SCAMMACCA (Scamacca, Scammaca, Scamaca), Ortensio
Poeta tragico, nato a Lentini, di nobile famiglia, nel 1562. Entrato nella compagnia di Gesù (1582), trascorse la lunga sua vita a Palermo, dove morì nel 1648. Lasciò ben 45 tragedie, morali e sacre (edite in 14 volumi fra il 1632 e il 1648), dalle quali ebbe fama protrattasi financo nel sec. XVIII. Oggi, di fronte alla mediocrità dell'ingegno che esse attestano, non gli si può dare altra lode che quella di un'eccezionale fecondità.
Pur serbandosi ossequiente ai canoni del teatro cosiddetto "gesuitico", che considerava la tragedia come strumento d'educazione morale e religiosa, anzi addirittura come arma contro l'eresia e la miscredenza, si permise qualche libertà, come quella di assumere a protagonista una donna. Per i soggetti si valse non solo dell'Antico Testamento e delle leggende dei santi della sua isola (Giuseppe venduto, Rosalia, S. Agata), ma anche dalla tradizione popolare (Amira, Boemondo, Matteo di Termine) o addirittura della storia moderna (Consalvo, trilogia su Tommaso Moro). La varietà è tuttavia piuttosto esteriore, poiché tutti i suoi drammi, compresi quelli che per la materia e per l'intervento del soprannaturale cristiano farebbero pensare alla sacra rappresentazione, ubbidiscono freddamente alle regole della poetica classica che lo S. desunse non solo da Aristotele, ma anche da Sofocle e da Euripide, a lui ben noti, avendone tradotto o parafrasato parecchie tragedie.
Bibl.: F. S. Quadrio, Storia e ragione d'ogni poesia, Milano 1743, III, pagine 87-88; L. Natoli, H. S. e le sue tragedie, Palermo 1885; E. Bertana, La tragedia (Storia dei generi letterarî), Milano s. a., pp. 178-188.