SACCOROTTI, Oscar
– Nacque a Roma il 14 maggio 1898 (Il laboratorio fantastico..., 1994, p. 224), terzogenito di Alfredo, impiegato del ministero delle Finanze, e di Silvia Centenari, maestra.
La sua infanzia fu segnata dai continui cambi di residenza dovuti agli impegni professionali del padre. Nel 1901 con la famiglia si trasferì a Siena, e poi, nel 1903, a Vicenza; infine si stabilì a Udine, dove, compiuti gli studi elementari, iniziò l’apprendistato come imbianchino-decoratore presso la bottega di Leo Basaldella (padre di Afro, Mirko e Dino).
Nel settembre del 1911 suo padre morì improvvisamente per le complicanze di una broncopolmonite. Nel 1914, con la madre e gli otto fratelli, andò a vivere a Genova, a Borgoratti. Nello stesso anno, insieme al fratello maggiore, Fausto, iniziò a collaborare come decoratore alle dipendenze dell’architetto Enzo Bifoli, che gli commissionò la realizzazione di un fregio (una Processione di cammelli) nella torre di Galata, edificata per l’Esposizione internazionale di marina e igiene marinara.
Diciottenne, fu chiamato alle armi: dapprima raggiunse il reparto di fanteria stanziato a Piossasco e in seguito, nel 1917, fu ammesso alla scuola di aeronautica di Foggia.
Finita la guerra, e ottenuto il congedo definitivo, nel 1920 fece ritorno a Genova e andò ad abitare con il fratello Fausto, con il quale avviò un laboratorio-negozio per la fabbricazione di giocattoli in legno dipinto (tra cui piccoli aeroplani, assemblati con assicelle di legno e piume d’uccello, che brevettò soltanto nel 1950). Nello stesso periodo iniziò a dedicarsi alla pittura da cavalletto e strinse rapporti di profonda amicizia con lo scultore Francesco Messina e con il poeta-critico Adriano Grande. Quest’ultimo gli fece conoscere Eugenio Montale e lo mise in contatto con l’ambiente artistico milanese.
Nel 1926 presentò per la prima volta in pubblico un suo dipinto (Sull’acqua: porto di Genova) alla I Mostra d’arte marinara di Roma. Nel 1927 prese parte alla LXXV Esposizione della Società di belle arti di Genova (Bimbi; Mattino d’argento: ritratto) e in dicembre allestì la prima personale presso la galleria L’Esame di Milano (divenuta in seguito galleria Milano). Nel 1929 collaborò con l’architetto Mario Labò e con Arturo Martini alla ristrutturazione della trattoria dell’Abbondanza di Genova, affrescandone il soffitto; in marzo tornò a esporre nel capoluogo meneghino, partecipando alla II Mostra del Novecento italiano (Bimba in tram, ripr. in Oscar Saccorotti, 1988, p. 32; Pesci, Genova, collezione privata) e proponendo presso la galleria Milano una personale con l’introduzione in catalogo firmata dal poeta Camillo Sbarbaro. L’anno seguente, sempre su incarico di Labò, portò a termine le decorazioni murali all’interno del caffè del teatro Carlo Felice di Genova.
Contemporaneamente fu assunto a Genova dalla ditta DIANA (Decorazioni Industriali Artistiche Nuovi Arredamenti) come disegnatore di mobili, ceramiche e tessuti per l’arredamento, incarico che mantenne fino al 1931; inoltre ideò tappeti e arazzi per la MITA (Manifattura Italiana Tappeti Artistici) di Nervi.
Nel corso degli anni Trenta e fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale condusse un’intensa attività sia di ricerca espressiva sia espositiva, conoscendo un notevole successo collezionistico.
Nel 1930 inviò un ritratto (Signora bionda) alla XVII Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia. Nel 1931, a Genova, propose una personale alla galleria Valle e quattro dipinti (Colori marini, La signora Eva, Paesaggio marino, Uliveto) alla II Mostra d’arte del sindacato regionale fascista di belle arti della Liguria. Nel 1932 fu ammesso alla XVIII Biennale di Venezia (Uccelli, Pesci, Fiori, Il figlio del giardiniere), e tornò alla rassegna lagunare nell’edizione del 1934 (XIX Biennale) con quattro dipinti (Pescivendole della foce, Il giardino al mare, Fiori, Beccaccia) e nella successiva, del 1936 (XX Biennale), con tre quadri (Giovinetta allo specchio, Primavera, Fiori).
Altre tappe significative dell’attività espositiva condotta da Saccorotti in quegli anni furono la Mostra d’arte italiana a Vienna nel 1933 (Anatre appese); la II Quadriennale nazionale d’arte di Roma, del 1935 (Paesaggio, Natura morta, Uccelli); la Mostra d’arte italiana moderna e contemporanea di Berlino nel 1937 (Natura morta, Ritratto di donna, Composizione); la III Quadriennale romana, del 1939 (Fiori, Uccelli, Silvana, Paesaggio). Nel 1938 l’artista allestì una personale alla galleria Vitelli di Genova, e nella stessa città gli venne commissionato il mosaico per il cinema Grattacielo (terminato nel 1940).
Il decennio successivo si aprì con la personale riservatagli dalla XXII Biennale internazionale d’arte di Venezia (1940) e proseguì con l’ammissione di un’opera (Figura seduta) alla XXIII edizione della rassegna lagunare del 1942 e con l’invito alla IV Quadriennale nazionale d’arte di Roma, del 1943 (Natura morta, Il muratore).
Tra il 1940 e il 1946 l’autore indirizzò la sua attenzione anche verso le tecniche incisorie: nel 1940 realizzò la prima acquaforte, Nudo di donna (ripr. in Oscar Saccorotti, 1988, p. 112), e nel 1944 incise altre lastre nelle quali, attraverso una maniera sintetica e immediata, contraddistinta da pochi e rapidi segni atti a definire le forme, raffigurò soggetti marini (La gritta, Fondo marino) o brani di paesaggio (L’albero di fico, Il mattino lungo il torrente), mentre con il foglio Tordella del 1946 (ripr. in Oscar Saccorotti..., 1984, p. 7) trattò il tema ornitologico, che contraddistinse tutta la sua ricerca.
Nell’immediato dopoguerra Saccorotti allestì una personale presso la galleria Ranzini di Genova (1946), cui fece seguito quella alla milanese galleria Gussoni del 1948. Sempre nel 1948 partecipò alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma (Astice) e fu invitato alla XXIV Biennale di Venezia (Beccaccia e starna, Ritratto di bambina).
Superati i modi tardosecessionisti, evidenti nelle serie di nature morte e ritratti riferibili ai primi anni Venti (cfr. Natura morta con zucca, peperoni e brocca, 1923, e Ritratto di Clara, entrambi ripr. in Il laboratorio fantastico..., 1994, pp. 57 s.), Saccorotti, rifuggendo gli accenti più retorici, virò la sua maniera verso l’estetica novecentista, declinata nelle chiare semplificazioni dei volumi e nei solidi effetti plastico-luministici delle raffigurazioni (Mattino d’argento: ritratto, 1927, ripr. in Oscar Saccorotti, 1988, p. 64; Villa Donghi, 1929, ibid., p. 37). Nel corso degli anni Trenta sviluppò uno stile più personale, impostato sul segno nitido che definisce l’essenziale fisionomia degli oggetti, senza scadere nella pedissequa descrizione naturalistica, e su una sobria tessitura cromatica con prevalenza di toni tenui. Attratto dalla sottile elegia del quotidiano, incentrò la sua ricerca espressiva in tematiche inerenti ad alcuni aspetti della natura. I soggetti più ricorrenti della sua produzione divennero i paesaggi, quelli liguri soprattutto (Marina: il lido, 1937, ripr. ibid., p. 56), le nature morte, nelle classiche varianti del mazzo di fiori e delle composizioni con frutta, pesci o selvaggina (Fiori, 1939, ripr. ibid., p. 61), e le raffigurazioni degli uccelli (Morte della beccaccia, 1947, ripr. ibid., p. 65).
Tra il 1949 e il 1951 decise di compiere alcuni viaggi in Europa per visitare mostre e musei: soggiornò a Parigi e poi si recò in Provenza, in Spagna e in Portogallo. Nel 1953 allestì una personale a Bruxelles, presso la galleria Ex-libris. Nel 1959 fu invitato alla VIII Quadriennale nazionale d’arte di Roma (Fiori, Raccoglitrice di mirtilli).
Rimasto sostanzialmente estraneo agli sviluppi dell’arte italiana del dopoguerra, continuò a indagare la realtà attraverso la lente del naturalismo lirico connaturato alla sua maniera.
Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta riprese un’intensa operosità nel settore della decorazione d’interni e delle arti applicate: realizzò vasi e oggetti in ceramica (Formella con s. Giorgio e il drago, 1960, ripr. in Il laboratorio fantastico..., 1994, p. 215) e, inoltre, progettò motivi per tessuti e complementi d’arredo per conto della MITA (cartoni per tessuti per arredamento, 1951-58, ripr. ibid., p. 211).
Il 25 agosto 1960 sposò Raffaella Solari, alla quale era legato sin dal 1949. Nel 1962 visitò Vienna, Salisburgo e Monaco di Baviera, mentre nel 1963 si recò in Normandia. Nel 1966 progettò i pannelli in ceramica policroma destinati a decorare la sala da gioco della nave da crociera Eugenia Costa (oggi smantellata). Nel 1967, anno in cui fu invitato a esporre opere dei primi anni Trenta (Controluce, Fiori, Giardino sotto la neve, Composizione con frutta) alla rassegna fiorentina «Arte moderna in Italia 1915-1935», tornò, dopo una ventennale interruzione, a incidere all’acquaforte (Paesaggio di Albaro e Serre sotto la neve, entrambi ripr. in Oscar Saccorotti..., 1984, pp. 10 s.) e praticò tale tecnica con assidua frequenza per il resto della vita.
Nelle incisioni riprese i soggetti tipici della sua produzione pittorica, specie quelli ornitologici e paesaggistici (Beccaccia, 1977, ripr. ibid., p. 59; Uliveto in Liguria, 1978, ripr. ibid., p. 67), sviluppando un linguaggio più analitico e descrittivo rispetto alle prove grafiche degli anni Quaranta.
La presenza di sue opere alle mostre collettive divenne sempre più sporadica: escludendo la partecipazione alla IX Quadriennale romana, del 1965 (Fiori di prato, Mietta, Uccelli palustri, Richiami, Natura morta), gli impegni espositivi di Saccorotti negli anni Sessanta e Settanta furono soltanto personali (alla galleria Sant’Andrea di Savona nel 1964, nel 1966, nel 1972 e nel 1974; presso la galleria Gussoni di Milano nel 1967; alla galleria Quadreria del vicolo di Genova nel 1969; alla galleria Dedalo di Savona nel 1977).
Nel 1976 acquistò una casa (da lui denominata Il Pettirosso) sulla collina di Megli, nei pressi di Recco (Genova), dove si ritirò per proseguire la sua solitaria e intimista ricerca espressiva.
Due importanti antologiche gli furono dedicate nel 1978 dalla galleria Rotta di Genova e nel 1984, per l’intera opera grafica, dal Museo civico di Spotorno.
Morì a Recco il 16 maggio 1986.
Fonti e Bibl.: Arte moderna in Italia, 1915-1935 (catal.), presentazione di C.L. Ragghianti, Firenze 1967, p. 241; M. De Micheli, O. S., Savona 1973; O. S. L’opera grafica 1940-1984 (catal., Spotorno), a cura di G. Bruno, Genova 1984; C. Olcese, Le arti applicate, in Genova. Il Novecento (catal.), a cura di G. Marcenaro, Genova 1986, pp. 434-443; O. S., a cura di G. Bruno (catal., Genova-Milano), Genova 1988; O. S.: l’opera incisa, in Quaderni del Museo. Accademia Ligustica di belle arti, 1989, n. 11; Omaggio a O. S. (catal.), presentazione di R. Carrieri, Genova 1991; Il laboratorio fantastico di O. S. (catal.), a cura di G. Giubbini, Genova 1994; M. Leonetti Luparini, Un’esperienza nelle arti applicate a Genova: Fausto e O. S., in Quaderni del Museo. Accademia Ligustica di belle arti, 1995, n. 17; O. S. Pittore della famiglia dei poeti. Atti della Giornata di studio... 1998, Genova 1999; L’universo artistico di O. S. Dipinti, incisioni, arti decorative (catal.), a cura di M. Fochessati - G. Franzone, Genova 2016.