OSCILLO (oscillum)
Termine latino senza un preciso corrispondente greco nel lessico - se non nell'uso - di etimologia controversa che indica genericamente le figurine, maschere e dischi votivi che si appendevano agli alberi sacri, più tardi anche all'architrave dei portici di edifici; il loro significato è in origine rituale e magico, poi forse soltanto decorativo. Nonostante le incertezze etimologiche, la storia dell'o. si può ricostruire in connessione con l'uso greco di appendere immagini nelle feste ateniesi delle αἰῶραι, in rapporto con i riti dionisiaci. Alle origini dell'o. stanno tanto le teste delle vittime sacrificate appese agli alberi, quanto le loro imitazioni figurate e le immagini divine che si facevano oscillare per trarne auspici per la fertilità di quei campi verso le cui immagini si fossero volte. Secondo altra interpretazione gli o. sono connessi con riti funerarî o sono inizialmente le sostituzioni di vittime umane per mezzo di riproduzioni plastiche in terracotta o in materia deperibile. Per quanto riguarda gli o. appesi agli edifici, essi devono mettersi in rapporto anche con i clipei votivi (v. scudo).
Nei riti orfici appendere l'o. agli alberi significava purificare l'aria. Un passo di Virgilio (Georg., ii, 389) distingue gli oscilla dalle maschere, ribadendo insieme l'origine dionisiaca della pratica. Ma nella documentazione monumentale spesso troviamo maschere usate come o. e o. con rappresentazione di maschere. In pitture pompeiane di paesaggio vediamo appese a colonne, a sacelli rustici e anche ad alberi protomi animalesche, dischi, campanelle e nastri. Tutti questi elementi si possono considerare in rapporto con gli oscilli. Altrove abbiamo la rappresentazione di un o. a rilievo, appeso al ramo di un albero presso un altare. Motivi analoghi appaiono nelle finte architetture delle pitture del cosiddetto III e IV stile. Clipei, ghirlande e nastri agli intercolumni sono anche nel mosaico della Casa del Poeta Tragico con scena relativa al dramma satiresco e in rilievi fittili su lastre del tipo Campana. Sono stati ricollocati al loro posto negli intercolumnî del peristilio in alcune case di Pompei e di Ercolano, per esempio nella Casa degli Amorini dorati a Pompei, dove ai dischi si alternano le maschere, e nella Casa del Rilievo di Oreste ad Ercolano. Gli o. di Pompei e di Ercolano generalmente sono adorni di maschere o protomi sileniche o figure di sileni e menadi in orgia. Essi hanno un comune aspetto formale e si ispirano per lo più al gusto neoattico. Notevole l'esemplare di Pompei con satiro che scoperchia la cista mistica e quelli di Ercolano con menade e sileno danzanti. O. e frammenti d'o. si sono ritrovati dovunque nel mondo romano. Un bellissimo esemplare con satiro seduto che contempla una maschera comica è al museo di Parma, proveniente dall'area della città ed è affine agli esemplari pompeiani, per quanto assai più tardo. Le raffigurazioni espresse sugli o. sono sempre relative al tiaso dionisiaco, il che porta ad una certa fissità e quasi obbligatorietà di motivi e di schemi. Esistono anche o. ovoidali, quadrangolari o a forma di pelta amazzonica. Taluni studiosi considerano nella categoria degli o. anche le lastre rettangolari marmoree con rilievi destinate, mediante un congegno a bilico, a chiudere piccoli depositi ricavati nello spessore della muratura o fori d'aereazione. Sono decorati con maschere isolate o gruppi di maschere, talora con sfondo paesistico.
Bibl.: J. A. Hild, in Dict. Ant., IV, p. 257 ss., s. v. Oscillum; W. Ehlers, in Pauly-Wissowa, XVIII, I, 1939, cc. 1567-78, s. v. Oscilla.