecc.
Gli Osseti chiamano sé stessi Ir cioè "Arî", e la loro patria Iron cioè "Ariana" (anche Alani deriva da arya- con passaggio di ry in l). Il nome di Iron viene dato anche al dialetto principale in contrapposizione al dialetto chiamato digerico, di struttura più arcaica, parlato nella zona occidentale e nel bacino dell'Uruk. Le differenze sono di natura prevalentemente fonetica: dig. mud "miele", χed "ponte", yesun "prendere", χvarz "buono", iron mi???d, χīd, īsī???n, χorz; dig. kizgä "ragazza", γog "vacca", äwžestä "argento", insäi "venti", iron cizg, qūg, äwzīst, ssäj. I caratteri differenziali comuni a tutti e due i dialetti in confronto degli altri dialetti iranici si sono fortemente accentuati nel corso dei secoli per effetto dei contatti con popoli di altra lingua. Da rilevare è fra l'altro l'esistenza nel consonantismo di una serie di suoni caucasici (k', t', p', c' e č') dovuti all'influenza del georgiano. Anche il lessico ha subito grandi innovazioni sotto l'influenza dei contatti con popolazioni turche le quali hanno fornito parole - oltre che turche - arabe e persiane, e con le genti propriamente caucasiche.
La religione degli Osseti è il risultato di un singolare sincretismo di tre religioni, l'antico paganesimo, il cristianesimo, l''Islām, che sono venute a sovrapporsi. L'opera dei missionarî bizantini e georgiani riuscì a fare accogliere dagli Osseti il cristianesimo, ma le antiche credenze naturistiche penetrarono così profondamente la nuova fede, che, a ragione, Teodoro vescovo, nel sec. XIII diceva che gli Osseti sono cristiani soltanto di nome (Patr. Gr., CXL, col. 410, par. 24). Il nome dei santi in forma profondamente modificata appare dato a elementi e a forze della natura; chiese e monasteri sorgono in luoghi sacri dell'antico culto naturistico, santi e luoghi sacri si confondono in un medesimo concetto e portano il comune nome di dzwars; nelle feste e nei riti, fra cui importanti la celebrazione dell'inizio del nuovo anno e il servizio dei morti prevale il carattere naturistico originario. In seguito, sotto l'influenza dei vicini Tartari e Cabardini, gli Osseti si convertirono all''Islām o almeno ne accolsero alcune manifestazioni esteriori, come le abluzioni, l'osservanza del venerdì, il Ramadān e altre feste. Nel secolo XIX una più intensa propaganda da parte della Chiesa russa era riuscita a cancellare in parte lo strato islamico e ad avvicinare un po' più gli Osseti allo spirito, oltre che alle forme, del cristianesimo.
Gli Osseti si dividono in molte tribù, che dagli etnografi sono state enumerate in modo diverso; lungo il versante settentrionale le più note sono quelle dei Digor, degli Alaghir, dei Kurtat e dei Tagaur; mentre sul versante meridionale incontriamo i Tualt, nome generico usato dagli Osseti del Nord per indicare complessivamente i loro confratelli del versante meridionale. Oggi si calcola il numero degli Osseti a poco più di 200.000 anime.
Usano vestire come la maggior parte degli altri popoli del Caucaso, la cosiddetta "cerchessa" di stoffa nera e marrone scuro; il maggior lusso degli Osseti consiste nelle armi. Abitano casupole rozzamente costruite con un locale inferiore, adibito a stalla, e uno superiore, usato per abitazione; i tetti sono piatti e coperti di sassi e in legno sono pure le balconate. I villaggi sono sempre situati in luoghi inaccessibili e per il colore grigiastro si confondono facilmente con le pareti rocciose. Frequenti sono le torri, elevate a scopo difensivo.
Le donne, oltre che ai lavori domestici, attendono anche ai lavori campestri, mentre gli uomini si dedicano prevalentemente alla caccia e alla fabbricazione di utensili agricoli, bardature, armi, calzature, ecc. L'alimentazione degli Osseti è molto semplice: farinacei e carne di suino oppure di pecora. L'istruzione è ancora abbastanza arretrata.
Bibl.: Vsevolod Miller, Osetinskie etjudy, Mosca 1881-87; id., Die Sprache der Osseten, in Grundriss der iranischen Philologie: Anhang zum ersten Band, Strabsurgo 1903; Ossetisch-Russ-Deutsches Wörterbuch, a cura di A. Freiman, Leningrado, I, 1927; II, 1929; H. Hübschman, Etymologie u. Lautlehre der ossetischen Sprache, Strasburgo 1887; A. Christensen, Textes Ossètes, in D. Kgl. Danske Vidensk. Selsk. (Hist.-fil. Meddelelser, VI, i); M. Vasmer, Die Iranier in Südrussland, Lipsia 1923; E. H. Minns, in Encycl. of Rel. and Ethics, IX (1917), pp. 572-74.