Vedi OSIMO dell'anno: 1963 - 1996
OSIΜO (v. vol. V, p. 781)
Mentre alcuni contributi hanno ampliato le conoscenze relative alla storia della ricerca sull'antica O., recenti scavi ne hanno chiarito diversi importanti aspetti storico-topografici. L'anconetano Ciriaco de' Pizzicolli, agli inizî del '400, per primo trascriveva quattro epigrafi conservate in diversi luoghi della città. Negli anni successivi i lavori d'edilizia pubblica sconvolgevano il livello dell'antica area forense, determinando il rinvenimento di dieci basi, con epigrafi dedicate nella prima metà del II sec. d.C. a patroni della città, che, raccolte nell'atrio del palazzo comunale, costituirono il primo nucleo del Lapidario. Questo fu di continuo arricchito da nuovi rinvenimenti, registrati nelle successive compilazioni erudite che, per lo più inedite, furono utilizzate dal Mommsen nel IX volume del CIL.
Agli inizî del '600 per la prima volta si fa riferimento a otto statue acefale di calcare e di marmo, recuperate durante lavori nel sito corrispondente all'antica area forense e confluite nella locale raccolta di antichità.
Dal '700 al Lapidario confluirono alcune raccolte private della nobiltà locale (p.es. le collezioni Briganti-Bellini e Cesare Leopardi) mentre nel XIX sec. cominciò a essere vivo anche l'interesse per le testimonianze preistoriche, provenienti dalla valle del Musone.
Nella seconda metà dell'ottocento iniziarono le prime campagne di scavo; furono messe in luce numerose tombe in località Monte S. Pietro, a circa 4 km dal centro urbano, e una seconda necropoli lungo il pendio o del colle. Successivamente furono recuperati corredi funerari dalla necropoli di S. Filippo di O.; in località Vescovara si rinvennero sepolture databili all'Eneolitico e all'Età del Bronzo.
Solo a partire dal 1957 sono stati condotti saggi di scavo nell'area urbana, dove al di sotto del mercato coperto si è identificata l'area dell'abitato piceno. Nel luogo, in cui si colloca anche la successiva città romana, è stata individuata una complessa stratigrafia che comprende fino a dodici livelli, per un arco di tempo che vede il succedersi di tutte le fasi della civiltà picena. Non è documentato il recupero di materiali riferibili a strutture abitative, mentre si sono rinvenuti resti di intonaco relativi all'accentramento capannicolo suburbano di Monte S. Pietro. Nell'abitato di O., come anche in quello di Monte S. Pietro, è rappresentata una notevole tipologia di produzione vascolare locale, costituita da vasi d'impasto e buccheroidi con forme tipiche e ricorrenti nella civiltà picena. Nel lungo periodo di vita il centro non manca di associare alla produzione locale ceramica daunia, mentre successivamente si fa consistente l'importazione di vasellame attico.
Tra i vasi attici a figure nere si segnala uno skỳphos, proveniente dall'abitato piceno; una kỳlix, dalla necropoli, con uomo barbato e fanciullo, viene riferita al Pittore dello Splanchnòptes. Ceramica attica figurata è conservata anche nel locale museo civico: dall'abitato di O. proviene uno skỳphos a figure rosse molto frammentario con scena dionisiaca, databile alla fine del V sec. a.C., mentre un frammento di una presunta kỳlix a vernice nera lucente è stato rinvenuto a Monte S. Pietro. Dal sepolcreto dell'area Fornace Giardinieri, infine, si segnalano una kỳlix con medaglione a figure rosse, attribuita alla scuola del Pittore di Pentesilea o del Pittore di Calliope, e altre due kỳlikes a vernice nera lucente.
Queste attestazioni appaiono significative nel quadro dei più recenti studi sull'organizzazione e sulla distribuzione dell'insediamento piceno: a partire dalla fine del VI sec. a.C. si assiste al diffondersi di insediamenti sia nella zona subappenninica sia in quella costiera, in rapporto con l'attivarsi di una rotta di cabotaggio seguita da naviganti greci che risalivano l'Adriatico occidentale e di direttrici commerciali che dalla costa, seguendo le vie di fondovalle, raggiungevano attraverso i valichi appenninici il versante tirrenico. Auximum si colloca nell'immediato entroterra, in relazione al porto di Numana, in posizione dominante e lungo assi di traffico che risalgono la vallata del Musone (Misco) e del Potenza (Flosis), dove si attesta una serie ininterrotta di stanziamenti dalla costa ai valichi appenninici. La presenza di ceramica attica di V sec. rinvenuta nell'abitato piceno e nell'adiacente necropoli, nonché nell'abitato suburbano di Monte S. Pietro, documenta il ruolo assunto dal centro d'altura preromano in relazione al controllo della fascia costiera prospiciente e del flusso commerciale che risaliva la vallata. Materiali dell'Età del Ferro occasionalmente recuperati nel territorio circostante nelle località Fornace Giardinieri, Monte S. Pietro, S. Paterniano, Monticello dei Frati e Padiglione, sembrerebbero ipotizzare la preesistenza di un popolamento sparso che gravitava sul centro protourbano già nell'Età del Ferro finale e di tracciati viari protostorici. Due significative necropoli celtiche sono attestate nel settore o del territorio osimano, a poca distanza dal fiume Musone: S. Paolina di Filottrano sulla sponda destra e S. Filippo di O., sulla sponda opposta a nove chilometri dalla città.
Tra i materiali del sepolcreto piceno di O., rinvenuto nell'area della ex Fornace Giardinieri, si segnala un gruppo di frammenti di vasellame a vernice nera riferito alla classe delle ceramiche protocampana e campana, da collocarsi nell'arco di tempo che intercorre tra la metà del IV e la metà del III sec. a.C. Coppette tipologicamente analoghe sono state rinvenute in città nei lavori di ampliamento del mercato coperto e stanno a documentare le ultime fasi di vita dell'abitato protostorico, che giunge alle soglie della romanizzazione. I materiali relativi alla presenza romana nella zona vengono a sovrapporsi direttamente agli ultimi livelli dell'abitato piceno: in varî punti della città sono stati raccolti frammenti di ceramica a vernice nera della seconda metà del ΙΙΙ-inizî del I sec. a.C. La situazione riscontrabile per Auximum trova confronto in alcune città romane d'altura nella regione medioadriatica, dove con sempre più evidenza si documenta la sovrapposizione del popolamento romano agli ultimi livelli dell'abitato piceno.
Auximum è l'ultima delle colonie romane lungo la costa adriatica nel II sec. a.C., e fa seguito a Potentia e Pisaurum. Le fonti classiche sembrano attestare che la città era fortificata già nel 174. Riguardo ai resti monumentali, piuttosto consistente appare il tratto superstite delle antiche mura in opera quadrata, databili appunto al II sec. a.C., e l'esedra posta poco fuori la cinta urbana, con la quale si identifica la Fonte Magna menzionata da Procopio. Tracce della rete stradale antica sono ancora riconoscibili nell'impianto urbano medievale e moderno.
Nel territorio la dislocazione delle evidenze archeologiche d'epoca romana prospetta un'organizzazione produttiva legata a piccoli insediamenti rurali collegati con il centro urbano e spesso dislocati lungo le vie; si segnalano gli insediamenti rurali di Villa Egidi, Fornace Fagioli, Grugneto, S. Stefano, Montetorto, le necropoli a Case Bellini, Osteriola, la tomba a camera di Casenuove, il grosso complesso per la produzione dell'olio individuato sempre a Casenuove di Osimo. La frequenza e l'ubicazione degli insediamenti sembrano delineare numerosi percorsi viari minori di collegamento con i centri urbani viciniori.
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